Emanuele Buzzi per il “Corriere della Sera”
SENATORI CONTRARI A ITALIA VIVA NEL MOVIMENTO 5 STELLE
«Andiamo avanti determinati»: la fronda anti-Renzi del Movimento non si rassegna. Anzi, rilancia. E cerca di organizzarsi con un programma e una strategia comune da portare avanti «fino alla fine». Tra le domande dei colleghi e i tentativi di depistaggio per non avere addosso troppi riflettori, ieri c' è stata la prima riunione «carbonara» della fronda.
Con una sorpresa: il gruppo sta prendendo piede. Una riunione telematica a cui hanno partecipato tra i venti e i trenta parlamentari del Movimento, una cifra superiore a quella stimata inizialmente. Una fronda che «pesa» quindi circa il 10% degli eletti M5S. Tra i partecipanti, non solo i due gruppi di senatori (i sette «irriducibili» anti-renziani e i sette «possibilisti ma con paletti ferrei»), ma molti deputati che sono usciti allo scoperto come Raphael Raduzzi, Alvise Maniero, Jessica Costanzo, Francesco Forciniti.
di battista
Gli occhi sono puntati soprattutto sulla pattuglia dei senatori, decisivi per la tenuta della maggioranza a Palazzo Madama. La strategia, già abbozzata nei giorni scorsi, è quella di pungolare i renziani sui temi, specie sulla battaglie storiche del Movimento reputate divisive. Il cerchio degli anti renziani si sta allargando. Tra i volti critici c' è anche Matteo Mantero. L' esponente ligure però - come puntualizzano nella fronda - agisce per «sua iniziativa».
SARAH LAHOUASNIA E ALESSANDRO DI BATTISTA
Il ritorno al governo con Renzi «è un clamoroso errore», commenta Mantero all' Adnkronos . «Sarà inevitabile - argomenta - perché è chiaro che senza Iv non ci sono i numeri, ma così ci troveremo ancora sotto il ricatto di un personaggio obnubilato dal suo ego che non rappresenta nessuno nel Paese se non se stesso». Per Mantero «ha senso fare un nuovo governo se vi è una visione comune, così sarà un susseguirsi di ricatti e capricci. Meglio andare al voto».
Parole che sembrano soffiare sul fuoco mentre la trattativa tra le delegazioni di maggioranza non è ancora decollata. I governisti, per ora, osservano le mosse della fronda, ma con una certa sicurezza che alla fine i ribelli non si staccheranno dal Movimento e che voteranno la fiducia a un nuovo esecutivo.
di battista renzi
«Votare contro significa automaticamente essere espulsi e non credo possibile che una decina di senatori si mettano in una simile posizione», chiarisce un pentastellato. E precisa: «Poi ovviamente se avranno qualcosa da dire e da proporre ci saranno occasioni di confronto». La strada per una pax interna però sembra ancora molto lunga da percorrere. Intanto ieri Alessandro Di Battista ha rilanciare sulla propria pagina Facebook un articolo del 22 gennaio pubblicato su Tpi, un attacco contro Matteo Renzi. A partire dalle concessioni autostradali.
2 - M5S PRONTI A CEDERE SU TUTTO (SOLO IL REDDITO NON SI TOCCA) CADE IL TABÙ PREMIER TECNICO
luigi di maio vito crimi
Emilio Pucci per “il Messaggero”
Il reddito di cittadinanza non si tocca, può essere modificato, puntando maggiormente sulle politiche attive del lavoro, ma è un totem più del Mes che, pur essendo considerato un tema divisivo, potrebbe rientrare utilizzandone al massimo una parte in partita, di fronte all' insistenza degli alleati; si insisterà sul superbonus e si proverà a difendere la riforma della prescrizione ma senza fare le barricate, insomma il destino del Conte ter per i gruppi pentastellati non è ancorato a Bonafede, Azzolina, Pisano e Catalfo, potrebbero essere anche sacrificati, con il capo delegazione spostato ad un' altra casella.
ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE
RESPONSABILITÀ
Ieri i vertici del Movimento 5Stelle hanno ragionato in questi termini su come presentarsi all' ultima trattativa, quella sul programma, pronti per senso di responsabilità a fare non poche concessioni a Renzi. Con la consapevolezza che occorre fare di tutto per salvare Conte e l' alleanza con Pd e Leu. Ma la partita sul premier dimissionario dipenderà dalle condizioni che il leader di Italia viva si appresta a formalizzare.
renzi bonafede conte
Perché al Movimento 5Stelle andrebbe anche bene formare un governo con una forte connotazione politica, ovvero con i leader dentro e il conseguente commissariamento di Conte. Quello che non è ipotizzabile per i vertici è il siluramento dell' attuale inquilino di palazzo Chigi. Anche perché se quest' ultimo uscisse di scena M5s si spaccherebbe.
IL NUOVO FRONTE
In realtà negli ultimi giorni sta crescendo il fronte di chi direbbe sì ad un esecutivo tecnico o farebbe partire in ogni caso un governo istituzionale. Chi non è più legato al grido di Conte o morte lo dice chiaramente: «Di fronte ad una moral suasion del Capo dello Stato non potremmo dire di no».
lucia azzolina
Certo, c' è una resistenza a palazzo Madama e alla Camera, una convergenza tra chi dice che bisogna tenere duro su Conte, considerando anche lo scenario del voto anticipato o dell' esecutivo del presidente che poi possa mandare il Paese alle elezioni. Ma ad un esecutivo tecnico cominciano a pensare pure tutti quelli che sono fermi sul mai più con Renzi. Sono una decina a palazzo Madama, qualcuno di più a Montecitorio.
Un esecutivo tecnico argomenta un big pentastellato ci permetterebbe comunque di non essere marchiati a vita come quelli che hanno fatto l' accordo con il leader di Iv. «Potremmo subirlo, non promuoverlo», il ragionamento.
catalfo
L'INCONTRO SALTATO
Di Battista e tutti quelli che sono insorti di fronte al sì al confronto con «l' accoltellatore» (copyright proprio di Dibba) hanno deciso di accantonare ulteriori recriminazioni, anche per questo motivo hanno fatto saltare l' incontro che era in programma ieri mattina.
Ma nel Movimento non è certo tutto rosa e fuori.
Anzi, sono sempre di più i deputati e i senatori ad interrogarsi sul perché M5S dovrebbe concedere a Renzi un potere negoziale tale da farlo uscire vincitore dalla battaglia. E finisce nel mirino anche quella parte del Pd che a detta dei pentastellati sta facendo il gioco del senatore di Rignano e non intende scardinare il fronte renziano. «A tutto c' è un limite», taglia corto uno dei tanti malpancisti.
PAOLA PISANO ALFONSO BONAFEDE
«Siamo nel pieno della trattativa ma rischiamo pure di finire nel burrone. Se si sbaglia è finita», argomenta un sottosegretario. I governisti M5S restano ottimisti, ribadiscono che deve essere Renzi a dire chiaramente di non volere più Conte, continuano a ripetere che «il leader di Iv non potrà strappare».
Ma di fronte alla prospettiva di una ricomposizione con Italia viva, M5S che ha perso anche dei pezzi per strada vedrebbe ridotta la sua delegazione ministeriale e ridimensionate le sue priorità. «Rischiamo di uscirne con le ossa rotte», la paura in M5S. Ecco il motivo per cui, pur nella consapevolezza che Conte vada difeso fino all' ultimo secondo, aumenta il fronte di chi non comprende la strategia dei vertici. «Sono troppo appiattiti sugli interessi del premier dimissionario», taglia corto un altro pentastellato che rilancia sulla necessità di puntare, invece, su un M5S a palazzo Chigi.