Mirko Molteni per “Libero quotidiano”
«Ministro, ci penso io». È il succo del potere in penombra del capo di gabinetto, il segretario assegnato a ogni ministro della Repubblica, e prima ancora del Regno d' Italia. Un professionista che sopravvive agli esecutivi formando una sorta di tecnocrazia. Sentenzia uno di tali segretari sotto anonimato: «Il ministro inesperto è come un pulcino spaurito. Ha bisogno di mamma chioccia che lo accompagna, ma non ama essere strattonato. Eccomi, sono io la chioccia ideale».
Tale Anonimo ha raccontato esperienze proprie e dei colleghi al giornalista Giuseppe Salvaggiulo, che ne ha tratto un libro insieme illuminante e spassoso, Io sono il potere, edito da Feltrinelli (pagine 288, euro 18).
IO SONO IL POTERE CONFESSIONI DI UN CAPO DI GABINETTO
Fu nel 1888 che il primo ministro Francesco Crispi istituì i segretari particolari dei ministri, arroccati nei "gabinetti", i camerini attigui all' ufficio del capo. Già nel 1898 il giurista Cesare Rosmini lamentava: «I gabinetti si sono moltiplicati in una serie di camere e cameroni e il segretario particolare ha preso il titolo di capo di gabinetto». «Fino al 1945», spiega l' Anonimo, «i capi di gabinetto erano fedelissimi collaboratori dei ministri.
Ma l' amministrazione li viveva come un' imposizione politica e si ribellava. Nel dopoguerra, al contrario, erano burocrati promossi. Ma così i politici si sentivano prigionieri dell' amministrazione. Ora il 90 % dei capi di gabinetto arriva dall' esterno».
LA CENA
I governi passano ma loro restano, così potenti da proporre ipotesi di esecutivo. Nel maggio 2018, di fronte allo stallo delle trattative fra Lega e M5S, «alcuni di noi si prodigarono per far nascere il governo Cottarelli». Stesero una lista di possibili ministri fra cui, alla Salute il presidente dell' Istituto Superiore di Sanità, e rappresentante dell' OMS, Walter Ricciardi e allo Sport la campionessa Bebe Vio. Altri segretari propiziarono invece i contatti Lega Nord-M5S, talchè «chi era rimasto nelle grazie di Salvini e Di Maio si ritrovò capo di gabinetto dei ministeri principali».
sergio mattarella carlo cottarelli
Narra l' Anonimo: «La sera che fu annunciato l' incarico a Cottarelli eravamo a cena. Ci bastò un sms a un futuro ministro della Lega per intuirne l' epilogo. "Che succede?".
"Tenetevi pronti". La nascita di un governo è il momento in cui ci si guarda allo specchio e si fanno i conti, come nell' ascensore dopo una serata tra pokeristi». Così nacque il primo governo di Giuseppe Conte.
A ogni nuovo esecutivo scatta sempre una gara fra gli aspiranti sottosegretari nel proporsi ai neonominati ministri. Se gli inesperti sono facilmente influenzabili nel guazzabuglio del Palazzo, ci sono ministri che sanno già dove andare a parare, come Dario Franceschini, che appena ritornato ai Beni Culturali nel 2019 «in un paio d' ore ha coperto tutte le caselle dell' organigramma».
carlo cottarelli al quirinale
Ma, dice il nostro Anonimo, «Franceschini è un' eccezione», poiché: «oggi è raro che i ministri sappiano come e chi scegliere come capo di gabinetto. Capita spesso, in quella che chiamano orribilmente Terza Repubblica, che un ministro non sappia nemmeno che cos' è un capo di gabinetto. Figurarsi se può conoscere qualcuno destinato a diventare la sua ombra». Acuta pare se non altro la risposta che Elsa Fornero diede nel 2011 a un suo aspirante capo di gabinetto nei primi giorni della sua nomina a ministro: «Lei in due giorni mi ha detto troppe volte: non si preoccupi, ministro. E invece io so una cosa: che mi devo preoccupare di tutto».
PERIPEZIE
Certi segretari, poi, sono estenuati da curiose peripezie. L' Anonimo narra che nel 2000 il ministro dell' Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio ordinò al suo segretario Roberto Benedetti, già magistrato della Corte dei Conti, di salvare dall' abbattimento una ventina di vecchi cavalli dall' Esercito.
Per il segretario fu un' impresa poichè l' Esercito non poteva semplicemente donarli, si doveva fissare un prezzo. Fu la prima di varie complicazioni, dall' aggiunta di un mulo al pacchetto alle acrobazie burocratiche, dalle responsabilità di prelevamento e trasporto degli animali alle perplessità della Forestale, che non sapeva che farsene.
luigi di maio giuseppe conte matteo salvini
Quando Pecoraro Scanio lo incaricò di salvare anche i cavalli di carabinieri, polizia e finanza, «Benedetti trattenne a stento un pianto isterico, diede le dimissioni e tornò alla Corte dei Conti».
E l' Anonimo? Rivela d' aver sospeso il decollo da Fiumicino di un aereo diretto a Bruxelles perchè il "suo" ministro, già a bordo, aveva dimenticato il cappotto: «Che fa un capo di gabinetto? Corre a Fiumicino? Certo che no. Ci vuole l' intuizione. Il guizzo. Chiamai il capo scalo della compagnia aerea e il capo del posto di polizia a Fiumicino. Il decollo fu ritardato di dieci minuti, tempo necessario perché un agente recuperasse il loden e scortato dal capo sicurezza dell' aeroporto lo consegnasse al proprietario».