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    I CANDIDATI A SINDACO PER MILANO FUNZIONANO MEGLIO DA CAMERIERI CHE DA POLITICI - ALLA CENA DI SOLIDARIETÀ PER I SENZATETTO ORGANIZZATA DAI “CITY ANGELS”, A FARE LA PASSERELLA, C’ERANO TUTTI:


     
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    sallusti al pranzo per i senzatetto organizzato dai city angels a milano sallusti al pranzo per i senzatetto organizzato dai city angels a milano

    Simona Bertuzzi per “Libero Quotidiano”

     

    È finita che il non candidato sindaco del centrodestra sonoquicomedirettoredelGiornale Alessandro Sallusti ha servito decine di piatti di riso bollente e incassato le proteste di un clochard che sul tavolo voleva vino mica balle.

     

    E che la candidata sindaco della sinistra, Francesca Balzani, non ha sollevato neanche  una parmigiana di melanzane ma si è palesata nell' ultimo minuto utile per prendere i flash dei fotografi e le distanze dalla Moratti. «Siamo modelli antitetici», ha detto, «faccio fatica a trovare un comune denominatore». In effetti - politica a parte - il chiodo nero della Balzani sulle gonne «a balza» della Moratti avrebbe stonato un po'.

     

    sala al pranzo per i senzatetto organizzato dai city angels a milano 3 sala al pranzo per i senzatetto organizzato dai city angels a milano 3

    Ultimi scampoli di un pranzo per i clochard di Milano, servito dai nomi che contano della politica milanese e cominciato un po' alla chetichella alle 12 di un' Epifania di saldi e sole. Una fila di senzatetto lunga e composta davanti al Principe di Savoia e i candidati sindaco e un solo «non candidato» (indovinate chi?) che arrivano in sordina dalle vie laterali e imboccano l' ingresso vip - non quello per i clochard - col passo di chi è qui per servire mica far chiacchiere.

     

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    Tutti rigorosamente a piedi, badate, ché nella Milano di Pisapia fa glamour e porta voti, e tutti vestiti col maglioncino dei dì di festa. Grigio Sallusti, bordeaux Corrado Passera, verde Giuseppe Sala. Ci sono anche gli outsider: Piefrancesco Majorino un tantino impiegatizio nella sua camicia azzurra e il solidissimo Riccardo De Corato in loden di montiana memoria. A un certo punto il nero 5stelle dell' imponente Patrizia Bedori - l'unica che ovunque vada, comprese le primarie grilline, sembra sempre non c'entri nulla - pare uno sfoggio di mondanità incredibile.

     

    E meno male c'è la moglie di Passera, Giovanna Salza, a tenere alto il morale. Lei che ha il merito di essere la sola donna al mondo a restare smilza e bellissima al settimo mese di gravidanza percorre 28 volte il corridoio dalla cucina del Savoia alla sala da pranzo esibendo piatti rigorosamente halal (per non offendere gli islamici presenti) e sorrisi. «Avrei preferito meno riflettori ma è bello essere utili», dice. Mentre il marito piazza risotti e chiacchiere e ripete di essere a suo agio perché servire è questione di dna quando «una famiglia possiede da sempre alberghi nel comasco». Un tantino tirata come giustificazione ma l'entusiasmo è contagioso.

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    Intanto in cucina continua il via vai dei candidati, con l' infaticabile Sallusti a chiedere che debba farsene di una decina di vuoti di bottiglia piombatigli addosso da ogni tavolo - «ti butti nella mischia?», lo stuzzica Majorino, «macchè... in cucina» - e De Corato che addobba le parmigiane con foglie di basilico e precisione certosina sotto lo sguardo di un divertito Edoardo Raspelli. Ogni foglia di basilico, una stoccata a Pisapia. «Avete contato quanti sono gli stranieri seduti ai tavoli?», chiede. «Una manciata. E questo vi dice niente?».

     

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    Tipo che il bando comunale che assegna soldi a chi accoglie i profughi ha l' aria di una cantonata pazzesca? Tipo. Sallusti per un attimo cede alla polemica: «Quando lo Stato chiede ai privati di fare lo Stato, qualcosa non funziona ma la solidarietà è una bella cosa». Inutile persino girare la domanda a Majorino. «Avete visto quanti senzatetto mi cercano?», la replica seccata. Sono tutti italiani, azzardiamo. «E sono per caso arrabbiati?».

     

    No, felicissimi. Tanto felici che un senzatetto si lamenta che si sono le cimici e un freddo becco nel centro dove sta lui e «alla ragazza laggiù in fondo hanno rubato la valigia, i documenti» e quel po' che le restava della sua vita passata. Un altro invece, sorriso affabile e cappotto ben tenuto, racconta una storia da gelare l' aria: «Fino a tre settimane fa avevo due Porsche, 2 lauree e un' azienda, poi mi hanno esodato e mi sono rimaste sono le lauree».

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    Roba che spiazza ma lo show deve andare avanti e non importa che ai tavoli non ci sia uno che conosca un candidato. Sala non riesce proprio a far a meno dell' Expo. A parte il fatto che dopo aver percorso decine di volte il decumano ed essersi fatto un pellegrinaggio solitario a Santiago non gli par vero di coprire così brevi distanze dispensando consigli e pietanze, ha il cruccio di citare l' Esposizione, ovunque e comunque.

     

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    Come va Sala? «Benissimo, mi chiedono tutti di Expo». Vengono in mente i 39 euro di biglietto di ingresso, quanti senzatetto avranno fatto la coda ai tornelli? Quisquiglie, siamo candidati, e poi oggi vale tutto. Raspelli, per esempio, si dice «emozionato» perchè qui i clochard sono diversi e composti, e a Milano non si fanno la casa con i cartoni come succede a Madrid.

     

    Per fortuna, a spezzare la magia, ci pensa il presidente dei City Angels Mario Furlan, anima e organizzatore di questi pranzi di bontà. Furlan convoca tutti sul palco. Salgono Passera, Majorino, Sala, De Corato persino la Bedori. Sallusti un po' si defila ma poi fa quello che c' è e non vorrebbe mettendosi in un angolo del palco. Una bella stretta di mano tra amici, per i coltelli c' è tempo. La tensione si scioglie quando Ivana Spagna intona Easy Lady e i coniugi Passera improvvisano il loro ballo.

     

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    Per la cronaca politica. In tre ore buone di corsa tra i tavoli e selfie col clochard Sala ha avuto il tempo di dire che vorrebbe un Pisapia «superpartes», Sallusti ha ribadito «la disponibilità a determinate condizioni e comunque attendere le primarie di sinistra è un vantaggio» e Majorino ha sbuffato che non molla «anche se mi pressano». Ma quella è politica. E questo è un pranzo di solidarietà.

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