Marco Giusti per Dagospia
elio germano 11
Introdotta da un comizio simil elettorale di un Dario Franceschini che sembrava come minimo candidato a sindaco di Roma, soprattutto mentre Roberto Gualtieri con il suo faccione verdonaniano non faceva grande figura poco prima dalla Gruber, i David 2021 hanno visto il trionfo di "Volevo nascondermi" di Giorgio Diritti con Elio Germano, premiato con ben 7 premi, miglior film, regia, miglior attore, miglior fotografia, suono.
carlo conti la figlia di mattia torre
Davvero troppi per un film che alla fine è una più che decorosa ricostruzione della vita di Antonio Ligabue illuminata, certo, da una grande prova di Elio Germano, anche se affogato da un trucco che non gli lasciava la stessa libertà interpretativa che ebbe a sui tempo Flavio Bucci nel "Ligabue" televisivo, ma non è certamente un film di grande innovazione. Magari, in una stagione per ovvie ragioni monca di tanti titoli importanti, rappresenta quel buon cinema da festival un po' più tradizionale che di solito forma l'ossatura noiosetta del nostro cinema, ma certo ci lascia un po' insoddisfatti. Ne' si può dire che agli altri film in concorso sia rimasto molto.
sandra milo
"L'incredibile storia dell'isola delle rose" di Sydney Sicilia, ad esempio, se la cava con tre premi, effetti visivi e attori non protagonisti, Fabrizio Bentivoglio e una incredula e simpatica Matilda De Angelis. "Miss Marx" di Susanna Nicchiarelli ne vince altri tre, produzione, cioè Rai Cinema e Marta Donzelli, che almeno dedica il premio alla "sorellanza", i costumi di Massimo Cantini Parrini, che si è presentato con la mamma, e la musica di Gatto Ciliegia contro il Grande Freddo. A un film che è molto piaciuto e rappresentava una bella novità, "I predatori" di Pietro Castellitto, almeno va l'opera prima, a "La vita davanti a sé di Edoardo Ponti può bastare il premio come migliore attrice a Sophia Loren, ma certo i due film prodotti da Agostino Sacca', assieme a RAI Cinema, "Hammamet" di Gianni Amelio e "Favolacce" dei fratelli D'Innocenzo, dati tra i favoriti, non va praticamente nulla, a parte il trucco del primo film.
alex infascelli
pietro castellitto
E, mi sa, che sia Favino, il Craxi di "Hammamet", sia Gianni Amelio e i D'Innocenzo non ci siano rimasti benissimo. E certo "Favolacce", che piaccia o meno, portava una qualche ventata di novità di messa in scena, sicuramente rispetto a "Volevo nascondermi", mentre sulla regia mi sembra che Amelio sia stato trattato davvero ingiustamente.
Non parliamo poi di "Le sorelle Macaluso" di Emma Dante, che era il film sentimentalmente più forte. Per il resto non possiamo che essere contenti di aver visto Checco Zalone vincere su Laura Pausini per la migliore canzone, la discussa "Immigrato", anche se proprio alla Pausini spetta la battuta più trash della serata e forse della storia del David, "mi sono cagata sotto", mentre il cattivo collegamento di Checco da Bari ci ha fatto sentire solo un buon inizio di battuta "la solita cricca di sinistra..." e ha lanciato il tono da padroncino che si crede Samuel Goldwyn del suo produttore Valsecchi, "ci vediamo giovedì". Ma dove siamo, all'osteria?
matilda de angelis
Contenti anche per Alex Infascelli, premiato per il miglior documentario, "Mi chiamo Francesco Totti", mentre si trova ancora una volta sfalsato "Notturno" di Gianfranco Rosi, fatto passare assurdamente per documentario (e non lo è, dai). E ancora perdente. Perché il suo film non è facile da capire, purtroppo, e è così lontano dal nostro cinema.
kim rossi stuart
Commovente il premio postumo dato a Mattia Torre per la sceneggiatura di "Figli". Ma i problemi del nostro cinema rimangono gli stessi di sempre. L'incapacità più totale di cavalcare un vero cambiamento, che i film di Castellitto e dei D'Innocenzo indicavano chiaramente, e il non riuscire davvero mai a uscire da un'autoreferenzialita' iperprovinciale per cui chiunque salga sul palco a prendere un premio chiama colleghi e registi per nome lasciando lo spettatore totalmente estraneo a quel che vede. E permette quindi al "cagarsi sotto" della Pausini di diventare una battuta "accettabile" in prima serata su Rai Uno o il "ci vediamo giovedi" di Valsecchi qualcosa di non così assurdo.
carlo conti con emma la figlia di francesca rocca e mattia torre
Peccato, perché Piera Detassis sta davvero cercando di deprovincializzare e derondizzare i David, ma credo che lo star chiusi un anno abbia scatenato egocentrismi e cattive abitudini di tanti uomini di cinema. Ho sentito terribili gaffes e battute di premiati maschi che ringraziavano le mogli comprensive rimaste a casa. Ahi! Non parliamo degli inutili David speciali, con premi a Monica Bellucci che stava a Sophia e non ha detto nulla, o a Diego Abatantuono che stava sul palco e non ha detto nulla salvo salutare Pozzetto. E non parliamo infine della inutile presenza di Brignano come volto di Rai Uno, entrato con una gaffes immediata, "Stavo a Rai Due". Ma perché? Chiudeva il tutto Vespa con la Meloni. "Tanti saluti a tutti ", come ha detto la mamma di Massimo Cantini Parrini.
de angelis germano loren giorgio diritti favino conti loren conti franceschini claudia gerini diego abatantuono
zalone valsecchi zalone