Monica Colombo per il Corriere della Sera
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«Non posso nascondere di avvertire un certo magone». Parole e commozione di Franco Baresi, il Piscinin , capitano del Milan dell' età dell' oro, rossonero nella buona e nella cattiva sorte (dagli anni della B a quelli delle Coppe dei Campioni), legato a doppio filo a Silvio Berlusconi. «So che il presidente è triste e anch' io lo sono. Finisce un' epoca speciale e io con lui ho vissuto di certo più gioie che dolori».
Come lo ricorda?
«Non dimenticherò mai il primo giorno in cui lo incontrai. Era il 1986, si era appena insediato. Ricevemmo la sua visita a Milanello. L' allenatore era Liedholm: ci fece restare a bocca aperta con i suoi proclami di rilancio del club. Venivamo da anni difficili e lui portò entusiasmo e aspettative».
BARESI BERLUSCONI CAPELLO
Faticaste a credergli...
«In effetti, all' inizio davanti a certi progetti eravamo perplessi. Invece aveva ragione lui: portò a Milano Sacchi l' anno seguente, cambiò la filosofia del calcio, diede alla società un' organizzazione che prima non c' era».
Non è il primo cambio di proprietà a cui assiste.
«Eh, ma la situazione è molto differente rispetto ad allora. Quando il Milan passò da Farina a Berlusconi la squadra era a digiuno di successi da tempo. Ora per i nuovi sarà complicato imitarne le gesta: il ciclo di successi costruito in questi 31 anni è irripetibile».
Il preciso istante in cui ha pensato quest' uomo non è un visionario?
«La sera in cui festeggiammo il primo scudetto a San Siro. Nel pomeriggio avevamo giocato a Como: la sera nel nostro stadio trovammo 80 mila persone. Solo per salutarci. Incredibile».
BARESI BERLUSCONI
Tre aggettivi per definire il Cavaliere?
«Innovatore, competente, trascinatore».
Era attento ai particolari?
«Uhh, nei primi tempi curava ogni dettaglio, dall' alimentazione al look».
Il suo rapporto personale?
«Mi ha voluto bene, ma ha mostrato affetto e vicinanza verso ogni protagonista che ha scritto la storia del Milan».
Lo ha sentito di recente?
«L' ho visto al derby d' andata. Era emozionato per la coreografia della curva. Mi ero illuso, e tra me e me sospiravo "dai cha magari ci ripensa"».
Ineluttabile il passaggio di consegne in un panorama dominato dai potenti club di Premier e dai nuovi ricchi cinesi e arabi?
BERLUSCONI LE GLORIE DEL MILAN E TEO TEOCOLI
«Sì ma bisogna guardare avanti: un cambio del genere mette tristezza ma resto convinto che il presidente abbia valutato ogni aspetto e che abbia preso la decisione giusta. Sarà difficile ripercorrere le sue orme. Mi auguro che i nuovi proprietari abbiano passione e risorse per riportare il Milan a essere competitivo in Italia e in Europa. Mi pare che ci sia la volontà di costruire qualcosa di positivo».
Lei è l' ultimo milanista rimasto nel club.
Quanto può incidere la sua presenza?
«Non so, vedremo. Di certo è fondamentale non dimenticare cosa è il Milan per la gente, per i tifosi e per la sua storia».
Se le proponessero di avere maggior peso all' interno della società che risponderebbe?
«Non lo so, è prematuro. Per ora sono in organigramma, aspettiamo le presentazioni».
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