Marco Travaglio per il “Fatto Quotidiano”
massimo d'ALEMA rondolino VELARDI
C' erano una volta due guitti che, spacciandosi per giornalisti, riuscirono a entrare nelle grazie di Massimo D' Alema e fecero carriera: Fabrizio Rondolino, ex cronista dell' Unità, e Claudio Velardi, già segretario del Pci in Basilicata e già assessore di Bassolino a Napoli (per un solo mese, poi dovette dimettersi per un soppalco abusivo in casa sua).
Nel 1998 entrarono nel mitico "staff" di Palazzo Chigi, definito da Guido Rossi "una merchant bank dove non si parla inglese". Di lì infatti passavano molti affari e poche idee, ancor meno numerose dei loro capelli, tant'è che i due passarono alla storia come "i Lothar". Contraddicendo De Andrè, il duo comico dispensò al Conte Max sia cattivi consigli sia cattivi esempi, aiutandolo a raggiungere la totale rovina, come se non potesse farcela benissimo da solo.
RONDOLINO E VELARDI
Lo convinsero che la sinistra non esiste più, che aveva ragione Craxi, che B. è un innovatore, che la Costituzione è una ciofeca, l'Ulivo una truffa, Prodi un usurpatore e che gli italiani volevano una sola cosa: D' Alema premier, presidente, re, imperatore, papa. Non che lo facessero per disinteressata convinzione: come tutti i mediocri che, per mancanza di talento, fanno carriera a colpi di lingua, sognavano una bella poltrona dorata e ben remunerata di gran ciambellani o giullari di corte. Per la bisogna, Rondolingua convinse D' Alema a sputtanarsi cucinando un risotto a Porta a Porta e cantando C'era un ragazzo con Gianni Morandi.
D'ALEMA A PALAZZO CHIGI CON RONDOLINO, VELARDI, LATORRE E CASCELLA - 1998
Adulardi fu sorpreso da Striscia la Notizia a infilare un cuscino sotto le terga del Capo che smadonnava per la sedia "floscia" che lui aveva riservato per un imperdibile videomessaggio alla Nazione. Una scena mortificante, molto simile a quella di Fantozzi al casinò, umiliato dal Megadirettore Clamoroso duca-conte Pier Carlo ing. Semenzara che gli urla: "E la smetta di toccarmi il culo!".
Poi i Ric e Gian della sinistra spremono le loro fertili meningi a rischio di un' ernia al cervello e distillano un memorabile documento, "D' Alema99", con perle di rara saggezza: "D' Alema correrà per il Quirinale… L' immagine della first family, e bella, è un fattore essenziale nell' elezione diretta… D' Alema, l' uomo che ha fatto le riforme, va al Quirinale… Dobbiamo accentuare il profilo "presidenziale" di D' Alema, "piccolo padre" della sinistra… e concepire l' Ulivo simultaneamente come il "grande Pds", la Dc degli anni Duemila, e il comitato elettorale permanente di D' Alema… Le analogie fra Mitterrand e D'Alema sono interessanti". Come no.
VELARDI E RONDOLINO
Ma non solo: "D' Alema deve - come il Berlusconi dei tempi d'oro - rivolgersi agli italiani, non alla sinistra… Ci serve qualcosa del tipo Nuova frontiera… Noi non dobbiamo cambiare i giornali, ma sedurli per potercene servire… I giornalisti vanno blanditi e vezzeggiati. Bisogna essere sempre sorridenti… È meglio una dichiarazione che non dice nulla a nessuna dichiarazione… Dobbiamo portare alla guida del Corriere e di Repubblica due direttori "di garanzia", politicamente equilibrati, avversi al qualunquismo pettegolo… che riconoscano il primato della politica…
VELARDI E MASSIMO DALEMA
D'Alema è riconosciuto come interlocutore credibile e/o come l'uomo che deve governare l'Italia pressoché da tutte le élites: industria, finanza, apparati dello Stato, Chiesa, Ue, Stati Uniti… Sul piano dell' immagine, dovremo ragionevolmente lavorare sulle fotografie (in famiglia, a casa, al mare), sui media di target medio-basso (i familiari, i femminili ecc.), sulla televisione popolare (Costanzo e il day-time… la ricetta di cucina è l' esempio più immediato).… Al riconoscimento dell' autorità (D' Alema-padre o zio saggio) va affiancata l' identificazione (D' Alema-fratello)… Il corpo dev' essere meno rigido: le mani devono muoversi con più libertà e familiarità; anche la testa può muoversi più liberamente: un movimento dolce dal basso in alto, come di un gatto che fa le fusa".
Claudio Velardi
Pare il ritratto di Renzi 2016, invece è il piano D' Alema 1999. Risultato: Max non solo non va al Quirinale, ma perde pure Palazzo Chigi. Si ricicla come autore Mediaset, dal Grande Fratello a Un due tre… stalla!: roba forte. Adulardi mette su una società di lobbying e cura le campagne elettorali della Polverini, della Santanchè e ovviamente di De Luca; e fonda Il Riformista, che naturalmente chiuderà dopo aver bruciato qualche milionata di soldi pubblici.
Poi Ric e Gian trovano un altro taxi: Renzi, che deve aver letto il loro documento per Max For President, o forse ce l' ha semplicemente nel sangue. Infatti fa esattamente le stesse cose: inciucia con B., disprezza il partito, distrugge la sinistra, frequenta banchieri e riccastri e devasta la Costituzione, scambiando il tutto per "modernizzazione". E naturalmente si tiene, posati sulla spalla, le stesse due mosche cocchiere.
simona ercolani fabrizio rondolino
Ric e Gian, nella migliore tradizione stalinista che affidava la condanna del deviazionista di turno agli uomini a lui più vicini, sono ora incaricati di scomunicare D' Alema perché osa criticare il loro nuovo taxi.
Rondolingua, sulla fuUnità, lo invita gentilmente a levarsi dalle palle ("Caro D' Alema, forse è davvero giunto il momento di salutarsi") e, già che c' è, dà pure una manganellata a Zagrebelsky e agli altri costituzionalisti del No (il giureconsulto di Un due tre… stalla! li taccia di "tavolata da osteria", ubriaconi che "inanellano sciocchezze", "compagni di taverna"). Adulardi, sul Mattino, chiama graziosamente l' ex Capo "quell' orrido essere che ha il solo scopo di andare contro Renzi". Ma nessuno, per favore, li accusi di incoerenza: Ric e Gian non hanno cambiato idea. Hanno soltanto cambiato capocomico.