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    L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE POTREBBE LASCIARCI A BOCCA ASCIUTTA – I DATA CENTER CHE ALIMENTANO L’IA NON CONSUMANO SOLAMENTE UNA QUANTITÀ ENORME DI ELETTRICITÀ, MA ANCHE DI ACQUA – L’ANNO SCORSO I SERVER DEL NORD DELLA VIRGINIA (DOVE SI TROVA OLTRE UN QUINTO DEI DATA CENTER DI TUTTO IL MONDO) HANNO CONSUMATO OLTRE 283 MILIARDI DI GALLONI D’ACQUA: UN QUANTITÀ CHE BASTEREBBE A DISSETARE LONDRA PER QUATTRO MESI...


     
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    Estratto dell’articolo di Raffaele Ricciardi per “la Repubblica”

     

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    Non solo la fame di elettricità, anche la sete dell’Intelligenza artificiale pone il dilemma di come governare l’innovazione tecnologica salvaguardando l’ambiente. […] Ma la preoccupazione per l’impatto ambientale riguarda un altro elemento: l’acqua. L’ultimo alert in questo senso arriva da un lavoro del Financial Times, che ha raccontato la situazione dalla “data center valley”: la Virginia, che ospita la maggior concentrazione di server al mondo. […]

     

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    Non è un caso se proprio lì il consumo d’acqua è aumentato di quasi due terzi dal 2019. La prospettiva paventata dagli ambientalisti è di una prossima “esplosione” della sete, proprio a causa dell’IA e della sua inarrestabile avanzata. […] Le macchine che rispondono ai nostri interrogativi hanno usato 7 miliardi di litri di acqua nel 2023, emerge dal Financial Times. In galloni, si è passati dagli 1,13 miliardi del pre-Covid agli attuali 1,85 miliardi.

     

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    A novembre Bank of America ha stimato che i data center siano il decimo consumatore di acqua negli Stati Uniti. Secondo le stime del gruppo di ricerca Dgtl Infra, l’anno scorso i data center statunitensi hanno consumato nel complesso oltre 75 miliardi di galloni d’acqua, quanto basta per dissetare Londra per quattro mesi. Il paradosso sollevato dagli ambientalisti è che ci sono aree dello stesso stato americano che soffrono di siccità.

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    E che il ritmo di espansione di queste strutture (si parla di un raddoppio dal 2019 e di altre aree ancora in costruzione) non farà che aggiungere stress a questa situazione. Altrove, dal Cile all’Uruguay, nei mesi scorsi già le comunità locali e gli operatori hanno incrociato le armi. Le grandi aziende del tech stanno cercando di limitare i loro prelievi idrici, di recuperare l’acqua e riciclarla.

     

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    […]  Bisogna capire quanta se n’è già versata. Dai report di sostenibilità, che alcuni dei colossi producono, emerge la difficoltà della situazione contro la quale gli ambientalisti puntano il dito: Google ha aumentato del 14% il consumo d’acqua nel 2023, proprio per le esigenze dei data center. Il motore di ricerca spiega che il 15% dei suoi prelievi d’acqua avviene in aree dove c’è alta scarsità, Microsoft dice che il 42% dei suo i consumi globali è in aree con stress idrico.

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