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    C’E’ UN FUTURO DOPO RENZI - C’È QUALCOSA DI NUOVO, ANZI DI ANTICO NEL NUOVO GOVERNO: I MINISTRI, SOPRATTUTTO QUELLI COMPETENTI (VEDI MINNITI, CALENDA, DELRIO), SONO TORNATI A PARLARE, A PROPORRE, AD AGIRE IN PRIMA PERSONA - PER QUASI TRE ANNI, TUTTI I PRINCIPALI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO FINIVANO USURPATI DALL'EGO DEL PREMIER CAZZARO


     
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    Fabio Martini per La Stampa

     

    matteo renzi delrio matteo renzi delrio

    C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico nel nuovo governo: i ministri, soprattutto quelli competenti, sono tornati a parlare, a proporre, ad agire in prima persona. Col risultato che nel giro di due settimane sono venuti alla luce diversi piani operativi. Quello per i migranti, preparato (e spiegato) dal ministro dell’Interno Marco Minniti.

     

    Quello sui nuovi livelli di assistenza pubblica preparato (e spiegato) dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin. La nazionalizzazione del Monte dei Paschi di Siena seguirà le linee preparate dal ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan. Il ministro delle Sviluppo Economico Carlo Calenda e quello delle Infrastrutture Graziano Delrio hanno tenuto “botta” ai tedeschi nella rovente polemica sulla questione delle emissioni delle auto Fca.  

     

    carlo calenda matteo renzi carlo calenda matteo renzi

    Sembra un fenomeno scontato ma si tratta di una novità. Per quasi tre anni, sotto la guida di Matteo Renzi, ogni provvedimento era scandito da due imperativi: la “centralità” in termini di presenza e di immagine del presidente del Consiglio, la scansione temporale dei provvedimenti sulla base della loro comunicazione. La “centralità” del premier aveva finito per oscurare i propri ministri: tutti i principali provvedimenti settoriali – dal Jobs Act alle riforme istituzionali, da quelle dei diritti a quelle dell’ordine pubblico – finivano per identificarsi col presidente del Consiglio, che li presentava e rilanciava in conferenze stampa, slides, lanci sul web.  

     

    marco minniti marco minniti

    Col nuovo governo, i singoli ministri sono tornati a “respirare”: il nuovo ministro dell’Interno Marco Minniti, che da molti anni si occupa prevalentemente di sicurezza, nel giro di pochi giorni ha prodotto un piano organico sulla questione migranti, mentre in termini di immagine, è stato lui, prima ancora del presidente del Consiglio, a “mettere la faccia” sulla brillante operazione di polizia che ha portato allo scontro a fuoco nel corso del quale è morto l’autore della strage di Berlino.

     

    Certo, un maggior protagonismo da parte dei ministri può avere il suo rovescio della medaglia, come dimostrano le dichiarazioni di alcuni ministri e infatti a palazzo Chigi non sono state apprezzate alcune sortite (non solo quella di Poletti sui giovani emigranti italiani), ma la maggior libertà è un prezzo da pagare per avere una squadra più motivata.  

     

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