Michela Allegri per "il Messaggero"
luca sacchi
Nuove intercettazioni che sembrano incastrare gli imputati - «volevano usare quella pistola per una rapina» - e misteri che, a distanza di più di un anno dal delitto che ha sconvolto Roma, non sono ancora stati chiariti. Udienza fiume ieri per il processo sull' omicidio di Luca Sacchi, il giovane personal trainer ucciso con un colpo di pistola alla testa davanti a un pub nel quartiere Appio Latino, al culmine di una trattativa per la compravendita di 70mila euro di erba.
marcello de propris
Sul banco degli imputati, con l' accusa di omicidio, ci sono Valerio Del Grosso, il pusher di Casal Monastero che nell' ottobre 2019 ha premuto il grilletto, il suo socio Paolo Pirino e Marcello De Propris, il fornitore di stupefacente, che oltre ad avere preparato le dosi da cedere avrebbe anche consegnato a Del Grosso l' arma del delitto: la pistola di suo padre Armando, pure lui a processo per detenzione del revolver e appena condannato per droga.
Il primo giallo riguarda proprio l' arma: non è mai stata trovata. E vale lo stesso per il cellulare di Valerio Del Grosso. Ieri in aula è stato sentito luogotenente Pasquale Passante del Nucleo investigativo, sezione Omicidi, che ha ricostruito le tappe delle indagini.
LUCA SACCHI E ANASTASIA KYLEMNIK
Quando i carabinieri erano andati ad arrestare Del Grosso, 24 ore dopo l' omicidio, lui aveva fatto recuperare lo zainetto rosa rubato ad Anastasia Kylemnik, la fidanzata di Sacchi - a processo per la tentata compravendita di droga - e il portafoglio della ragazza.
A organizzare la trattativa per l' erba era stato un amico di Luca, Giovanni Princi - già condannato a 4 anni - e quando Del Grosso aveva saputo che gli acquirenti erano disposti a spendere 70mila euro e che il denaro era nello zaino di Anastasia, aveva deciso di derubarli. Ma la rapina si era trasformata in omicidio.
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Secondo mistero: di quei soldi non c' è ancora traccia. Il bossolo del proiettile che aveva colpito Luca a morte era nascosto in un tombino, mentre la pistola non è mai stata recuperata. Il sospetto è che Del Grosso l' abbia restituito a Marcello De Propris che, intercettato, gli aveva chiesto di ridargli «una tuta».
Per i pm, il silenzio di Del Grosso sarebbe un tentativo di coprire Armando De Propris, che ha recentemente patteggiato una condanna a 1 anno e 8 mesi per droga, ma ha passato violento: rapinatore a mano armata, specializzato in assalti a portavalori.
LE CHIAMATE Agli atti ci sono anche intercettazioni inedite ripercorse ieri in aula davanti alla pm Giulia Guccione e che riguardano la fidanzata di Marcello De Propris. Quando il ragazzo è stato arrestato, il 29 novembre, era a casa della giovane. Lei avrebbe tenuto il suo cellulare, evitando di consegnarlo agli inquirenti.
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Non sapeva che quel telefono era intercettato e lo ha usato per contattare gli amici e raccontare i dettagli di quelle giornate. La pm Nadia Plastina aveva ottenuto che il controllo venisse prorogato. E, in effetti, poco dopo il blitz dei carabinieri la ragazza aveva chiamato un' amica e le aveva detto che De Propris le aveva raccontato che l' arma usata da Del Grosso era di suo padre e che sapeva che il pusher di Casal Monastero l' avrebbe utilizzata per una rapina. Un piano finito nel peggiore dei modi.
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