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    MA LA SICUREZZA SUL LAVORO E' RIMASTA LETTERA MORTA? PERCHE' I DUE OPERAI CHE IERI A MILANO SONO PRECIPITATI NEL VUOTO DA 20 METRI DI ALTEZZA MENTRE INSTALLAVANO LA CABINA DI UN ASCENSORE ERANO SOSPESI NEL VUOTO SENZA IMBRAGATURE? - JAROSLAV MARNKA, SLOVACCO DI 55 ANNI, E' MORTO SUL COLPO, MENTRE IL COLLEGA CONNAZIONALE 26ENNE E' IN CONDIZIONI MOLTO CRITICHE...


     
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    Cesare Giuzzi per il corriere.it

     

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    Lavoravano in piedi sul tetto dell’ascensore, sospesi nel vuoto a venti metri d’altezza. Stavano installando la cabina dell’elevatore trattenuta soltanto da un cavo d’acciaio collegato a un verricello.

     

    Era la terza volta ieri, i primi due ascensori del «Palazzo di Fuoco» di piazzale Loreto erano stati posizionati senza problemi. Alle 13.50 di venerdì 11 febbraio, però, la tragedia con il cavo che si sgancia e la cabina che precipita trascinando anche i due tecnici. Non erano imbragati, non erano assicurati ad alcuna corda di sicurezza, erano semplicemente lì, in piedi sul tetto di una cabina sospesa nel vuoto.

     

    Jaroslav Marnka, tecnico slovacco di 55 anni, è morto sul colpo. Mentre il collega connazionale 26enne L. M. è ricoverato all’ospedale di Niguarda in condizioni molto critiche: ha lesioni al volto, al torace, al bacino e a una gamba. I medici lo hanno operato nella speranza di ridurre le lesioni interne. Le indagini della procura, con il dipartimento Tutela salute e lavoro dell’aggiunto Tiziana Siciliano, dovranno ora chiarire cosa abbia provocato la caduta dell’ascensore.

     

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    La ricostruzione dell’incidente

    In particolare perché il cavo che reggeva la cabina si sia spezzato o distaccato dal verricello e come mai i «pattini» dei freni automatici non siano entrati in funzione per fermare la caduta proseguita per cinque piani, fino al suolo. Il pm di turno Ilaria Perinu ha disposto il sequestro di tutta la colonna del vano ascensore e dopo le prime relazioni degli investigatori, i magistrati dovranno disporre le consulenze tecniche. Sarà quindi necessario procedere anche con iscrizioni nel registro degli indagati a garanzia per svolgere gli accertamenti.

     

    Il cantiere e il subappalto

    I due tecnici lavoravano per una ditta slovacca che stava eseguendo i lavori per il colosso Schindler, multinazionale che ha sede anche a Concorezzo, a loro volta incaricati dal costruttore Percassi. Alla società erano stati affidati i lavori in subappalto per l’installazione dei sette ascensori della palazzina, sventrata e ristrutturata negli ultimi tre anni. In buona parte del piano terra i lavori sono ormai conclusi e sul lato di via Padova sono aperti alcuni esercizi commerciali.

     

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    Negli uffici ai piani superiori si sta invece lavorando all’allestimento degli impianti. I colleghi, sconvolti, hanno raccontato che i due tecnici stavano lavorando «senza imbragature» perché si trattava di operazioni «non pericolose» che venivano eseguite in condizioni di sicurezza nonostante gli operai non avessero alcuna protezione in caso di caduta. Anche per questo motivo i tecnici dell’Ats stanno verificando le esatte procedure previste per l’installazione degli ascensori.

     

    Le verifiche sulla sicurezza

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    Che il sistema adottato non abbia funzionato è purtroppo ormai evidente. Ora i magistrati dovranno capire se si sia trattato di imprudenze dei due operai o se sia stata l’azienda ad aggirare le norme, magari per velocizzare l’installazione degli impianti. L’edificio di viale Monza 2 è noto con il nome di «Palazzo di fuoco» perché al tramonto le vetrate assumono una colorazione rosso-arancione.

     

    Progettato da Giulio Minoletti e Giuseppe Chiodi, il palazzo è stato costruito fra il 1958 e il 1961. Gli architetti che hanno firmato il restyling sono Antonio Gioli e Federica De Leva, dello studio Gbda architects, incaricati da Kryalos sgr, che gestisce il Fondo immobiliare All star.

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