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    GRILLETTI PER LA TESTA - IL 19ENNE E L’AMICO MINORENNE CHE HANNO SPARATO ALL’IMPAZZATA AL BAR DI SANTA ANASTASIA, VICINO NAPOLI, FERENDO ALLA TESTA UNA BAMBINA DI 10 ANNI, HANNO AGITO PER PUNIRE IL TITOLARE DEL BAR CHE LI AVEVA CACCIATI VIA PERCHE' FACEVANO I BULLETTI – LO ZIO DELLA PICCOLA: “ERA LÌ PER MANGIARE UN GELATO ED È SUCCESSO QUESTO. ASSURDO”. IL 19ENNE E’ STATO ARRESTATO. L’ALTRO SI E’ COSTITUITO E…


     
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    Estratto dell'articolo di Fabio Postiglione per il “Corriere della Sera”

     

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    (...) A lei potevano sembrare botti, come a Capodanno e come quando il Napoli ha vinto lo scudetto, e invece erano colpi di pistola e di mitra. Almeno dieci, forse più. Sparati a caso davanti a un bar di Sant’Anastasia, uno dei più grossi comuni della fascia vesuviana.

     

    Poco meno di mezz’ora alla mezzanotte di martedì, una delle prime serate tiepide della stagione, di quelle che fanno venire voglia di uscire dopo cena. Lo fa la famiglia di Assunta, che abita in un paese poco distante, Pollena Trocchia, e lo fanno tanti altri come loro. Nel bar ci sono anche due ragazzini, uno ha 19 anni, l’altro è ancora minorenne. Si atteggiano a duri, fanno i bulletti, ogni tanto un accenno di lite con qualche altro avventore, e in mezzo ci sono sempre loro.

     

    Alla fine li mandano via, o forse si allontanano loro perché capiscono che non è più aria. Ma non se ne vanno davvero. Vanno solo a prendere qualcosa che li farà sentire più forti. Passano davanti ad almeno quattro telecamere di videosorveglianza sia quando si allontanano da piazza Cattaneo, dove c’è il bar, sia quando si ripresentano lì, dopo pochi minuti. Ora uno ha in mano una pistola e l’altro una mitraglietta. Sono gli strumenti della loro vendetta.

     

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    Sparano per mettere paura a tutti. E sparano a caso, in aria e in basso, verso i sampietrini della pavimentazione stradale, forse senza nemmeno immaginare che quando si spara a terra con armi come quelle, i proiettili rimbalzano, a volte si frantumano e comunque schizzano dappertutto. Assunta e i genitori si trovano proprio davanti alla porta del bar, dove arrivano più schegge, ed è un caso che con loro non ci sia anche il fratellino, che ha solo sei anni e in quel momento è ancora all’interno del locale, dove c’è una festa di compleanno con una decina di bambini.

     

    Per fortuna l’effetto rimbalzo rallenta la forza di penetrazione dei proiettili, ed è probabilmente per questo che la bambina è ancora viva. All’ospedale Santobono le hanno estratto un frammento di piombo rimasto incastrato in un osso della tempia e adesso la tengono sedata e intubata in terapia intensiva. Il colpo ha provocato un edema del quale bisognerà seguire l’evoluzione, e prima di sciogliere la prognosi dovranno passare almeno 72 ore dall’intervento.

     

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    Le condizioni della mamma, invece, non preoccupano i medici del Cardarelli, che hanno medicato la ferita all’addome e oggi o domani la dimetteranno. Solo una fasciatura, invece per il papà, che accompagnato dal fratello fa la spola tra gli ospedali dove sono ricoverate moglie e figlia. «Erano lì per un gelato ed è successo questo. Assurdo», si sfoga lo zio di Assunta. I carabinieri identificano in poche ore i due presunti responsabili della sparatoria. Il maggiorenne non si fa trovare a casa la notte, ma poi si consegna: si chiama Emanuele Civita, è figlio di un affiliato a un clan e ha precedenti per spaccio di droga e detenzione di armi. Alcune ore dopo si costituisce anche il minorenne, un diciassettenne orfano dal 2012, quando il padre, rapinatore, fu ucciso in un agguato. Entrambi si avvalgono della facoltà di non rispondere alle domande dei pm.

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