Estratto dell'articolo di Simone Canettieri per “il Foglio”
giuseppe conte alla camera
Dipendenti malpagati per le mansioni che svolgevano. Contributi versati nella cassa previdenziale sbagliata. E poi una lunga trattativa con i sindacati appena scattò il licenziamento collettivo. No, non è il riassunto delle acrobazie societarie di Daniela Santanchè, ma una storia che spunta dalla Camera.
E in particolare dal mondo del M5s. Il gruppo parlamentare dei grillini nella passata legislatura, quella che li lanciò nel 2018 al 33 per cento, per cinque anni ha assunto giornalisti nell’ufficio comunicazione di Montecitorio con contratti di collaborazione di pochi mesi, rinnovabili di volta in volta, e soprattutto inquadrandoli come amministrativi.
A quel punto il sindacato Stampa romana riesce a ottenere per i giornalisti non inquadrati un accordo tutto sommato buono. Loro firmano un “tombale” che li obbliga a non rivendicare gli arretrati in compenso riescono a ottenere quattro mesi (invece di otto per i giornalisti assunti) per il licenziamento senza preavviso.
DANIELA SANTANCHE
E in più la disoccupazione dell’Inpgi di due anni. Ci hanno rimesso soldi e tanti, ma alla fine hanno ottenuto qualcosa rispetto al trattamento di fine rapporto se fossero passati per normali amministrativi. Tutto succedeva ai tempi in cui il M5s voleva abolire la povertà e promuoveva il Decreto dignità. La storia ritorna oggi come un boomerang con i grillini che chiedono le dimissioni della ministra Santanchè per come gestiva i suoi dipendenti.