1 - ECSTASY E ANFETAMINE, ALCOL E SPETTACOLI PORNO CON MINORENNI
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Il Cocoricò chiude oggi, per quattro mesi. Lo stop di 120 giorni per la discoteca culto di Riccione è stato disposto dal questore di Rimini Maurizio Improta, in base all’articolo 100 del Tulp, il Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. Il provvedimento, deciso dopo la morte di Lamberto Lucaccioni, il sedicenne di Città di Castello scomparso dopo una overdose di ecstasy mentre stava ballando nella pista del locale, è stato notificato ieri mattina all’alba mentre il club si stava svuotando.
«È un provvedimento esemplare e importante, così come avevamo auspicato: da oggi deve partire una riflessione adeguata con le forze politiche e con i gestori», ha detto il sindaco di Riccione, Renata Rosi. Più amara la considerazione del legale del Gruppo Cocoricò, Alessandro Catrani: «È una sanzione enorme. Ferma restando la stima mia personale e dei miei assistiti verso le istituzioni e verso il signor questore di Rimini, siamo sinceramente sorpresi per l’entità enorme della sanzione, giunta al termine di un lungo linciaggio mediatico senza precedenti» .
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2 - «UNA CENTRALE DI DROGA E SESSO» PERCHÉ È STATO CHIUSO IL COCORICÒ
Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”
Tre ragazzi morti, sette ricoverati in coma, uno sottoposto a trapianto di fegato. Al Cocoricò ci si diverte così. Sballati fino a perdere i sensi, a volte addirittura la vita. Storditi da ecstasy e anfetamine mescolati ai superalcolici. Ragazzi, spesso anche minorenni, che si drogano, fumano, partecipano a spettacoli porno. Senza bisogno di andare in giro, perché tutto quello che cercano lo trovano nel locale della riviera romagnola, dove i pusher si mescolano ai clienti che spesso si trasformano poi in spacciatori.
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SIMBOLO DI ECCESSI
La relazione del questore di Rimini Maurizio Improta che ha disposto la chiusura della discoteca per quattro mesi, descrive nei dettagli quello che sembra un vero e proprio girone infernale.
La conclusione è netta: «I fatti dimostrano in maniera ineluttabile come il Cocoricò sia divenuto nel tempo un punto di riferimento per persone pericolose, orbitanti nell’ambiente dello spaccio e del consumo smodato — ovvero dell’abuso — di sostanze stupefacenti e psicotrope con gravi e ricorrenti ripercussioni, oltre che per l’ordine e la sicurezza pubblica, anche e soprattutto per la salute e l’incolumità dei giovani frequentatori.
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Il locale è ormai percepito e incontestabilmente considerato negli ambienti e circuiti reali e virtuali del mondo giovanile, un simbolo degli eccessi, un luogo dove è ammissibile abbandonarsi a forme estreme e incontrollate di divertimento che portano i giovani avventori a perdere il contatto con la realtà e a non percepire più i segnali di allarme del proprio organismo». La prima volta accade il 20 dicembre 2004.
Gli operatori del 118 entrano nella discoteca e trovano un giovane privo di sensi che ha preso diverse pasticche. Provano a rianimarlo, non ci riescono. Lo trasferiscono al Pronto soccorso, ma è inutile, muore poche ore dopo senza mai riprendere conoscenza. «Decesso da metanfetamine», stabilisce l’autopsia.
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Succede di nuovo il 2 gennaio 2014. Un napoletano di 32 anni viene trovato cadavere nella stanza dell’hotel Miramare di Rimini. «Le indagini dei carabinieri — è scritto nella relazione che dispone la chiusura del Cocoricò — attribuiscono il decesso ad arresto cardiocircolatorio che è risultato essere stato provocato dall’abuso di una mistura letale di alcol e droga ingerita durante la serata precedente trascorsa con gli amici al Cocoricò ».
La nuova tragedia avviene il 19 luglio scorso quando Lamberto Lucaccioni, 16 anni, sviene mentre sta ballando. Lo trasferiscono con l’ambulanza all’ospedale di Riccione ma anche per lui non c’è nulla da fare. Muore poche ore dopo. Il cuore non regge all’abuso di metanfetamine. L’indagine accerta che «si è procurato la sostanza stupefacente in due distinte occasioni: la prima a Città di Castello, dove abita, e la seconda al Cocoricò dallo stesso fornitore. E ciò dimostra che pur avendo a disposizione le pasticche da giorni, abbia preferito consumarla in uno “spazio emotivo” ben definito perché nella sua concezione di divertimento le serate organizzate nel locale rappresentano il luogo “perfetto” dove assumerla».
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COMA E TRAPIANTI
Il 27 novembre 2011 un ragazzo finisce in coma e per salvarlo i medici gli trapiantano il fegato. Pochi mesi dopo, nell’estate del 2012, ci sono ben tre giovani trasportati in rianimazione. Altri due episodi vengono denunciati nel 2013. Evidenzia il questore: «Presso la discoteca risulta attivato, a richiesta dei gestori, un presidio di soccorso sanitario garantito dalla società “Croce Azzurra” operativo dal 2013 specialmente nel fine settimana o soltanto durante taluni eventi organizzati da mezzanotte alle 5.
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Il presidio, composto da un tecnico d’emergenza e un infermiere professionale, con ambulanza, interviene sia all’interno, sia all’esterno del locale. Il servizio non ha predisposto un sistema di tracciamento sulle prestazioni erogate e sulle generalità delle persone assistite, ma nel 2014 ha documentato 14 interventi che hanno richiesto il trasporto del paziente in ospedale di Riccione per abuso etilico, traumi o lesioni personali derivanti da terzi».
L’ATTRAZIONE PORNO
C’è la droga, ci sono gli alcolici venduti anche a chi ha meno di 18 anni. E poi c’è il sesso. Il 12 maggio 2014 ai gestori del Cocoricò viene notificata una diffida «per aver organizzato nella discoteca “spettacoli teatrali” contrari al buon costume cui hanno potuto assistere avventori minorenni (ammessi in sala nonostante l’espresso divieto contenuto nella licenza), realizzati mediante l’esibizione di figuranti e artisti completamente nudi, collocati a coppie ai lati di alcuni portali attraverso i quali i frequentatori erano costretti a passare per poter accedere in sala e senza poter evitare di strisciare sui loro corpi».
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Non succede nulla e il 12 agosto dello stesso anno scatta un nuovo provvedimento che sollecita i gestori a «interrompere gli spettacoli osceni». Anche questa volta il risultato non arriva, ma evidentemente ciò non è sufficiente per prendere misure più drastiche. Quelle che il nuovo questore ha invece ritenuto indispensabili.
3 - CHIUDE PER DROGA IL COCORICÒ. LA PUNIZIONE DIVIDE RICCIONE
Franco Giubilei per “la Stampa”
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Dopo la morte per ecstasy del 16enne Lamberto Lucaccioni la chiusura del Cocoricò era nell’aria, ma la decisione del questore di Rimini di sospendere per quattro mesi l’attività della discoteca più famosa d’Italia, notificata all’alba di ieri, proprio mentre i ragazzi sciamavano fuori dal locale, ha scatenato una polemica rovente sulla reale efficacia del provvedimento.
I genitori di Lamberto, che due settimane fa si è sentito male sulla pista del «Cocco» ed è morto poco dopo all’ospedale, hanno accolto «molto bene» la decisione definendola «un messaggio forte», come ha riportato il loro legale, Roberto Bianchi: «Anche questa è una risposta alla sete di giustizia». Padre e madre «hanno tanta rabbia dentro che rivolgono quasi più verso il locale che nei confronti dello spacciatore», anche lui giovanissimo, 19enne, di Città di Castello come la sua vittima.
Lo stop della questura arriva dopo una lunga serie di problemi legati alla droga, elencati nell’ordine di chiusura: nel 2004 la morte di un 19enne per metamfetamine, nel 2011 il malore di un 18enne che dovette sottoporsi a trapianto di fegato, nel 2012 il ricovero di un ventenne per abuso di sostanze e una coppia di ragazzi in coma per uso di «mdma».
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L’anno successivo nuovi ricoveri in ospedale e il caso di un «pierre» del Cocoricò pizzicato a vendere droga, con conseguente chiusura della discoteca per 15 giorni; nel 2014 un’altra morte sospetta di un 32enne. E poi arresti per spaccio nel locale e nel parcheggio, furti, lesioni, un caso di violenza sessuale su minore, oltre alla trentina di interventi del 118 e dell’ambulanza pagata dal Cocoricò, nel giro di un anno e mezzo.
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Ora il sindaco di Riccione Renata Tosi definisce la decisione della questura «un provvedimento esemplare e importante, anche alla luce dell’indagine della Guardia di finanza sull’evasione fiscale». Ma c’è chi non condivide affatto la linea della punizione esemplare, come il dj Aniceto – «una follia» - e il dj Claudio Coccoluto, animatore dell’iniziativa che a fine giugno ha portato la musica e lo staff del Cocoricò nella comunità di San Patrignano per un party contro le droghe: «E’ una soluzione pilatesca, colpire i locali non risolve certo il problema. Si pensa davvero che questa decisione spaventi gli spacciatori e danneggi il loro business? Per questa gente qualsiasi aggregazione di giovani è una buona occasione, e una cosa del genere poteva capitare in qualsiasi locale».
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Per Coccoluto serve invece «una rivoluzione culturale contro il divertimento, inteso come sballo, e una seria lotta allo spaccio, bisogna intervenire sul fenomeno criminale. Chi mette la droga sul mercato? Chi ha venduto l’ecstasy allo spacciatore ragazzino che poi l’ha fornita a Lamberto?».
Per il questore Maurizio Improta, invece, la discoteca di Riccione ha avuto un senso preciso nella scelta di Lamberto di acquistare l’mdma che lo ha ucciso: «Uno spazio emotivo ben definito, perché il Cocoricò rappresentava il luogo perfetto dove assumerla», e lui «l’ha assunta per predisporsi psicofisicamente a trascorrere in maniera per lui appropriata l’agognata serata».
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La direzione di San Patrignano da parte sua difende la scelta di aver portato il «Cocco» dentro la comunità di recupero più grande d’Europa, ma non entra nel merito della decisione della questura: «Credo che neanche il questore pensi che chiudendo una discoteca si risolva il problema della droga».
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