Massimo Sideri per il “Corriere della Sera”
margrethe vestager
Il Doppio irlandese ha vinto. La vice presidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, ha perso. Ora resta da capire cosa significhi la decisione della Corte di giustizia europea per tutti gli altri cosiddetti Ott, un acronimo che, nato per indicare gli Over the top , era passato ironicamente anche a rappresentare gli Over the tax . Cosa cambia non solo per Apple, ma anche per Amazon, Microsoft, Facebook, Google e, in realtà, anche se in misura minore, per tante società dell'economia industriale? Sono sul serio al di sopra delle tasse? L'ingegneria fiscale alla base del sistema irlandese che il ricorso ha preso in esame è talmente complicato da lasciare ampi margini alla valutazione soggettiva. Questo, paradossalmente, è oggettivo.
CORTE DI GIUSTIZIA UE
Prendiamo il Double irish, il doppio irlandese: non è un cocktail ma un complesso sistema per dematerializzare e far viaggiare i profitti come fossero bit. Nel caso della Apple, per esempio, c'era una prima società irlandese in cui, tra il 1991 e il 2015, sono confluiti centinaia di miliardi di euro (16 solo nel 2011, secondo la Commissione) provenienti dai guadagni di altri Paesi europei, Italia compresa. Il trasferimento avveniva per pagare i diritti di proprietà intellettuale che, nella tecnologia sono tutto (tanto che dietro i prodotti Apple leggete designed by Apple in California. Assembled in China ).
LE TASSE DI APPLE E GOOGLE
Qui c'è il primo nodo difficile da sciogliere: quanto valgono i diritti di proprietà intellettuale? Il 20, il 50 o il 95 per cento? Google, per intendersi, ha lo stesso sistema: raccoglie pubblicità in Italia per una fetta importante del mercato (la stima fatta negli scorsi anni è stata largamente superiore al miliardo all'anno) mentre nel bilancio della Srl (non è un refuso, questi colossi in Italia sono società a responsabilità limitata) nel 2018 sono rimasti 106 milioni.
Per chiarezza Google ha risolto con un accorso le proprie controversie pregresse con il fisco italiano. In ogni caso questo è il grosso dilemma che la «web tax», che circola almeno dai tempi del premier Renzi, non è mai riuscito a risolvere. Quasi tutti i soldi partono per l'Irlanda dove la tassazione per le aziende è del 12,5 per cento. Ma non è nemmeno questo il problema dell'Europa: la Vestager, in realtà, non aveva contestato questo all'Irlanda e alla Apple.
PROTESTE PER LE POCHE TASSE PAGATE DA APPLE
Dei 16 miliardi del 2011, per esempio, solo 50 milioni erano diventati tassabili sugli utili (da non confondere con le tasse sul lavoro etc.). Mentre il 12,5 per cento di 16 miliardi è 2 miliardi. Ecco il secondo irlandese: i soldi passavano a una seconda società con sede in qualche paradiso fiscale. E addio. È su questo che, secondo la corte, la Commissione non è stata convincente.
L'evidenza dei numeri non è stata sufficiente. Il Dutch sandwich, o panino olandese, è altrettanto complicato. Ed efficace. È la dematerializzazione dell'economia digitale dicono i sostenitori del liberismo a tutti i costi. Un punto di vista che, in passato, era riuscito anche a dematerializzare la fatidica Iva nel commercio elettronico.
IRLANDA TASSE
Con due caveat non banali: primo, sia come sia, l'Europa e gli stati membri devono trovare il modo di riportare l'equità fiscale al centro del dibattito. Anche un presidente antisocialista e paladino del liberismo come Ronald Reagan amava ricordare che a due cose non si può sfuggire: alla morte. E alle tasse. Tanto che anche l'amministrazione di Barack Obama, di certo considerata vicina alla Silicon Valley, aveva aperto scontri feroci con le tech company sul fronte fiscale (da notare che la California, dove risiedono le società più capitalizzate al mondo, ha da vent' anni problemi di bilancio pubblico).
Il secondo caveat riguarda non tanto lo Stato e il contratto sociale alla Rousseau ma più il tema della concorrenza e dell'innovazione: ciò che le Over the tax non pagano viene continuamente reinvestito in ricerca e sviluppo, creando un'accelerazione irraggiungibile per le altre società. E gli oligopoli ricordano la battuta dell'economista John Maynard Keynes: nel lungo termine saremo tutti morti. Innovazione e vantaggi per i consumatori compresi.