Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
raul castro
Il nostro agente all’Avana. Ha titolato così il settimanale Newsweek per descrivere il personaggio misterioso rilasciato da Castro in cambio di tre agenti cubani detenuti negli Usa. Un uomo che ha lavorato nel Dipartimento M-XV dell’intelligence, la sezione che si occupava delle comunicazioni criptate, e passava informazioni alla Cia.
Un’identità nascosta fino all’ultimo e svelata forse dal magazine che ritiene di conoscerne il nome: Rolando Sarraf Truijllo. Una figura intrigante in mezzo a molte altre, tra palme, spiagge e segreti. Atmosfere lente piene però di trappole nel grande duello delle spie. C’è anche questo nella storia tra i due nemici.
La storica stretta di mano con il cubano Raul Castro
Torniamo a Truijllo. Fino al 1995 ha accesso a report riservati degli infiltrati all’estero. Dati girati a un complice, il capitano Josè Valdes, il punto di contatto con gli americani che spera in questo modo di ottenere, un giorno, asilo. Valdes però è imprudente. Spende troppo, sono i dollari che riceve come ricompensa dai gringos. I superiori lo puntano, l’ufficiale capisce che è finita. Riesce a scappare in America mentre Truijllo è arrestato nel 1995 e spunta, a sorpresa, dalla galera con lo scambio.
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Mercoledì la direzione dell’intelligence statunitense gli attribuisce colpi clamorosi. Le sue soffiate smascherano la mitica Ana Belen Montes, «la regina», una dipendente del Pentagono catturata nel 2001. Poi una coppia di insospettabili. Walter Myers e la moglie Gwendolyn. Lui, noto come l’agente 123, insieme alla consorte, codice 202, fornisce a Cuba dossier interessanti. Che cerca di imparare a memoria per evitare di portali fuori dal suo ufficio al Dipartimento di Stato. I castristi lo adorano, al punto che prenderanno anche il rischio di organizzare una cena con Fidel in persona.
La Montes per comunicare usa la radio a onde corte. Si sintonizza su «Am 7887», ascolta una serie di numeri letti da una voce femminile e li decifra. Lo stesso fanno i Myers che non si fidano dei telefoni e scambiano micro messaggi con un loro complice incontrandosi al supermercato. Anche loro cadono nella rete dell’Fbi.
Gerardo Hernandez
E’ il 2009. Non è però chiaro come abbia fatto Truijllo ad aiutare gli americani per indagini che si sono sviluppate molti anni dopo la sua cattura. Ma ad ogni modo dalle parti di Langley hanno celebrato il rilascio insieme alla liberazione di Alan Gross, un americano arrestato nel 2009 con l’accusa di spionaggio.
Antonio Guerrero
Momenti di orgoglio nazionale anche all’Avana per il ritorno a casa degli ultimi tre dei «Cuban Five», Gerardo Hernandez, Antonio Guerrero e Ramon Labanino. Loro erano in prigione negli Usa dal 1998, ritenuti parte di un network temibile. Soldati di una guerra invisibile costata la vita a molti e mai conclusa. Un recente rapporto ha rivelato che i cubani sono sempre aggressivi nell’infiltrazione.
Stessa cosa fanno gli americani. E’ emerso che un’associazione statunitense ha cercato di sfruttare cantanti e band sull’isola per fomentare il dissenso. Nulla di comparabile alle trame della Baia dei Porci.
Ramon Labanino
E ora sarà la pace? Chi è del mestiere è scettico. A Cuba si nascondono ancora molti fuggiaschi americani, persone che hanno messo bombe, killer, dirottatori degli Anni 70. E gli uomini di Fidel non dimenticano certo l’avversario.
Sempre che poi il regime non ceda alle richiesta di Mosca che vuole riaprire il suo avamposto navale e forse una stazione d’ascolto per l’intelligence. Roba da guerra fredda. Storie per il «nostro agente all’Avana».