Federico Capurso per "la Stampa"
fico grillo di maio
«Vediamo come andranno i voti di fiducia in Parlamento. Da lì, capiremo qualcosa in più anche sulla prossima leadership del Movimento 5 stelle». Il ragionamento, che viene fatto trapelare in serata dai vertici grillini, tiene insieme due partite: quella dei dissidenti interni, che minacciano di votare contro l'esecutivo Draghi, e quella della nuova segreteria politica, che oggi verrà varata dagli iscritti su Rousseau per rimpiazzare la figura del capo politico.
luigi di maio con beppe grillo e roberto fico
Se al momento della fiducia - spiegano dal Movimento - i ribelli in gran parte rientreranno, come si prevede in queste ore, vorrà dire che quel dissenso raccolto fino ad oggi verrà usato in altro modo. Non per una scissione, ma per provare a ottenere la maggioranza delle cinque poltrone del nuovo organo direttivo. Il pericolo è all' orizzonte, ma nel caos che avvolge i Cinque stelle si può affrontare un solo problema alla volta. E l' obiettivo dei vertici, in questo momento, è quello di non spaccare il gruppo al momento della fiducia.
ROUSSEAU - VOTAZIONE SUL GOVERNO DRAGHI
Il reggente Vito Crimi torna a battere sul voto di Rousseau che ha dato l'ok al governo Draghi e che non prevede l' astensione: «A quello dobbiamo attenerci», dice al fattoquotidiano.it. Ma lontano dalle dichiarazioni pubbliche, i suoi pontieri lavorano proprio per spostare i voti contrari verso l'astensione. Il messaggio rivolto ai circa 40 dissidenti dai pontieri grillini è stato martellante nelle ultime ore: «Per chi vota "no", c'è l'espulsione. Piuttosto non presentarti in Aula, resta a casa».
Veniva poi assicurato che quello all'esecutivo «non sarà un sostegno cieco», ma al di là delle promesse è la paura di una cacciata ad aver spento molti malesseri. Quando ormai è sera, infatti, la fronda sembra decimata: i ribelli «saranno poco più di una manciata. Cinque o sei in Senato, altrettanti alla Camera», fa sapere chi tiene in mano il pallottoliere dei gruppi. Difficile chiamarla vittoria, perché adesso il fronte dell'astensione si è ingrossato fino a prendere quasi metà dei senatori e una trentina di deputati, «ma per far rientrare gli astenuti, avremo tempo e modo».
DI MAIO FICO GRILLO 1
Quella che va evitata è una scissione che, come conferma il deputato dissidente Pino Cabras, «potrebbe sfociare nella nascita di un nuovo gruppo d' opposizione». Il ridimensionamento dei contrari renderebbe impossibile il progetto di prendere in prestito il simbolo dell' Italia dei Valori. Ma la truppa anti-Draghi mostra altri numeri: «Siamo circa in quaranta a voler votare contro, tra Camera e Senato. I tentativi di mediazione non gli sono riusciti», dice Cabras.
Eppure, i nomi dei contrari che rimbalzano all' alba del voto, anche durante l' assemblea notturna dei deputati, sono sempre gli stessi: quelli di Cabras, Alvise Maniero, Raphael Raduzzi, Jessica Costanzo e Francesco Forciniti alla Camera, e di Luisa Angrisani, Mattia Crucioli e Bianca Laura Granato in Senato, dove restano in bilico tra un no e un' astensione Emanuele Dessì e Fabrizio Trentacoste.
conte casalino
Difficile che nel pieno di questa tempesta voglia fare il suo ingresso nel M5S Giuseppe Conte, nonostante le lusinghe che arrivano da gli chiede di entrare nella segreteria politica e prendere in mano le redini del partito. Ci spera anche il suo ex portavoce Rocco Casalino, che però, in privato, confessa di averlo visto in questi giorni «strano, diverso. Sembra quasi voglia prendere tempo e tenersi lontano da tutto in questo momento. Per la prima volta, non lo capisco».
Nelle prossime settimane si terrà la campagna elettorale interna per la segreteria. Si fanno i nomi di Barbara Lezzi e di Nicola Morra, che capitalizzerebbero il dissenso intorno, e quelli di Luigi Di Maio, Roberto Fico, Stefano Patuanelli e Paola Taverna, oltre agli outsider come l' europarlamentare Dino Giarrusso, campione di clic.