Niccolò Carratelli per "la Stampa"
migranti lampedusa 12
I flussi migratori sono tornati ai livelli pre pandemia. Ma non sono nemmeno lontanamente paragonabili a quelli che registravamo 4 o 5 anni fa, prima che l'accordo tra Unione europea e Turchia frenasse la rotta balcanica e che il memorandum sottoscritto tra Italia e Libia limitasse le partenze nel Mediterraneo centrale. Gli ultimi dati dell'agenzia europea Frontex rischiano di essere fuorvianti, perché prendono come riferimento il 2020, l'anno delle frontiere chiuse per tutti, non solo per i migranti. Il numero di attraversamenti illegali verso l'Europa (attraverso tutte le rotte) nei primi cinque mesi del 2021 ha superato quota 47 mila, quasi il 50% in più rispetto al totale di un anno fa.
migranti SULLA ROTTA BALCANICA
Di questi, quasi 15 mila sono avvenuti sulla rotta balcanica (+104%). Guardando, invece, agli arrivi via mare in Italia, quelli registrati dal ministero dell'Interno al 23 giugno sono 19.360, mentre lo stesso giorno, nel 2020, erano circa un terzo: 6.353. Ma, per capirci, a giugno 2017, prima che si vedessero i risultati della strategia predisposta dall'allora ministro Marco Minniti, i migranti sbarcati nel nostro Paese erano stati più di 83mila. «L'emergenza non è numerica ma umanitaria e operativa - spiega Flavio Di Giacomo dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) - perché in meno di 6 mesi abbiamo stimato 689 morti in mare e 14.388 migranti intercettati e riportati nell'inferno della Libia da cui scappavano».
Migranti Libia
Le condizioni disumane di detenzione che queste persone subiscono in Libia sono il vero fattore di spinta alle partenze, «non certo le Ong, che ormai sono sempre meno presenti, anche per questo serve un meccanismo europeo di soccorso». Dall'altra parte ci sono 4 milioni di rifugiati bloccati da anni in Turchia, primo Paese al mondo per numero di richiedenti asilo: «Magari stanno un po' meglio che in Libia, ma non sono tutelati a livello sociale ed economico, sono solo parcheggiati, lì non hanno un futuro», spiega Gianfranco Schiavone, dell'Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione (Asgi).
traffico migranti libia 5
Il rinnovo dell'accordo tra Bruxelles e Ankara, di fatto, riproporrà un «film già visto, che punta solo al contenimento dei flussi, senza dare una prospettiva, non si parla nemmeno più di reinsediamenti dei migranti, previsti nel 2016 ma mai realizzati».
la rotta balcanica dei migranti
Gli arrivi in Europa e in Italia lungo la rotta balcanica, in questi primi mesi del 2021, sono ovviamente superiori a quelli del 2020, ma in linea con quelli pre-Covid registrati nel 2019, pur con un trend in aumento a maggio e giugno, tanto che l'Asgi stima un possibile +20% alla fine dell'anno. Parliamo, comunque, di poche migliaia (nel 2020 sono stati poco più di 7 mila), anche se sono certamente numeri parziali, perché quelli che vengono registrati sono solo una parte di quelli che riescono a entrare in Europa via terra, da una delle frontiere disponibili.
la rotta balcanica dei migranti1
Tra le ultime prese di mira, quella della Lituania, il cui presidente, Gitanas Nauseda, a margine del Consiglio europeo, ha accusato la Bielorussia di favorire gli "attraversamenti illegali": «Ho informazioni riguardo a 1.500 iracheni in attesa a Minsk, pronti a passare il confine», ha detto.
Del resto, l'identikit di chi parte è sempre lo stesso: afgani, pakistani, iracheni, siriani, in misura minore iraniani. Soprattutto giovani, tra i 18 e i 25 anni. «All'origine di queste migrazioni, ci sono dinamiche pluriennali che si trascinano, crisi mai risolte in Medio Oriente come in Africa», spiega Schiavone. Con il ritiro delle truppe alleate dall'Afghanistan, il quadro rischia di complicarsi ulteriormente. Secondo un'analisi dell'intelligence americana, rivelata dal Wall Street Journal, i talebani potrebbero riprendere il controllo del Paese dopo 6-12 mesi dalla partenza dell'ultimo soldato, prevista simbolicamente l'11 settembre.
TALEBANI IN AFGHANISTAN
«È chiaro che non ci si sta ritirando da un Paese stabilizzato - ragiona Schiavone - gli afgani già ora rischiano di essere vittime di violenze e attentati, ma vanno incontro a un peggioramento delle condizioni di vita e alla compressione di diritti e libertà. Tutte le analisi sono pessimiste sull'evoluzione: il numero