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    “I BRASILIANI SONO USCITI DALLA FORESTA, NOI VENIAMO DALL'EUROPA”, IL PRESIDENTE ARGENTINO ALBERTO FERNÁNDEZ FA INCAZZARE BOLSONARO CHE LO ACCUSA DI RAZZISMO, POI LE SCUSE. LO SCONTRO HA RINFOCOLATO L’ANTICA RIVALITA’ TRA BRASILIANI E ARGENTINI. QUALCUNO TIRA IN BALLO ANCHE L'ETERNA DISFIDA TRA PELÉ E MARADONA CON IL PRIMO CHE DEFINÌ IL PIBE “UN DROGATO INUTILE” E L’ALTRO CHE RISPONDEVA: “HA PERSO LA SUA VERGINITÀ CON UNA CAPRA”


     
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    Paolo Manzo per “il Giornale”

     

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    «I messicani sono discendenti degli indios, i brasiliani sono usciti dalla foresta mentre noi argentini dalle navi che venivano dall' Europa». Questa frase priva di un briciolo di umiltà pronunciata ieri a Buenos Aires dal presidente argentino Alberto Fernández, mentre incontrava in un summit bilaterale l' iberico Pedro Sánchez, nelle intenzioni voleva solo sottolineare le radici europee del paese del tango.

     

    Invece è stata subito tacciata di razzismo da gran parte dei media, brasiliani e non. La frase voleva persino essere una citazione colta, peccato solo che quella che Fernández ha attribuito al compianto scrittore messicano Octávio Paz sia in realtà solo una strofa della canzone Llegamos de los barcos (Siamo arrivati sui barconi) del 72enne rocker argentino Lito Nebbia.

     

    Un mito di Alberto, ma di certo non un Nobel della Letteratura. Al di là dell' ignoranza, questa frase ha provocato un vespaio di polemiche in Brasile, dove tutti hanno accusato Fernández di razzismo, rinfocolando la storica rivalità condita da battute feroci che da sempre divide Argentina e paese del samba.

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    Anche perché il complesso di superiorità degli argentini, in particolare quello dei porteños, gli abitanti di Buenos Aires (non a caso la «Parigi sudamericana») nei confronti del resto dei latinoamericani è proverbiale. Il presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, non ha perso un attimo e, mentre i media rilanciavano la frase incriminata, postava su Twitter una sua foto, con tanto di sgargianti piume in testa, insieme a un gruppo di indios dell' Amazzonia. A commento la scritta in maiuscolo «Foresta», con tanto di punto esclamativo e bandierina del Brasile.

     

    E così il «Mito», come chiamano il presidente verde-oro i suoi supporter, guadagnava elogi sui social dai suoi compatrioti e chissà anche un po' di voti in vista delle presidenziali del prossimo anno perché, si sa, andare contro l' Argentina in Brasile frutta politicamente più di qualsiasi altra cosa.

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    Lo scontro a distanza tra Fernández e Bolsonaro ha ricordato a molti la storica rivalità tra Pelé e Maradona con i due che un giorno arrivarono persino a dirsi reciprocamente frasi come «è un drogato inutile» (O Rei riferendosi al Pibe de Oro) e «ha perso la sua verginità con una capra» (copyright di Diego). Naturalmente è stato anche un susseguirsi di vignette diffuse via social, che di fronte a scivoloni come quello del presidente Fernández ci vanno a nozze.

     

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    E allora ecco che se il Brasile è «foresta», la Bolivia si trasforma su improbabili mappe «argentinocentriche» come «il paese dei tifosi del Boca», la Colombia in «Narcolandia», il Venezuela, viste le affinità ideologiche con il kirchnerismo, nel «Modello da seguire», l' Uruguay in «Provincia», il Paraguay in «Muratori» e via di luogo comune, il più ironico tra tutti quello che chiama l' Argentina «Europa».

     

    Fernández in serata ha poi chiesto scusa ma, oramai, la gaffe era servita.

    Non a caso, l' hashtag più gettonato a Baires è stato #VerguenzaNacional, ovvero «vergogna nazionale».

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