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    NON SONO PASSATI NEANCHE TRE GIORNI DALL'ARRIVO DI SIR KEIR STARMER A DOWNING STREET E SUBITO ARRIVANO I CONSIGLI NON RICHIESTI DI BIGLIET-TONY BLAIR AL NUOVO PREMIER INGLESE - LIMITARE L'IMMIGRAZIONE, RIFORMARE LA SANITÀ, PUNTARE MASSICCIAMENTE SULL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE E SOPRATTUTTO NON ESSERE VULNERABILI ALLA SINDROME "WOKE" - SI MORMORA CHE IN PRIVATO BLAIR NON SIA TROPPO CONVINTO DEL CARISMA DI STARMER...


     
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    Antonello Guerrera per la Repubblica - Estratti

     

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    Il primo evidente cambiamento di Sir Keir Starmer è la stanza dove ieri ci convoca a sorpresa per la prima conferenza stampa da premier. Si torna nella splendida "dining room" di Number 10. Stop alla cupa e mesta sala stampa del vicino Numero 9, voluta da Boris Johnson per copiare quella della Casa Bianca e costata inutilmente tre milioni di sterline ai contribuenti.

     

    «Io sono il cambiamento, e lo dimostrerò ogni giorno. Ma servirà tempo», avverte Sir Keir dopo il suo primo consiglio dei ministri, anche se ha esortato i suoi collaboratori a chiamarlo solo "Keir". Starmer conferma l'addio al controverso piano di deportazioni dei migranti irregolari in Ruanda, voluto prima da Boris Johnson e poi da Rishi Sunak: «È già morto e sepolto, come ho sempre detto in campagna elettorale», spiega.

     

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    «È una farsa che non ha alcun deterrente. Non a caso i flussi sono cresciuti nel frattempo». Una decisione che già ha attratto le critiche di ex mandarini dell'Home Office. La priorità per Starmer è rilanciare «la crescita», perché l'economia britannica diventi la più in salute del G7. Poi riformare la sanità britannica afflitta da enormi liste di attesa e "allo sfascio, come le carceri. Tutti problemi che i conservatori hanno trascurato. Serviranno decisione dure, e noi le prenderemo".

     

    Poi altre tre missioni: energia pulita, sicurezza e opportunità per tutti, tassando le scuole private. E alla domanda di esser stato votato solo dal 34% dei cittadini alle urne e di godere di una maggioranza monstre solo grazie al sistema elettorale, lui replica: «Io servirò tutti, a maggior ragione chi non ha votato Labour». 

     

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    Intanto fa discutere però l'intervento di Tony Blair. L'ex premier e colosso del Labour pubblica oggi sul Sunday Times un articolo dal titolo "I miei consigli per Starmer", in cui solca la strada che dovrà intraprendere Sir Keir: limitare l'immigrazione magari introducendo le carte di identità (battaglia persa da Blair al potere), riformare la sanità, puntare massicciamente sull'intelligenza artificiale e soprattutto non essere vulnerabili alla sindrome "woke". Ossia, per i suoi critici, quell'ipersensibilità controproducente a favore di minoranze e teoria di genere.

     

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    È un intervento curioso, visto che non sono passati neanche tre giorni dall'arrivo di Sir Keir a Downing Street. E, sebbene l'anno scorso lo abbia ufficialmente battezzato come suo erede nella conferenza del suo think tank, si mormora che in privato Blair non sia troppo convinto del carisma di Starmer. Un predicozzo che difficilmente sarà gradito dal nuovo leader, che ha appena abbozzato la sua presenza nella Storia.

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