PAOLO TOMASELLI per il Corriere della Sera
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Può darsi che abbia ragione il c.t. Mancini, anche se la sua sembra più una speranza che una certezza: «Donnarumma non sta giocando perché è arrivato un po' in ritardo rispetto agli altri compagni del Psg. Solo per questo». Ma le immagini del migliore giocatore dell'Europeo in panchina anche domenica sera a Reims con le braccia incrociate sono preoccupanti, perché Gigio non sprizza gioia (come testimonia la sua faccia all'ingresso a Coverciano).
E sono anche paradossali: dopo la notte magica di Wembley contro l'Inghilterra, dopo le parate decisive contro il Belgio e la Spagna, dopo insomma che tutta l'Europa calcistica ha scoperto definitivamente le sue qualità, Donnarumma se ne sta in panchina senza sapere se e quando si alzerà per giocare.
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Di sicuro lo farà dopodomani a Firenze contro la Bulgaria. Ma che la Nazionale campione d'Europa diventi il rifugio e la consolazione del portiere che ha lasciato il Milan a parametro zero per andare a Parigi, non può certo bastare al giocatore né lasciare tranquillo il c.t. Non dovrebbe rendere sereno nemmeno Mino Raiola, il superprocuratore che ha dirottato il suo assistito lontano da San Siro, per una scelta più carica di dubbi a breve termine che di soldi. Il fatto di non avere il posto garantito può essere uno stimolo per crescere ancora, non solo tecnicamente ma anche nella personalità, questo è chiaro.
Davanti a sé però Donnarumma non ha un portiere qualsiasi, anche se certi segnali come l'errore di domenica sul gol del Reims poi annullato per fuorigioco, fanno pensare che la parabola di Keylor Navas possa avere iniziato la sua fase discendente. Il costaricano ha scalato il grande calcio centimetro per centimetro, dal Deportivo Saprissa al Santiago Bernabeu, guidato da una fede incrollabile in Dio e in se stesso. Al Mondiale 2014 con le sue parate ha trascinato i Ticos, anche a spese dell'Italia, fino a un passo dalle semifinali. E con il Real Madrid ha vinto tre Champions consecutive e non certo da comprimario nello squadrone di Ronaldo e Sergio Ramos, il Capitano che ora è finito proprio al Psg.
DONNARUMMA IN PANCHINA PSG
Sul fatto che Donnarumma sia fortissimo e Navas, a quasi 35 anni, possa non essere più quello degli anni d'oro del grande Real, ci sono pochi dubbi. Ma ce ne sono ancora meno sul fatto che Keylor - con 81 gare giocate in Champions, torneo nel quale Gigio deve ancora debuttare - sia un leader dello spogliatoio parigino, dove la lingua più utilizzata è di gran lunga lo spagnolo. Nella foto dei festeggiamenti a Reims, dove si celebrava l'esordio di Messi più che la vittoria in sé, Leo viene abbracciato da Neymar: dietro ai due fenomeni, quasi a fare da protettore (o invocarne la protezione), c'è proprio Navas, descritto come un atleta di feroce determinazione.
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Di Donnarumma invece non c'è traccia nella storica immagine: «La concorrenza c'è in tutte le squadre e non mi crea problemi. Però sono venuto a Parigi per giocare» aveva detto l'azzurro nei giorni scorsi, funestati anche dalla scomparsa dello zio Ferdinando annunciata su Instagram e dagli striscioni di insulti e minacce esposti a Milano. Non resta che aspettare le risposte del campo per tornare a sorridere: Navas sarà impegnato con Panama, Messico e Giamaica nelle qualificazioni mondiali fino al 9 settembre. Sabato 11 c'è Parigi-Clermont al Parco dei Principi: da quel giorno, oltre che lo stadio di Messi, potrebbe diventare il giardino di Gigio.
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