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    INTERIORIZZARE LA SCHIAVITÙ - I DIPENDENTI DI AMAZON DICONO NO ALLA NASCITA DEL PRIMO SINDACATO INTERNO IN UN IMPIANTO IN ALABAMA - IL NO ARRIVA DOPO L'AMMISSIONE DA PARTE DEL GRUPPO DI BEZOS SUGLI AUTISTI COSTRETTI A FARE PIPÌ NELLE BOTTIGLIETTE IN AUTO O IN SITUAZIONI DI FORTUNA PER RISPETTARE LE TABELLE DI MARCIA DELLE CONSEGNE - IL SOSPETTO CHE AMAZON ABBIA FATTO PRESSIONI SUI LAVORATORI PER VOTARE NO...


     
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    Francesco Semprini per “la Stampa”

    dipendenti amazon dipendenti amazon

     

    I dipendenti di Amazon dicono no alla nascita del primo sindacato interno, confermando come le associazioni dei lavoratori fatichino ad affermarsi nell' industria tecnologica a stelle e strisce. A bocciare la creazione di una "union" nell' impianto Amazon di Bessemer, in Alabama è stato il referendum tenuto tra i lavoratori dello stesso stabilimento. Dei 3.041 voti, 1.798 sono stati contrari al sindacato e 738 a favore. Le restanti schede sono state invece contestate e quindi non conteggiate ma comunque il loro peso sarebbe irrilevante.

     

    consegne amazon consegne amazon

    I vertici del colosso guidato da Jeff Bezos tirano un sospiro di sollievo visto il precedente che avrebbe rappresentato la vittoria del sì su scala nazionale. Per i democratici che, a vario titolo, si erano spesi a favore di un sindacato, si tratta di una delusione, ancor di più dopo l' ammissione da parte dell' azienda sugli autisti costretti a fare pipì nelle bottigliette in auto o in situazioni di fortuna per rispettare le tabelle di marcia delle consegne.

     

    sciopero amazon sciopero amazon

    Vicenda che non è bastata però a creare una mobilitazione di base nello stabilimento, sebbene la consultazione sia stata costellata di polemiche su presunte pressioni esercitate dall' azienda sui lavoratori affinché votassero contro.

     

    «Non è vero», afferma Amazon in una nota respingendo le accuse del sindacato di categoria. «I nostri dipendenti hanno scelto di votare contro il sindacato», spiega la società con sede a Seattle precisando che l' esito del voto non è una vittoria. «Con noi lavorano più di un milione di persone e abbiamo creato 500 mila posti da quando è iniziato il Covid.

     

    i lavoratori di amazon i lavoratori di amazon

    Nonostante ciò siamo solo una piccola frazione della forza lavoro Usa. Ci sono 40 milioni di americani che guadagnano meno del salario di ingresso ad Amazon - aggiunge -. Accogliamo l' opportunità di condividere idee con tutti i politici che vogliono approvare una legge che garantisca un salario di almeno 15 dollari l' ora, la copertura sanitaria e i benefit».

     

    Sul voto erano puntati non solo gli occhi dell' America, perché l' esito avrebbe potuto avere in altre parti del pianeta. L' Europa in particolare sembra mostrare sensibilità sul tema, anche in Italia dove Amazon ha investito 5,8 miliardi di euro dando lavoro a 9.500 dipendenti. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, a seguito dello sciopero dei dipendenti del colosso dell' e-commerce, ha convocato un tavolo per la metà di aprile con azienda e parti sociali per l' avvio di un confronto.

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    La Gran Bretagna ha confermato la sua vocazione sindacale anche nel settore della gig economy col cambio di passo di Uber, che ha riconosciuto lo status di lavoratori dipendenti ai suoi autisti, da quello di collaboratori autonomi con cui erano inquadrati sino a marzo. In questo modo l' app di noleggio auto con conducente riconoscerà loro i benefici previsti, salario minimo, ferie retribuite e contributi pensionistici.

     

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    Diversa la situazione in California invece dove un referendum popolare ha bocciato la trasformazione dei conducenti da collaboratori esterni a dipendenti. Uber ha però deciso di conceder loro alcuni benefit, come l' assicurazione sanitaria, augurandosi che il "modello California" possa diventare uno standard nazionale. Per Google invece non ci sono stati impedimenti alla nascita di Alphabet Workers Union, il primo sindacato americano di un colosso della Silicon Valley.

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