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Enza Cusmai per “il Giornale”
bambino al mare con mascherina
Il Covid colpisce il pianeta giovani con la complicità di movida, feste, assembramenti sotto le stelle. I giovani però sono spesso asintomatici o hanno pochi sintomi e non finiscono in ospedale. Sui grandi numeri l'eccezione è il 17enne della provincia di Bergamo finito in terapia intensiva al Policlinico di Milano. È andata meglio a una ragazza di Roma, ricoverata con polmonite bilaterale, ma è facile che questa lista nera cresca con il rientro delle vacanze. Qualcuno sta peggio, magari se ha fragilità pregresse, com' è accaduto anche durante la prima ondata del virus.
Del resto, anche l'Oms ha confermato un trend in ascesa tra gli under 25. A metà luglio, il Covid ha colpito il 15 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni. A fine febbraio la percentuale era del 4,5. Certo, prima erano tempi bui, da paura. I ragazzi stavano rintanati in casa. Ora ci sono le vacanze e il virus sembra una cosa lontana. Ma Hans Kluge, direttore dell'Oms per l'Europa avverte: «Basso rischio non significa nessun rischio». Giovani, non siete invincibili.
Ma, a proposito di rischi, non si salvano neppure i bambini. Allarma uno studio appena pubblicato sul Journal of Pediatrics da un gruppo di ricercatori del Massachusetts General Hospital in cui si dimostra che anche i più piccoli possiedono una carica virale molto alta nelle vie respiratorie. La ricerca è stata svolta su 192 bambini e ragazzi di età compresa tra 0 e 22 anni ed è emerso che i ragazzini infetti, anche asintomatici o pre-sintomatici, avevano una carica virale nelle vie aeree superiori significativamente più alta rispetto ad adulti in terapia intensiva gravemente malati di Covid-19.
E questo nonostante i più giovani sviluppino meno la malattia perché hanno un minor numero di recettori immunitari per Sars-CoV-2. Un'altra ricerca americana pubblicata su Jama ha confermato che i bambini infetti di età inferiore ai 5 anni possono ospitare nel naso e nella gola livelli di rna virale uguali o addirittura fino a 100 volte superiori agli adulti. Dobbiamo preoccuparci, dunque, a ridosso dell'apertura delle scuole?
Fausto Baldanti, responsabile di virologia molecolare all'ospedale San Matteo di Pavia, getta acqua sul fuoco. «Potrebbe non essere corretto comparare la situazione di un bambino asintomatico o presintomatico e in pieno benessere, con un adulto in rianimazione: al primo si misura la replicazione del virus nel naso-gola, al secondo il prelievo avviene a livello di tessuto profondo polmonare spiega il virologo . Ma questo conferma comunque che bambini, ragazzini e giovani adulti si infettano ma presentano una scarsa sintomatologia o sono asintomatici. L'impatto clinico è nell'età più avanzata».
La carica virale alta presente nella gola di un bambino, inoltre, non significa che sia più contagioso. «Non ci sono evidenze chiare e certe che i bambini siano maggiormente contagiosi degli adulti. Sicuramente possono infettare in eguale misura, solo che mostrando meno sintomi hanno più chance di contagiare soprattutto i loro coetanei con cui si abbracciano e si baciano. La carica virale inoltre, dipende da molti fattori, la vicinanza, l'uso o non uso della mascherina».
Ma sarà sufficiente la mascherina a scuola? «Temo sia difficile farla indossare correttamente alle elementari. La scuola va riaperta, sia chiaro, ma serve una grande vigilanza, grande attenzione: è un passaggio delicatissimo. Bisogna aumentare al massimo il monitoraggio, altrimenti corriamo gli stessi rischi dello scorso inverno».
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