Giulia Cerasoli per “Chi”
GIULIA CERASOLI E FRANCO TATO
Un giorno, quando selezionavo il personale in Olivetti, mi si presentò una ragazza di una bellezza conturbante per un posto di segretaria. Appena entrata nel mio ufficio si sedette accavallando le gambe. Severo, le chiesi: “Bene, mi dica che cosa sa fare”. E lei: “ Perché, non si vede?”. Un’altra volta invece si presentò un super laureato in Fisica. Ottimi voti, grandi capacità, interessi... Pensai di aver selezionato un vero genio. Beh, finito il colloquio, il genio si alzò infilandosi direttamente nell’armadio, invece di uscire dalla porta dell’ufficio...».
Kaiser Franz (al secolo Franco Tatò) - uno dei top manager più famosi, filosofo, scrittore, germanista, celebre per aver risanato decine di aziende tra cui Olivetti, Mondadori, Enel, Enciclopedia Treccani e per aver licenziato, pur stimandolo, uno come Urbano Cairo - ha compiuto 90 anni (il 12 agosto) e si racconta. Al suo compleanno, con gli amici più cari e la sua famiglia, tutti raccolti nella masseria che possiede vicino a Fasano (Brindisi), in Puglia, ha voluto solo noi di “Chi”. E ha deciso di raccontarci particolari della sua vita da romanzo che non ha mai svelato a nessuno.
FRANCO TATO CON MARIOLINA CASTELLANETA
Domanda. Partiamo dall’inizio: l’infanzia.
Risposta. «Poverissima. Papà era un militare, mamma faceva la sarta. A casa non avevamo il telefono né il bagno. Papà era di Barletta e mamma di Lodi. Abitavamo a Torino, fare la spesa a volte per mia madre era un problema. Al posto della carne ci rifilava il sanguinaccio chiamandolo fegato sterilizzato. Ma da questa famiglia ho imparato che nella vita bisogna darsi da fare. Educazione sabauda».
D. E lei ha cominciato subito. È riuscito a laurearsi nelle migliori università con una sola borsa di studio e lavava i piatti per mantenersi.
FRANCO TATO
R. «Al Collegio Ghislieri di Pavia si entrava solo per concorso. Un orgoglio farne parte. Anche lo scrittore ed editore Gian Arturo Ferrari è fra gli ex alunni che incontro spesso. Negli Stati Uniti per mantenermi ho fatto il lavapiatti, ho pulito le scale e servito a tavola. Cose da cui ho imparato tanto, come quando sono entrato in Olivetti come operaio, nonostante la laurea in Filosofia e le borse di studio ad Harvard».
D. Poi ha fatto carriera. Ed è diventato anche un po’ cattivo. Talmente temuto come tagliatore di teste che è rimasta celebre la frase di Silvio Berlusconi, che in Mondadori confessò di camminare rasente i muri nel timore di incontrarla e che considerasse anche lui “un costo da abbattere”.
SONIA RAULE - FRANCO TATO E LA FIGLIA CAROLINA
R. «Non sono mai stato cattivo. Ho sempre applicato la regola del cancelliere Bismarck del “rigore compassionevole”. Non si risanano le aziende licenziando, ma adeguando le risorse e aumentando la produttività. A volte ho dovuto ridurre il personale, come all’Enel, ma non ho avuto un’ora di sciopero. Berlusconi però aveva ragione! In Mondadori il risanamento più veloce della mia vita».
D. A proposito di Mondadori: perché ha licenziato Urbano Cairo?
R. «Ho dovuto farlo anche se lo stimo. Berlusconi me lo ha chiesto perché Cairo lavorava per se stesso invece che per la Mondadori, infatti con la buonuscita s’è fatto la sua azienda. Non me l’ha mai perdonato però».
D. Chi licenzierebbe oggi?
R. «Un bel po’ di persone. Ma terrei di certo Mario Draghi. Ho sentito il dibattito al Senato dopo il suo discorso e mi sono vergognato».
D. Cambiamo argomento: Tatò e le donne.
FRANCO TATO
R. «Da ragazzo ero sfortunatissimo. Non mi sono mai sentito attraente. Non mi filava nessuno e non avevo nemmeno la disponibilità per far colpo. Poi la mia prima moglie si innamorò di me e lasciò il lavoro per seguirmi in giro per il mondo. Ancora adesso ci sentiamo spesso e ci vogliamo bene».
D. Da lei ha avuto due figli. Poi il matrimonio è finito.
R. «Mia moglie era giustamente stanca di seguirmi ovunque e superati i 60 anni mi prospettò una sorta di pensionamento anticipato. Per vivere in maniera più tranquilla. Di fronte alla prospettiva dei giardinetti o della crociera per pensionati benestanti ho reagito. Volevo continuare a lavorare, avevo altre sfide davanti e ancora molta energia da spendere per le aziende, mi sono ribellato al suo progetto, lo confesso».
FRANCO TATO CON LA SUA FAMIGLIA ALLARGATA
D. Poi ha conosciuto la sua seconda moglie, Sonia.
R. «Avevo 64 anni e Sonia 30 di meno. Ho dovuto superare barriere morali ed etiche molto impegnative, cambiare la mia vita. Ho capito che però non avrei potuto condurre una doppia vita (e lei non avrebbe mai accettato). Percepivo che era una cosa seria, un amore profondo. Quindi ho fatto la mia scelta. Sofferta, ma con una spinta travolgente».
franco tatò
D. Lei è un eterno primo della classe?
R. «Macché. Per un periodo della mia vita sono stato insicuro, con un’autostima traballante. Sono una persona modesta, senza esplosioni di autoritarismo. Ho scoperto solo lavorando di avere un talento da manager. A scuola studiavo tanto perché non ero mai sicuro di essere promosso».
D. Qual è la persona che l’ha influenzata maggiormente?
R. «Il mio allenatore di rugby, l’ingegner Ardizzone. Ci educava con il credo del rugbista: “Andare avanti, placcare l’avversario e sostenere il compagno”».
D. Carolina, la sua figlia ventenne, studia a Londra, ha una ciocca viola tra i capelli e lancerà una linea di pasti vegani. Che rapporto ha con lei?
R. «È la mia fotocopia. Serissima. Ha carattere e dedizione. Ha lavorato sodo a Londra e si è pure divertita. Parliamo molto. Una ragazza matura».
berlusconi franco tatò a telecamere
D. È vero che a 90 anni si è scoperto poeta?
R. «Su consiglio dell’analista, entusiasta dei miei versi, ho cominciato a scrivere poesie. Ho scritto quattro saggi tra Economia e Filosofia, ma ho scoperto che la poesia letta ad alta voce nel cielo della Puglia aiuta a vivere».
franco tato