- USA: CASA BIANCA SOSPENDE L'ACCREDITO AL REPORTER CNN
jim acosta
(ANSA-AP) - La Casa Bianca ha sospeso l'accredito stampa al corrispondente della Cnn Jim Acosta dopo il battibecco avuto con il presidente Usa Donald Trump durante la conferenza post-elezioni di Midterm. Quando il giornalista ha ricordato come la carovana di migranti sia composta da povera gente e di come il tycoon l'abbia dipinta durante la campagna elettorale, Trump è sbottato di fronte all'insistenza di Acosta: "Tu sei un maleducato, un nemico del popolo, la Cnn dovrebbe vergognarsi di averti come corrispondente alla Casa Bianca. Io governo, tu pensa alla Cnn", ha proseguito il presidente cominciando a passeggiare nervosamente avanti e indietro, mentre una dipendente della Casa Bianca cercava di togliere il microfono al giornalista.
donald trump jim acosta
La portavoce Sarah Sanders ha rilasciato un comunicato accusando Acosta di "aver usato le mani su una giovane donna che stava facendo il suo lavoro" definendo l'atteggiamento del reporter "assolutamente inaccettabile".
- CNN, ATTACCHI DI TRUMP A MEDIA 'PERICOLOSI E ANTI-AMERICANI'
(ANSA) - Gli attacchi di Donald Trump ai media sono "pericolosi" e "anti-americani". Lo afferma Cnn, dopo che la Casa Bianca ha sospeso l'accredito per il suo giornalista Jim Acosta dopo il battibecco durante la conferenza stampa di ieri, quella seguita alle elezioni di metà mandato.
- I DEM HANNO VINTO LA CAMERA MA NON HANNO UN LEADER
donald trump jim acosta
DAGONOTA - Il day-after dei democratici è una vittoria agrodolce: hanno conquistato la Camera, preso voti in più, ma i problemi che li affliggevano nel 2016 sono ancora tutti là. Trump ha dimostrato una grande forza nei distretti rurali e 'blue-collar', mentre i dem si rafforzano in zone dove già sono forti, senza fare molti passi avanti nella prateria rossa che separa le due coste. Ai repubblicani hanno strappato i sobborghi ricchi e i laureati.
JOE BIDEN 1
E poi c'è il grosso problema del candidato. Manca un nome forte per il 2020. Joe Biden, forse l'unico che avrebbe potuto vincere contro Trump, non solo è grandicello (75 anni), ma è pure un maschio bianco che ha passato la vita in politica. Tutti elementi che in questa fase eccitano poco la base liberal. L'altro arzillo vecchietto, Bernie Sanders (77), è stato rieletto al Senato, ma era considerato troppo anziano 2 anni fa, figuriamoci tra altri due.
beto o'rourke e la moglie amy sanders
Paradossalmente, l'altra ''socialista'' famosa è invece troppo giovane e inesperta: la 29enne Alexandria Ocasio-Cortez piace molto a New York ma è già inciampata sulla politica estera e non si può certo mettere a correre per la Casa Bianca dopo pochi mesi dalla prima elezione al Congresso. Bisogna fare almeno un mandato pieno prima di provare il salto, pena l'essere accusati di bruciare le tappe (Obama era un ''first-term senator'', ma due anni a Washington li aveva passati quando partì la sua corsa).
alexandria ocasio cortez
E poi ci sono le dinastie, croce e delizia della sinistra americana. Andrew Cuomo, per la terza volta governatore di New York dopo aver battuto alle primarie la Miranda di ''Sex & the City'', è figlio di governatore e fratello di anchorman piacione della CNN. Solida stirpe italo-democratica immersa nella politica locale e nazionale, pure troppo (ha pure un matrimonio alle spalle con Kerry Kennedy). Considerato troppo centrista e di establishment per conquistare le nuove generazioni.
alexandria ocasio cortez bernie sanders 2
A proposito di Kennedy, poteva mancare il milionesimo erede? I cuori degli elettori inurbati e starbucksizzati battono per il roscio deputato Joe, al secolo Joseph Patrick Kennedy III (38 anni), che prende il nome dal padre (altro deputato) e dal bisnonno (il patriarca-imprenditore-ambasciatore), mentre il nonno era il mitico Bob, ministro della Giustizia e candidato alla presidenza trucidato nel 1968.
Nel mazzo ci sono poi Elizabeth Warren, tra i favoriti finché non ha fatto quella figuraccia epocale del test del dna per dimostrare di aver 1/64 o addirittura 1/1024 di antenati nativo-americani (come qualunque americano), Michael Bloomberg che ha investito oltre 100 milioni nella campagna di midterm a sostegno di candidati democratici. Ma un miliardario newyorkese che ha cambiato campo tra democratici e repubblicani c'è già, forse tra i due è meglio l'originale…
Il neosenatore degli Stati Uniti Cory Booker nel seggio dove ha votato
C'è Beto O'Rourke, il perdente di successo in Texas contro Ted Cruz, profilo perfetto e parlantina convincente (ma pur sempre un perdente), Cory Booker, senatore nero simpatico e telegenico che però sa di Obama dei poveri, Kamala Harris, senatrice nera e tosta che quasi sicuramente correrà alle primarie, ma partendo dalla California non sarà facile conquistare gli Stati in bilico che poi sono sempre più o meno gli stessi (Ohio, Pennsylvania e dopo il flop della Clinton anche Michigan e Wisconsin)
joe kennedy col prozio john
Nel delirio non mancano i nomi di Oprah, Tom Hanks, The Rock e George Clooney, buttati nella mischia da chi pensa che a una tv-star come Trump bisogna rispondere con una stella ancora più grossa. Ma se Donald ha dovuto lottare con unghie, denti e riporto contro il suo stesso partito che lo vedeva (e in parte lo vede ancora) come un corpo esterno, ostacoli simili potrebbe incontrarli un attore milionario che dal nulla si mette a ''rubare il lavoro'' ai politici di professione.
elizabeth warren alla convention democratica
Ovviamente, essendo i democratici diventati il partito del #metoo, anche in virtù di donazioni-monstre da gruppi di pressione femministi e lgbtq, sarà difficile non scegliere un candidato che ricada in qualche casella delle minoranze. Il profilo che eccita i millennials (che – solo in America! – ora sono più dei baby boomers, anche se votano in percentuali molto inferiori) è quello di una donna, ispanica/afro, relativamente giovane e con una piattaforma di sinistra. Praticamente l'opposto di Trump. I centristi/moderati/indipendenti esistono ancora? Chissà…
- DONALD GIÀ CORRE PER IL 2020 I DEM IN CERCA DELLO SFIDANTE
Flavio Pompetti per “il Messaggero”
LE STAR DI OPRAH: WILL E JADA SMITH, TOM HANKS E OPRAH
Mancano ventiquattro mesi alla prossima elezione. La mattina dopo il voto che ha cambiato l' assetto del congresso, gli Usa si sono risvegliati con la prospettiva che i due anni restanti nel mandato di Trump si riducano allo sterile impasse di aggressività e di acrimonia che è andato in scena ieri nella prima conferenza stampa del presidente, con Trump e i suoi fedeli al senato intenti a combattere i rappresentanti della camera a colpi di inchieste, piuttosto che dibattere e votare nuove leggi. Se questo sarà il rapporto tra la Casa Bianca e il legislativo, solo il nuovo voto presidenziale del 2020 potrà sbloccare la situazione.
dwayne the rock johnson
IL REFERENDUM
I repubblicani sono stati battuti nelle urne martedì, e hanno perso 20 seggi alla camera contro i due che hanno guadagnato al senato. Trump, che pure aveva investito la campagna del valore di un referendum sulla sua persona, per paradosso ne è invece uscito rafforzato, soprattutto in previsione delle prossime elezioni.
I candidati repubblicani che hanno accettato di porsi nel suo cono d' ombra sono stati in gran parte premiati dal voto, come il probabile governatore della Florida Ron De Santis, il senatore dell' Indiana Mike Brown, il deputato del Kentucky Andy Barr e almeno altri cinquanta politici conservatori premiati dalle urne. Altri che avevano rifiutato il suo abbraccio, come li ha derisi in pubblico lo stesso presidente ieri citandoli per nome, (Mia Love in Utah, Peter Roskam in Illinois, Erik Paulsen in Minnesota), non sono sopravvissuti alla scelta degli elettori.
george clooney 2
Questo vuol dire che la morsa con la quale Trump stringe il partito dal momento della sua prima vittoria nel 2016 si è fatta da ieri più serrata, e che la sua candidatura alla rielezione è diventata più probabile. Trump ha anche confermato ieri in modo molto casuale che offrirà di nuovo a Mike Pence la poltrona di vice: «Non ci avevo ancora pensato, che ne dici tu Mike, ci stai?» ha risposto alla domanda di un cronista.
I RIVALI
Per i democratici la scelta sarà molto più difficile. Trump si è dimostrato un formidabile animale politico nella scorsa campagna, e dal giorno dell' insediamento ha monopolizzato la scena mediatica con la sua personalità prorompente. Contro di lui la bonomia di Joe Biden potrebbe scivolare come l' acqua sull' olio. L' anziano ex vice presidente è stato pregato più volte in passato dalla direzione del partito democratico di salire sul carrozzone delle presidenziali, e ancora oggi risponde in modo dubitativo.
Al suo posto potrebbero tentare l' avventura due donne: la tenace paladina dei diritti della middle class Elizabeth Warren, o il volto nuovo e vincente della californiana Kamala Harris. Contro la prima gioca il risultato non entusiasmante che i candidati più progressisti hanno riscosso nel voto di martedì, a dispetto di poche, notevoli e colorite eccezioni.
jeff sessions donald trump
La seconda invece, ex State Attorney della California, ha le qualità per scendere nell' arena, e le ha messe in mostra con successo in un paio di sedute della commissione Giustizia, quando le è capitato di interrogare con piglio da procuratore Jeff Sessions e il suo vice Rod Rosenstein.
Dietro di loro resta la candidatura che sarebbe considerata paritaria con quella di Trump: Mike Bloomberg, molto più ricco e famoso dell' ex tycoon dell' immobiliare, e con un talento per la politica modellato da 13 anni di gestione da sindaco della città di New York.