Antonello Guerrera per “la Repubblica”
the police
Don’t stand so close to me, non starmi così vicino, cantavano i Police. Cosa che poi è davvero accaduta, perché dopo i capolavori d’esordio Outlandos d’Amour (1978), Reggatta de Blanc (1979) e in tutto cinque album in soli sei anni nonostante spintoni e offese tra Sting e gli altri membri, la straordinaria band inglese si incagliò al sesto, incompleto disco per poi sciogliersi nel 1986.
«Ma il problema era solo la musica», rivela ora l’ex batterista dei Police, Stewart Copeland, a Radio Times, «perché oggi con Sting, nonostante tutto, andiamo d’accordo. Il suo problema all’epoca, poi decisivo per il destino dei Police, era che per lui la musica era un antidolorifico, un anestetico, un modo per sfuggire al mondo maligno e cattivo, una dimensione di totale, inscalfibile, perfetta bellezza. Per me invece la musica era semplicemente “accendiamo le luci e divertiamoci!”».
sting
I Police neanche si dissero ufficialmente addio, un po’ come gli Stone Roses, i profeti dell’indie rock della pazza Manchester, anzi “Mad-chester”: il 24 giugno 2017 durante un concerto a Glasgow, il leader Ian Brown disse alla folla «Non siate tristi che sia finita. Gioite invece, perché tutto ciò è accaduto!». La band rimase in un solido limbo, come “rose di pietra”. Perché quello delle band è spesso un lungo addio, psicotico, o magari esplosivo, che getta i fan nello s-concerto esistenziale.
Ma una reunion non è mai del tutto esclusa, persino nei casi disperati, come l’estenuante e violenta faida familiare dei fratelli Liam e Noel Gallagher, conclusasi nel 2009 con lo scioglimento degli Oasis dopo che il 28 agosto i due si picchiarono nel backstage di un concerto. E però ai due tremendi “bros”, tra mutue offese e frequenti minacce a domicilio, ogni tanto scappa il “wishful thinking” di una possibile, clamorosa reunion. Anche perché oggi i soldi veri in musica si fanno con i concerti.
pink floyd
Liam dice di “provare ancora dolore” per la loro separazione, Noel accenna a un musical… come il loro irripetibile esordio, Definitely Maybe. Assolutamente forse. Forse si sarebbero riuniti anche i Beatles, se non fosse stato per l’assassinio di John Lennon a New York, nonostante le precedenti diatribe artistiche, manageriali e personali, l’implacabile sfilacciamento tra Lennon e Paul McCartney, i sospetti — sessisti? — contro Yoko Ono e una leggenda conclusasi, tutti insieme, registrando The End, la fine (album Abbey Road), nel 1969.
noel liam gallagher
Mentre forse non si riuniranno mai più colossi degli anni Ottanta come gli Smiths, anche perché il problematico cantante Morrissey riesce a essere ogni anno più insopportabile e dunque il chitarrista — ora nemico giurato — Johnny Marr ha detto basta nel 1987, dopo che aveva provato persino a fargli da manager. Almeno i Pink Floyd hanno provato a resuscitare — Wish you were here — una decina di anni fa con un Live 8 e poco altro, dopo che l’album nomen omen Final Cut innescò la loro fine e le battaglie legali tra Roger Waters e David Gilmour dopo l’addio del primo, nel 1985, in nome di una carriera solitaria. Perché certo, come nei divorzi, capita che si voglia anche cambiare relazione, o carriera.
E volare via, da soli, come Peter Gabriel e Phil Collins che lasciarono uno dopo l’altro, a distanza di due decenni, i Genesis o Robbie Williams e Geri Halliwell che negli Anni 90 spezzarono le favole del pop adolescenziale Take That e Spice Girls, tutti per poi riunirsi molti anni dopo, come del resto fecero anche gli Abba, la cui storia è unica. La disco-band svedese era composto da due coppie sposate, Björn Ulvaeus e Agnetha Fältskog e Benny Andersson con Anni-Frid Lyngstad. Ma mentre scalavano le classifiche di tutto il mondo, i rapporti s’impantanarono, tutti divorziarono e lo sprofondo sentimentale diventò anche musicale. Mamma mia!
liam noel gallagher
ANOMALIA WHO UNA CARRIERA DA SEPARATI IN CASA
Ernesto Assante per la Repubblica
Amici mai. Ma non nel senso che indica Antonello Venditti nella sua canzone, quindi addirittura amanti. No, amici mai, nel senso che gli Who, Pete Townshend, Roger Daltrey, Keith Moon e John Entwistle, amici non lo sono mai stati. Ma sono stati, e sono, una band.
Certo, le tensioni tra i quattro hanno spesso superato le buone vibrazioni, sono arrivati alle mani in un paio di occasioni, il buon sangue e la "camaraderie" non sono stati il segno distintivo della loro unione, ma gli Who hanno fatto di questa diversità, del loro essere frammentati, il punto di forza.
liam noel gallagher
Per loro il motto "finché nulla ci tiene insieme, niente ci potrà separare" è stato vero finché la morte non li ha decimati. Ed è vero ancora oggi, perché i due superstiti della formazione originale, Townshend e Daltrey, ancora non vanno veramente d' accordo, l' ultimo album lo hanno registrato senza incontrarsi mai fisicamente, ma è davvero un album degli Who, in tutto e per tutto, e quando salgono sul palco, insieme in questo caso, sono una forza della natura.
the who
Anche senza rivolgersi parola, anche senza andare a cena insieme dopo il concerto, viaggiando separati (Townshend gira ancora con il suo personale caravan) tappa dopo tappa. E non hanno nemmeno mai davvero sostituito Keith Moon, il batterista scomparso nel 1978, e John Entwistle, il bassista morto nel 2002, contando su una serie di collaboratori costanti ma "a progetto". Amici mai, esserlo non serve a durare cinquant' anni, se poi si litiga davvero. Invece Daltrey e Townshend non hanno nemmeno bisogno di litigare, sono simpaticamente lontani ma vicinissimi in termini artistici, legati dai brani che Townshend scrive e solo Daltrey può cantare.
the who
Al contrario di altri che, pensando solo al singolo tornaconto e non alla "band", alla somma che è più grande delle parti, hanno fatto sciogliere gruppi che avrebbero potuto, come gli Who, arrivare al terzo decennio del secondo millennio in ottima salute.
roger daltrey