Giacomo Amadori per “la Verità”
renzi alla leopolda 9
Il Tribunale del Riesame di Firenze ha dato ragione ai pm che indagano sulla fondazione renziana Open, individuandola come articolazione di partito.
A dicembre Matteo Renzi si era ribellato a questa interpretazione: «Siamo in presenza di un vulnus al gioco democratico», si era lamentato di fronte a tale «equiparazione». E aveva attaccato il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, e l' aggiunto Luca Turco, «rei» di aver fatto perquisire i finanziatori di Open, cassaforte dell' attività del fu Rottamatore.
matteo renzi leopolda 2017
In Senato Renzi era stato teatrale: «Se ai pm affidiamo la titolarità dell' azione politica decidendo (facendo decidere loro, ndr) che cosa è politica e che cosa no, quest' aula () fa un passo indietro per pavidità».
Ma veniamo alle motivazioni, depositate il 23 gennaio, con cui il Riesame ha spiegato la conferma dei decreti di sequestro del novembre scorso, respingendo i ricorsi di otto imprenditori perquisiti e dell' ex consigliere di Open Marco Carrai. La corte presieduta da Elisabetta Pioli ha ricevuto i pareri pro veritate di tre illustri professori, i quali, su incarico di Carrai, hanno provato a smontare la sopracitata equiparazione.
I tre luminari del diritto sono l' ex ministro della Giustizia del governo Prodi Giovanni Maria Flick, Giulio Ponzanelli e Domenico Pulitanò. In udienza hanno spiegato che dopo la totale abolizione del 2017 del finanziamento pubblico ai partiti, è stata «rafforzata la regolamentazione prevista per i finanziamenti privati ai partiti». Ecco così spiegata la corsa alla ricerca di nuove forme per finanziare la politica. Tra queste le fondazioni.
ALBERTO BIANCHI
Che, però, per i tre professori non possono essere accomunate ai partiti o ad articolazioni di partito, se non «a partire dall' entrata in vigore della legge 9 gennaio 2019», la cosiddetta Spazzacorrotti. Sarebbe quindi da escludere che tra il 2012 e il 2018 (periodo delle erogazioni sotto esame) si potesse applicare a Open la norma penale relativa al finanziamento illecito ai partiti. Per il Riesame, però, «l' assunto difensivo non può essere condiviso» poiché «sulla base degli esiti dell' attività investigativa svolta, la Fondazione Open appare aver agito come "articolazione" di partito politico».
A novembre Renzi aveva twittato: «Che Open dovesse finanziare la mia attività politica era scritto nello statuto». E allora i giudici hanno preso lo statuto e lo hanno letto. C' è scritto che tra gli obiettivi ci sono «promuovere un ricambio generazionale» nella politica italiana, elaborare analisi e ricerche in svariati settori, favorire la partecipazione delle persone alle decisioni politiche, suggerire modelli di organizzazione volti a «favorire prosperità economica, sostenibilità ambientale e inclusione sociale di identità diverse».
GIUSEPPE CREAZZO
Se questi lodevoli proponimenti sono «pacificamente lo scopo istituzionale» di Open, osservano i giudici, negli archivi della fondazione si trovano «riferimenti» non tanto a meritevoli attività scientifiche e culturali, ma al finanziamento dell' azione politica di singoli uomini di partito.
Le toghe citano quanto emerso dal materiale sequestrato: i soldi di Open sono stati utilizzati per pagare le spese delle primarie del 2012 dell' ex premier contro Pier Luigi Bersani, per sostentare «il comitato per Matteo Renzi segretario», per rimborsi spese a favore di «parlamentari». Inoltre «la Fondazione Open ha messo a disposizione di parlamentari carte di credito e bancomat».
ALBERTO BIANCHI E MARIA ELENA BOSCHI
Per questo i giudici ribadiscono: «Tali esiti investigativi consentono di configurare il fumus del reato contestato, in quanto la fondazione Open appare aver agito, a prescindere dal suo scopo istituzionale, quale articolazione di partito».