Mirko Zilahy per la Lettura- Corriere della Sera
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Londra, Camden Town, 8 maggio 1979. Siamo al Music Machine, locale culto che negli ultimi vent' anni è stato teatro, cinema e infine rock club di punta del West End. È mercoledì sera, fuori pioviccica e c' è un traffico insolito. All' interno, tra balconate, scale a chiocciola e il bar preso d' assalto da centinaia di fan col chiodo, hanno appena finito di esibirsi i Samson.
Sono gli anni del punk, dei Sex Pistols e della Thatcher che ha appena vinto le elezioni.
I Samson, con il folle batterista mascherato Thunderstick, sono uno dei migliori gruppi di quella che la stampa ha già ribattezzato come New Wave of British Heavy Metal, la nuova ondata dell' heavy metal britannico. Ma è quando gli Iron Maiden di Steve Harris salgono sul palco che l' aria si scalda davvero con l' entrata pirotecnica, la presenza travolgente, il mascherone di Eddie the Head e un sound epico che faranno la fortuna della band per quasi quarant' anni.
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Alla terza canzone, Prowler , accade qualcosa di invisibile agli occhi dei fan e degli stessi Maiden.
Dietro le quinte c' è un ragazzo con i capelli lunghissimi, viene da lontano, è nato a Worksop, Nottinghamshire, si è laureato da poco in Storia e sbarca il lunario cantando proprio con i Samson. Si chiama Paul Bruce Dickinson, ha diciannove anni ed è dai tempi di Rock and Speed King dei Deep Purple che non avverte le stesse potenti vibrazioni di fronte a una band. Ma c' è di più: «Dal momento che li vidi salire sul palco di Camden, sapevo che sarei diventato il loro cantante».
E pensare che alle superiori, a Oundle nel Northamptonshire, il giovane Bruce aveva sostenuto la prova di canto per il coro della cappella del luogo con un giudizio finale di cui va ancora orgoglioso: «Dickinson, convitto Sidney: non idoneo al canto». A quel punto però l' amore per la musica è già sbocciato e, curiosamente, grazie a una performance di un gruppo come i Beatles che al Late Show cantano She loves You . Gli stessi Scarafaggi avranno un ruolo determinante qualche anno dopo quando, ormai all' università, Bruce prova a mettere su la sua prima band.
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«Ero brufoloso, portavo la giacca a vento e dei jeans a zampa di elefante con Purple e Sabbath scritto a penna sulle cosce, e guidavo un motorino scassato e rumorosissimo. E sì, volevo fare il batterista». Alle prime prove, infatti, Dickinson si siede dietro ai bonghi, una batteria vera non può permettersela, e quando decidono di provare Let it be , il loro cantante non riesce ad arrivare alle note più alte. Devi fare così, gli mostra Bruce, e di fronte al gruppo di musicisti sbalorditi esplode quella che diventerà la voce del più grande gruppo heavy metal degli anni Ottanta.
Stracolma di aneddoti che faranno felici fan e appassionati della Vergine di Ferro e arricchita da materiale fotografico inedito, autoironica e politicamente scorretta, esce per HarperCollins Italia l' autobiografia di Bruce Dickinson, A cosa serve questo pulsante? . Composta senza l' ausilio di un ghostwriter, la scrittura è da sempre un fattore vitale della sua creatività esorbitante, racconta i retroscena di una delle più grandi icone della storia del metal.
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Figlio di una famiglia della working class della provincia inglese, cresciuto con i nonni materni e lo zio John, pilota della Royal Air Force da cui eredita la passione per il volo, Dickinson ha attraversato i suoi primi sessant' anni cavalcando passioni profonde e multiformi. Scrittore di romanzi satirici, sceneggiatore, schermidore agonista, pilota di Boeing per compagnie aeree internazionali, produttore della birra Trooper, speaker radiofonico per Bbc 6 Music, businessman e molto altro ancora, questa è l' autobiografia di un uomo che non ha risparmiato un secondo della propria esistenza e della propria energia inventiva.
Ma è alla musica che il resoconto della sua vita torna continuamente. Una voce folgorante, capace di straziare l' aria, di accarezzare le note più basse con un growl morbido, la scansione limpida e veloce a qualunque altezza si muova, un senso del ritmo eccezionale e un' interpretazione vibrante. Gli acuti sovrumani e il celebre raschio vocale in una tecnica da autodidatta che ha continuamente affinato compaiono in uno degli aneddoti più gustosi tra quelli che hanno contribuito alla fama di Dickinson. Dopo uno dei primi concerti al Rainbow Theatre con gli Iron Maiden, che nel frattempo avevano scaricato il vecchio cantante per abuso di alcol e droghe, «i fan di Paul Di' Anno non ci rimasero bene.
LA COPERTINA DI SANCTUARY DEGLI IRON MAIDEN IN CUI LA MASCOTTE DELLA BAND EDDIE ACCOLTELLA MARGARET THATCHER
Uno scrisse una lettera di protesta, descrivendo il disgusto nel sentire le sue canzoni preferite cantate da una air raid siren ».
Da allora il suo leggendario ululato da tenore ha trasformato, agli occhi, e alle orecchie, dei fan «la sirena antiaerea».
Ma forse, l' elemento determinante per la creazione dell' aura favolosa che ammanta la Vergine di Ferro è la miscela di storia, mitologia e letteratura su cui Dickinson, con il bassista Harris, ha costruito capolavori come Flight of Icarus , Murders in the Rue Mourgue , Powerslave , Revelations , The Trooper , Rime of the Ancient Mariner , Brave New World . Pescando da autori diversissimi come Benvenuto Cellini, Alfred Tennyson, Samuel Taylor Coleridge, Edgar Allan Poe, Aldous Huxley, Gaston Leroux, William Golding tra gli altri, con il suo canto tecnico, lirico, potente e ispirato, Dickinson è stato un interprete straordinario delle loro opere.
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Perciò quando Bruce Dickinson nel 1993 lascia gli Iron Maiden, sostituito da Blaze Bayley (vi farà ritorno sei anni più tardi per una clamorosa reunion) il mondo del rock pesante inizia a scricchiolare.
I fan si dividono tra i fedeli al gruppo e quelli che decidono di seguirlo. Ma lui non si scompone e riparte con la carriera solista e tanti progetti che hanno sempre la stessa matrice (il suo album solista di maggior successo, The Chemical Wedding , è una rilettura in chiave alchemica dell' opera visionaria di William Blake) e si appoggiano a una nuova maturità espressiva.
EDGAR ALLAN POE
Nella biografia compaiono passaggi toccanti e dolorosi. Lo è la descrizione dell' arrivo a Sarajevo per un concerto durante l' assedio del 1994. Lo sono le pagine più personali di questo lungo diario d' artista. Con l' atteggiamento spavaldo con cui quel 19 settembre 1979 al Music Machine di Camden, Paul Bruce Dickinson sapeva che sarebbe diventato il cantante degli Iron Maiden, il 19 dicembre 2014, appena terminata la registrazione del doppio album The Book of Souls , affronta la sua ultima sfida. È quello il giorno in cui scopre di avere due tumori, il più grosso dei quali, come una pallina da golf, alla base della lingua.
Se l' immagine è quella dell' eroe greco che ha peccato di hybris lanciando la voce oltre le vette, spettinando gli dèi invidiosi, e perciò viene punito con la rottura dello strumento, il pensiero, quello di Dickinson dopo la remissione totale del male, si compendia meravigliosamente nel titolo dell' ultimo capitolo del libro: Fuck cancer!
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