LUIGI DI MAIO NELLA REDAZIONE DEL FATTO CON MARCO TRAVAGLIO
Marco Travaglio nel suo editoriale sul Fatto quotidiano decreta la fine di Luigi Di Maio. "Quand'era vivo Gianroberto Casaleggio, era lui insieme all' allora capo politico Beppe Grillo ad assumersi la responsabilità di concedere o negare il simbolo alle liste dei meetup nelle regioni e nei comuni al voto: quando i meetup litigavano o non erano pronti o non trovavano candidati all'altezza, diceva no e morta lì".
Ma adesso, continua Travaglio, "Di Maio è talmente debole che affida la decisione agli iscritti, anche se tutti i volti più noti del M5S - da lui a Fico, da Di Battista a Taverna, da Bugani a Patuanelli, da Fraccaro a Bonafede - concordavano sull'idea di saltare un giro nelle due regioni".
LUIGI DI MAIO MARCO TRAVAGLIO GIUSEPPE CONTE
Sbagliato poi il modo in cui si è deciso di consultare la base: "L'annuncio è arrivato a sorpresa l'altroieri e non è stato minimamente preparato. Nessuno ha spiegato agl'iscritti i motivi di quell'opzione: la carenza di candidati nuovi (a parte i consiglieri regionali a caccia di secondo mandato); la necessità di una profonda (ri)organizzazione non solo al vertice ma anche alla base, sui territori, dopo l'esaurirsi della spinta dei meetup; la priorità - almeno in Emilia Romagna - di non danneggiare inutilmente Stefano Bonaccini". E il risultato è stato che "gli iscritti si sono ritrovati a votare al buio e, com'era prevedibile, ha prevalso il patriottismo di partito" e così "i 5Stelle si sono sparati un'altra volta nei piedi, come da copione".
beppe grillo con gianroberto e davide casaleggio
Insomma, conclude Travaglio, "un caso di suicidio assistito". La linea Di Maio "è stata platealmente sconfessata dalla base. E, anche se era quella di tutto il vertice M5S , a uscirne vieppiù indebolito sarà solo lui".