Mauro Zanon per ‘Libero Quotidiano’
LE GOUTTE DOR A PARIGI
Fino agli anni Ottanta, è stato il cuore della Parigi operaia, un quartiere popolare dove le piccole drogherie coi prodotti del terroir affiancavano succulente formaggerie, e i macellai tradizionali ostentavano con orgogio la loro carne. Oggi, invece, la «Goutte d'or», zona situata a est della collina di Montmartre, è soprannominata «Little Africa», e non solo perché trabocca di ristoranti e negozi arabo-afriani, ma anche perché i bianchi, i francesi «de souche», come si dice a Parigi, sono spariti.
Il settimanale Valeurs Actuelles ha pubblicato nel suo ultimo numero un' inchiesta choc sulla situazione di questo quartiere etnico del Diciottesimo arrondissement di Parigi, dove i bianchi non sono più i benvenuti, soprattutto se vanno lì per cercare lavoro. «Parlarne, significa già essere razzisti. Eppure la discriminazione contro i bianchi durante i colloqui di lavoro è una realtà ben radicata nella società francese», racconta la rivista parigina.
LE GOUTTE DOR A PARIGI
Nel quartiere della Goutte d'or, la goccia dorata, pullulano i negozi che vendono carte sim per gli stranieri, che ti sbloccano illegalmente gli smartphone, spesso rubati e rivenduti nei piccoli traffici locali, e «non c'è un solo bianco», testimonia il giornalista del settimanale parigino. L'unico è proprio lui, che, indossando i panni del disoccupato alla ricerca di un lavoro, prova a fare il giro degli esercizi depositando il suo curriculum vitae. «Per lavorare qui, sarebbe meglio conoscere il nostro tipo di clientela», gli dice un venditore di telefonini, lasciando intendere molte cose dietro quel «nostro tipo di clientela».
LE GOUTTE DOR A PARIGI
Una commessa di un negozio di vestiti congolesi, maggioritari a «Little Africa», gli ride in faccia quando si presenta con il suo viso occidentale, chiedendogli se è un turista. Un pescivendolo africano lo cacca via un po' bruscamente dicendogli che assume soltanto «giovani che lavorano duramente» e una dipendente di un salone di bellezza per donne nere gli fa questa domanda: «Da dove salti fuori? Da Jean-Louis David? Mi sbaglio o in quei saloni non ci si occupa dei capelli afro?». E ancora: «Il vostro profilo è un po' classico. Noi, abbiamo dei metodi differenti, degli ambienti differenti...la messa in piega, da noi, si fa diversamente». Il cv modello dell' aspirante parrucchiere si rivela terribilmente inutile.
RAZZISMO
LE GOUTTE DOR A PARIGI
Alcuni, addirittura, gli dicono no subito dopo aver sentito il suo nome occidentale: «Il posto è già occupato». Durante la sua peregrinazione alla Goutte d' or, il giornalista francese si ferma in un bar à chicha, noti in Francia per essere frequentati prevalentemente da individui di origini arabo-africane. «Per servirti il tè alla menta, preferisci Rachid o Asterix?
LE GOUTTE DOR A PARIGI
Ti assicuro che il cliente preferisce Rachid, così come preferisce Chang nei ristoranti cinesi o Erwan nelle creperie», dice Bilal, un cameriere maghrebino, al giornalista di Valeurs Actuelles, prima di aggiungere: «È chiaro che quell'abitudine di "assumere l' amico della banlieue" esiste, ma le vittime del reato di brutta faccia durante i colloqui di lavoro sono anzitutto gli arabi. È normale che tra di noi ci si aiuti». Vittimizzazione e tribalismo, «"legittima" cooptazione dinanzi alla solidarietà dei "Galli" che rifiuterebbero di assumere le giovani musulmane velate», scrive il giornalista di Valeurs Actuelles.
LE GOUTTE DOR A PARIGI
«WHITE FLIGHT»
A Montpellier, David, 36 anni, ex addetto alla sicurezza in alcuni negozi racconta che oggi nel quartiere africano dove lavorava non mette più piede. «C' è un insieme di paura e vergogna nei bianchi vittime di discriminazione al lavoro», spiega Laurent de Béchade, presidente dell' Organisation de lutte contre le racisme anti-blanc. Il white flight, la fuga dei bianchi dai quartieri invasi dagli immigrati, è direttamente legata alle discriminazioni.