Giuliano Balestreri per “la Stampa”
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La caduta per due volte sotto la soglia psicologica dei 30 mila dollari nella stessa settimana ha spinto tanti a suonare le campane a morto per Bitcoin. Addirittura Warren Buffett è tornato all'attacco della criptovaluta: «Se mi venissero offerti tutti i Bitcoin del mondo per 25 dollari, non li prenderei perché non saprei cosa farmene».
Eppure gli esperti sono convinti che si tratti solo di incidenti di percorso che, anzi, dimostrerebbero il consolidamento del mercato: «Il crollo è arrivato con i dati sulla corsa dell'inflazione a dimostrazione di come Bitcoin non sia più avulso dagli investimenti tradizionali» osserva Valeria Portale, direttrice dell'Osservatorio Blockchain del Politecnico di Milano secondo cui «anche la quotazione di Coinbase sul Nasdaq e la correlazione tra il titolo e il listino tecnologico» confermano una normalizzazione della moneta virtuale.
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Certo, il Bitcoin nasce come una valuta che ha come sua caratteristica intrinseca l'assenza di collegamento a un'area economica del mondo e di uno Stato garante, ma come spiega Edoardo Fusco Femiano, fondatore di Dld Capital Scf, «sul piano della dinamica dei prezzi bisogna comprendere che le criptovalute, in generale, sono strumenti che ben si adattano ai trader e molto meno agli investitori e, finché manterranno queste caratteristiche di volatilità, è verosimile che continueremo ad osservare l'alternanza di fasi significative di rialzo e di ribasso».
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Senza dimenticare che anche al netto dei ribassi attuali capitalizza circa 500 miliardi di dollari: abbastanza perché ogni investitore ne tenga conto. A preoccupare Fusco Femiano è piuttosto la fragilità degli stablecoin che si agganciano ad altre valute.
Come nel caso di Terra che come ricorda Ferdinando Ametrano, ceo CheckSig e docente all'Università Milano Bicocca, «aveva 1,5 miliardi in Bitcoin a garanzia» e sotto attacco speculativo «ha liquidato 850 milioni di dollari in pochi giorni. È innegabile che ci sia molta speculazione, ma in generale la debolezza del momento riguarda tutto il mondo degli investimenti. E quando aumentano i rischi, è in qualche modo naturale che una parte del mercato venda anche Bitcoin. Non dimentichiamo, però, che i valori minimi sono in crescita costante, anno dopo anno». D'altra parte è fondamentale sottolineare che l'alta remunerazione dei Bitcoin sia direttamente proporzionale al rischio dell'investimento.
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Il crollo della criptovaluta che negli ultimi sei mesi ha perso il 50% del proprio valore, però, ne dimostra anche la resilienza: «Gli eventi catastrofici che hanno colpito Bitcoin, avrebbero distrutto qualunque altro asset. Invece è ancora qua» osserva Andrea Medri, cofondatore di The Rock Trading che anzi sottolinea come il calo confermi che nessuno in Russia lo abbia utilizzato per aggirare la sanzioni «altrimenti sarebbe salito in maniere verticale».
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Ma Federico Pecoraro, fondatore di Chainblock, rilancia: «Bitcoin non è morto, siamo in una fase di mercato ribassista, ma dobbiamo ricordare che le quotazioni sono sempre salite nella media annua». E se Medri sottolinea come in realtà le autorità di vigilanza avrebbero tutti gli strumenti per intervenire contro i furbetti della speculazione e della manipolazione del mercato, Fusco Femiano è convinto che sia fondamentale arrivare a «una regolamentazione dei criptoasset quanto prima: più tempo questi strumenti restano in un sistema di shadow banking e maggiori saranno le incertezze che il loro utilizzo porterà agli investitori che si avvicineranno».