Estratto dell’articolo di Manuela Galletta per "la Stampa"
ospedale san giovanni bosco a napoli 6
Su quell'ospedale avevano allungato le mani, arrivandone a fare una "cosa loro": una centrale di potere illecito, un luogo dove tenere summit di camorra, produrre carte false per incidenti stradali mai avvenuti, "sbloccare" a suon di mazzette le salme di pazienti morti in corsia consentendone il rientro a casa. E quando nel 2019 la procura di Napoli e le forze dell'ordine intervennero con la mannaia degli arresti per recidere i tentacoli della camorra, loro, i Contini, hanno trovato il modo, una volta spenti i riflettori, di riagguantare quella struttura ospedaliera.
medico
È una storia beffarda quella che viene fuori dall'inchiesta, condotta dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli, sfociata, ieri, nell'arresto di 11 persone accusate, a vario titolo di associazione mafiosa e trasferimento fraudolento di valori, commessi con la finalità di agevolare il clan Contini, tra i più storici e potenti dello scacchiere criminale partenopeo. Una sola persona è ricercata, un 45enne con lontani trascorsi nella politica locale e presente in ospedale perché lavorava in una ditta di pulizie. Proprio lui è il perno di questa rinnovata "occupazione" criminale dell'ospedale San Giovanni Bosco.
ospedale san giovanni bosco a napoli
C'è un'intercettazione datata 2022 - quindi tre anni dopo il primo maxi-blitz che squarciò il velo sul marcio nascosto tra le corsie del nosocomio - che lega il 45enne a nuovi episodi. A lui un esponente del clan chiede di attivarsi per "pilotare" un ricovero. «C'è un amico mio che si deve ricoverare al reparto di medicina», dice il malavitoso. Il 45enne ricercato lo instrada: «Qua non ci sta il pronto soccorso… Deve andare in ospedale e lo ricoverano… Poi noi ci mettiamo in contatto, lo pigliamo e lo portiamo qua. A disposizione fratello mio».
ospedale san giovanni bosco a napoli
[…] malaffare che vedrebbe coinvolti anche alcuni medici dello stesso ospedale. Un collaboratore di giustizia (Teodoro De Rosa) narra che qualche camice bianco si sarebbe prestato a falsificare radiografie per avallare le pratiche di finti incidenti stradali, business sempre gestito dalla criminalità organizzata, o addirittura avrebbe falsificato documentazione «per gli appartenenti al clan funzionali alle scarcerazioni»
[…] il clan avrebbe imposto a una ditta di pulizie, chiamata a operare nella struttura, l'assunzione pilotata di alcuni uomini del sodalizio cui era demandato un compito preciso: un affiliato infiltrato, ad esempio, si sarebbe occupato di vendere droga ad alcuni medici dell'ospedale e alcuni esponenti del personale paramedico; un altro sarebbe stato piazzato nella direzione sanitaria a caccia di documenti da "taroccare".
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Il San Giovanni Bosco era così una sorta di base operativa del clan. Il luogo dove prelevare, per il tramite del ricercato (secondo il pentito De Rosa), materiale da usare per gli agguati (come i guanti in lattine) o «materiale, come pannolini, carta igienica, detersivi, sia per nostro uso personale sia per la rivendita a terzi». […]
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