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    I BAMBOCCIONI HANNO ROTTO IL CAZZO! SE LA FIGLIA E' SCANSAFATICHE, IL PADRE PUO' SMETTERE DI MANTENERLA - LA CASSAZIONE DA' RAGIONE A UN UOMO CHE HA TAGLIATO I FONDI ALLA FIGLIA 26ENNE: NON STUDIA, NON LAVORA E NON VUOLE OCCUPARSI DEL LOCALE DI FAMIGLIA - PER I GIUDICI IL CONTRIBUTO DEVE AVERE UN "VALORE EDUCATIVO" - L'AVVOCATO BERNARDINI DE PACE: "I FIGLI NON POSSONO APPROFITTARE DELLE SITUAZIONI, MA DEVONO RESPONSABILIZZARSI"...


     
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    Daniela Mastromattei per Libero Quotidiano
     

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    «Mandiamo fuori casa i bamboccioni». Era il 2007 quando l'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, in un'audizione davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, infilava a sorpresa questa battuta nel mezzo di una discussione sulla Finanziaria e i conti pubblici.
     
    Con estrema brutalità e molta ironia, indicava una generazione di giovani esageratamente pigra e troppo legata alla famiglia di origine. Una generazione ancora attaccata alle sottane di mamma. Che non sembrava intenzionata a trovarsi un lavoro, né a metter su famiglia perché tanto a casa non gli mancava nulla.
     
    Ne sono passati di anni, ma i bamboccioni sono ancora tra noi. Come dimostra l'ultima sentenza della Cassazione che ha dato ragione al padre, il quale aveva smesso di dare l'assegno di mantenimento alla figlia di 26 anni. Che non studia, non lavora e non vuole occuparsi del locale di famiglia.
     

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    Per i Supremi giudici, infatti, il contributo deve avere un «valore educativo» e può non essere dato se la giovane mostra scarso impegno nel conquistarsi un'indipendenza economica, nonostante l'età adulta.
     
    Ad opporsi alla decisione del padre era stata la madre della 26enne, sottolineando che il Tribunale non avesse svolto verifiche approfondite sui tentativi della giovane di trovare un lavoro. Di conseguenza, per la donna sarebbero stati violati dall'ex marito le leggi sul mantenimento dei figli maggiorenni.
     

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    LA CONFERMA Niente da fare. I giudici della Cassazione hanno confermano la sentenza della Corte d'appello di Messina. E dunque hanno revocato l'obbligo di corrispondere l'assegno di divorzio alla ex moglie - che aveva ormai una nuova relazione e posto fine ai finanziamenti dovuti dal padre alla figlia, vista «l'età avanzata e l'indiscutibile scarsa propensione agli studi, nonché l'altrettanto poco volenteroso impegno nel proseguire l'attività commerciale che il padre aveva prospettato».
     

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    Insomma, nessun assegno alle (o agli) scansafatiche. Ma fino a che età si può richiedere l'assegno di mantenimento? «Non c'è alcun limite, fino a quando non si raggiunge l'autonomia economica», precisa il noto avvocato matrimonialista Annamaria Bernardini de Pace, in linea con il verdetto degli ermellini.
     
    «I figli non possono approfittare delle situazioni, ma devono responsabilizzarsi. Basta con questi bamboccioni maggiorenni che non intendono impegnarsi, ma passano le giornate sul divano a guardare la tv o a giocare con la PlayStation a spese della famiglia», dichiara la de Pace.
     

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    «La colpa a volte è proprio dei genitori che continuano a nutrirli, a pagare i loro viaggi e a esaudire ogni desiderio. Invece di educarli all'indipendenza. Questi figli non combineranno mai nulla di buono nella vita, non si realizzeranno. E faranno solo dei gran pasticci. Magari porteranno a casa pure le fidanzate e in breve si ritroveranno in tre a pesare sul bilancio dei genitori», aggiunge.
     
    «Bene ha fatto la Cassazione a respingere la richiesta della figlia che pretendeva dal padre di essere mantenuta dopo aver rifiutato l'impiego offerto dal padre nell'azienda di famiglia». E ancora: «C'è pure chi è autonomo economicamente a 18 anni per avere già un lavoro e chi non è indipendente nemmeno a 30 perché magari non ha ancora finito l'Università oppure è alle prese con il praticantato in uno studio professionale. E qui ci sta l'assegno di mantenimento. È ovvio che un medico viene mantenuto più a lungo di un falegname».
     

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    I PREGIUDIZI Ma c'è di più. «Purtroppo alcune sentenze spesso rispecchiano l'incapacità degli avvocati di presentare tutti gli elementi per far valere i diritti dei propri clienti ma anche i pregiudizi di alcuni giudici. C'è una giurisprudenza che è contro l'uscita di casa dei figli, soprattutto se appartengono a famiglie benestanti», racconta la Bernardini de Pace ripensando alla giovane età delle sue figlie che «a 16 anni, facevano le baby sitter o le dog sitter, non mi chiedeveno mai i soldi per andare al cinema o per uscire con gli amici...». È compito dei genitori responsabilizzare i figli ed educarli a non diventare da grandi dei "mantenuti". Le persone, tutte, se ne approfittano solo quando se lo possono permettere.

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