GAZA CITY
Estratto dell’articolo di Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della Sera”
[…] i comandi israeliani si stanno concentrando nel colpire i palazzi alti di Gaza City.
I motivi sono presto detti: prima dell’attacco di terra si vogliono distruggere i posti di osservazione agli ultimi piani, che servono anche per i cecchini e per guidare i droni con precisione. E i loro sotterranei, cantine e box, sono ottimi bunker da cui fare partire il dedalo di tunnel sotto la città.
GAZA CITY
Sono palazzi alti anche 15 o 20 piani, costruiti con i finanziamenti che arrivavano da Arabia Saudita, Qatar e Paesi del Golfo a partire dalle speranze di pace seguite agli accordi di Oslo tra Rabin e Arafat nel 1993. Anche le comunità della diaspora palestinese sparsa tra Stati Uniti ed Europa avevano contribuito al boom edilizio. La febbre della speranza si fermò dopo la guerra civile tra Olp e Hamas nel 2007. Dai tetti degli edifici più alti i jihadisti gettarono nel vuoto i nemici ammanettati.
GAZA CITY
Oggi le bombe si concentrano sulla zona relativamente più lussuosa di Al Rimal, dove prima stavano i dirigenti dell’Autonomia e di recente i capi di Hamas. Tra gli edifici colpiti è la filiale locale della Islamic Bank, che Hamas utilizza per amministrare le proprie finanze. Le bombe stanno anche riducendo in briciole i 14 piani della Palestine Tower. […