Giuseppe Alberto Falci per “la Repubblica”
Si sacrificano le unioni civili per provare a incassare la riforma del Senato. Il rinvio al 2016 sembra ormai inevitabile. Troppo poco il tempo a disposizione per incastrare e approvare la legge Cirinnà. Secondo il calendario dei lavori di Palazzo Madama, il voto finale sulla riforma del Senato è fissato per il 13 ottobre. Ma l' aula dovrà subito cedere il passo alla sessione di bilancio. Una fase in cui il Parlamento non può discutere leggi che comportino spese.
MARIA ELENA BOSCHI AL GAY PRIDE VILLAGE DI PADOVA
Dunque, tutto congelato per i diritti delle coppie omosessuali. Che in un capitolo, quello sulla reversibilità delle pensioni, prevede delle uscite che impattano sulle casse dello Stato.
Lo strappo si consuma nella conferenza dei capigruppo di Palazzo Madama, che si è tenuta ieri attorno all' ora di pranzo. In quella sede il Pd e l' esecutivo propongono un calendario stringente: l' approvazione della riforma del Senato entro l' 8 ottobre. In questo modo Renzi e la sua squadra, come promesso a più riprese, avrebbero avuto disposizione una finestra di una settimana per portare in aula il testo sulle unioni civili. Ma dalla capigruppo di Palazzo Madama esce un altro esito. Il testo Cirinnà slitta al 14. E nel caos del Senato scoppia il finimondo. I vendoliani non ci stanno.
UNIONI CIVILI
E la capogruppo Loredana De Petris si scaglia contro il ministro Boschi, che ha accusato Sel di ostruzionismo: «Il vergognoso e maldestro tentativo del governo di far ricadere su Sel la colpa della mancata calendarizzazione del provvedimento. È da mesi che chiediamo che il ddl sulle unioni civili approdi all' esame dell' aula». Rincara la dose il capogruppo del M5S Gianluca Castaldi: «Parlate tanto di diritti civili e di povertà degli italiani ma in realtà non ve ne importa niente».
Immediata la replica del Pd. Risponde a muso duro il capogruppo, Luifgi Zanda: «Quello del M5S è ostruzionismo alla riforma, non altro. Il tema unioni civili è stato posto nella capigruppo sempre dal Pd e appena sarà terminato l' esame delle riforme chiederò di riconvocare la capigruppo per fissare la calendarizzazione del ddl in Aula». A questo punto l' iter del provvedimento sui diritti appare segnato. Nelle prossime due settimane potrà riunirsi la commissione giustizia, dove è incardinato il provvedimento.
MARIA ELENA BOSCHI AL GAY PRIDE VILLAGE DI PADOVA
D' altro canto, i senatori saranno impegnati nella votazione del ddl Boschi. Oltretutto, in commissione la situazione non è cambiata. Regna lo stallo. Ci sono ancora oltre mille emendamenti da smaltire. E le divisioni tra Pd e Ncd appaiono incolmabili. I centristi, guidati da Carlo Giovanardi, chiedono di modificare l' impianto della riforma. E minacciano di non votare la riforma. «Tanto se ne riparlerà nel 2016», sussurra un dem in Transatlantico.
Monica Cirinna Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi