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    “I DJ DI OGGI SONO DEI CLOWN” – CORRADO RIZZA, UNO DEI PROTAGONISTI ASSOLUTI DELL'ETÀ D'ORO DELLA NIGHT LIFE ROMANA (A CUI HA DEDICATO ANCHE IL DOC “ROMA CAPUT DISCO”) PARLA DELLA CRISI DELLE DISCOTECHE (QUESTA ESTATE GLI INGRESSI SONO CALATI DEL 30% RISPETTO AL 2022) – "I LOCALI NON HANNO IDENTITÀ MA FORSE È CAMBIATO ANCHE IL MODO DEI GIOVANI DI FRUIRE LA MUSICA" – LINUS (RADIO DEEJAY) PARLA DI UNA “MANCANZA DI VISIONE IMPRENDITORIALE IN ITALIA RISPETTO ALL'ESTERO DOVE LE COSE VANNO MOLTO MEGLIO”


     
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    Estratto dell'articolo di Mattia Marzi per “il Messaggero”

     

    corrado rizza corrado rizza

    Corrado Rizza, classe 1961, è stato uno dei protagonisti assoluti dell'età d'oro della night life romana (alla quale ha dedicato anche il documentario Roma Caput Disco, lo scorso anno), tra gli Anni '80 e '90. Da Miami, dove vive da anni e continua a lavorare come dj, dice la sua.

     

    Cosa manca al mondo delle discoteche?

    «Grandi imprenditori illuminati, come lo era a Roma Giancarlo Bornigia, fondatore del Piper e del Gilda: personaggi come lui sapevano dare ai locali un'identità».

    Si spieghi meglio.

    «Oggi andare in una discoteca significa come andare a mangiare in un ristorante senza sapere cosa propone il menu: carne, pizza, pesce, hamburger. I club non hanno identità. Prima si sceglievano i locali in base al tipo di musica che si voleva ascoltare. L'immagine del locale coincideva con il dj. Eravamo tutti professionisti: i giradischi erano strumenti difficili da maneggiare. I dj di oggi hanno del clownesco».

    discoteche italia anni 90 1 discoteche italia anni 90 1

     

    In che senso?

    «Sono degli intrattenitori: "Su le mani, giù le mani". Così sono bravi tutti. Forse è cambiato anche il modo dei giovani di fruire la musica».

     

    Come si può invertire il trend, allora?

    «Aiutandoli a farsi una cultura di quello che può essere il gusto della vita notturna. Motivo per il quale mi sto battendo per far intitolare una strada o una piazza al grande Marco Trani: raccontiamo ai giovani chi sono stati i grandi di questo mondo, facciamogli scoprire il piacere di andare in discoteca per ascoltare e ballare buona musica.

     

    marco trani dago corrado rizza marco trani dago corrado rizza

    La cultura dei selfie ha ucciso anche questo aspetto delle nostre vite. Una volta si andava in discoteca per godersi quei momenti di libertà, di svago. Non c'erano dj influencer, come oggi, che spingono i giovani ad andare nelle discoteche solo per portarsi a casa un selfie».

     

    (…)

     

    DISCO, LA PISTA SI SVUOTA

    Estratto dell'articolo di Mirco Paganelli per “il Messaggero”

     

    Non brillano più le luci dello stroboscopio come un tempo, quando la discoteca era il perno del divertimento notturno. Quest'estate in Italia gli ingressi sono stati addirittura il 30% in meno rispetto all'anno scorso. Un dato significativo su cui può avere inciso il generale calo del turismo e l'inflazione. Negli anni scorsi c'è stato il tracollo con la pandemia, ma un certo calo è stato osservato da prima. Dopotutto l'offerta d'intrattenimento si è negli anni diversificata.

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    Alla Generazione Z piace frequentare ristoranti diventati sempre più curati e sono esplose mode come chiringuiti, feste in campagna e feste in villa, non sempre, però, all'insegna della legalità. «L'abusivismo dilaga», denunciano i gestori dei locali da ballo.

     

    Ma è solo colpa della concorrenza sleale o siamo entrati in una nuova epoca? Durante la pandemia le discoteche sono state le prima attività a chiudere e le ultime a riaprire. Oltre al danno economico, si sono perse "annate" di giovani che non hanno maturato l'abitudine alla pista da ballo, bensì alla movida da strada, agli eventi all'aperto, meglio se gratis. LA

    corrado rizza marco trani roberto d'agostino corrado rizza marco trani roberto d'agostino

     

     «Sono cambiate le mode e i costumi», spiega Andrea Esu, fondatore di Spring Attitude, il festival che a Roma richiama ogni anno migliaia di appassionati. «Il fulcro è l'esperienza, condividere la stessa passione con altri che si ritrovano in uno stesso posto. Il nostro rimpianto? Woodstock», rivela Esu. Il motivo di aggregazione non è più solo il luogo fisico: conta l'esperienza, la qualità dell'offerta. «Nel settore c'è una stanca generale ammette Tito Pinton, da 30 anni imprenditore del settore con due locali a Padova - e poi ci sono gli improvvisati che aprono e chiudono, ma oggi conta la qualità. Se la tieni alta, lavori».

     

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    Però non si fanno più i numeri di serate di un tempo. A Riccione lo storico Cocoricò teneva aperto praticamente tutte le sere d'estate. Quest'anno si è limitato a 20 serate. «Non possiamo più fari i numeri di un tempo perché c'è un calo demografico spiega ancora Pinton -. Gli anni del Boom economico hanno riempito i locali fino agli anni '90. Oggi quei numeri non si posso più fare perché mancano i giovani». Per loro, poi, si è moltiplicata l'offerta alternativa, come pub e chioschi con dj set e musica fino a tardi. Non tutti con la licenza per il ballo. «Non è il modello discoteca ad essere in crisi, ma il mercato delle discoteche», puntualizza il presidente del Silb-Fipe Emilia-Romagna Gianni Indino.

     

    Fiorello Corrado Rizza Franco Nocera Claudio Cecchetto Fiorello Corrado Rizza Franco Nocera Claudio Cecchetto

    La causa? «Il proliferare dell'abusivismo. Non possiamo fare più di una serata a settimana per via dei molti eventi illegali persino ben visti da una parte della società», sostiene Indino, che chiede rispetto per l'industria delle notte. «Genera posti di lavoro ricorda -. Oggi ci vuole coraggio per investire in una discoteca quando il locale vicino fa l'abusivo e le amministrazioni fanno spallucce», denuncia.

     

    (…) I locali da ballo, dunque, sono in declino? A rilevare il fenomeno è stato di recente anche lo storico direttore di Radio Deejay, Linus, da anni presente a Riccione con i concerti della sua radio. Lui ha più volte parlato di una «mancanza di visione imprenditoriale» in Italia rispetto all'estero. Lì «le cose vanno molto meglio».

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