1 - IL PIANO DEGLI ELETTI M5S COSÌ VOGLIONO METTERE DI MAIO ALL'ANGOLO
Emanuele Buzzi per il “Corriere della sera”
di maio grillo casaleggio
La doppia riunione di martedì a Montecitorio e al Senato sul caso Taranto, un vertice nella mattina di ieri con i capi pentastellati delle commissioni e infine un altro passaggio con i deputati in serata. Tre tappe, tre indizi per un fatto: il Movimento sceglie di appoggiare Stefano Patuanelli, dando mandato di fatto al ministro dello Sviluppo economico di trattare sulla questione Ilva. Patuanelli è per una linea più dialogante rispetto all' ala dei ribelli pugliesi e soprattutto a Luigi Di Maio, che sul polo dell' acciaio ha tenuto una linea dura, alimentando i sospetti dei suoi oppositori che voglia far oscillare pericolosamente il governo cercando un casus belli.
grillo di maio casaleggio
Ecco perché la scelta di Patuanelli «plenipotenziario» ha scatenato una ridda di voci all'interno del Movimento. C'è chi sostiene che in questo modo il capo politico sia stato «messo all' angolo», «commissariato», dimostrando che «non ha più il controllo dei gruppi». «Sta alimentando perplessità trasversali», puntellano l' affondo alcuni pentastellati, prefigurando «ulteriori sviluppi». I lealisti, invece, danno una lettura diversa. «Luigi cerca la collegialità e sta solo dando seguito a quanto ha dichiarato finora. Con Patuanelli non ci sono tensioni».
BEPPE GRILLO - DI MAIO - DAVIDE CASALEGGIO
Lo stesso Di Maio, parlando con i suoi e ricordando che il governo cercherà di far rispettare gli impegni per difendere i lavoratori e i cittadini di Taranto, cerca di stemperare la polemica: «È giusto che decida il Parlamento, perché è il Parlamento a essere sovrano ed è importante ampliare il dibattito alle altre forze di maggioranza».
Ma i contrasti interni non sembrano fermarsi solo all' Ilva. C' è tensione anche sulla nuova struttura di comando. I facilitatori, «un team di circa 18 persone più il capo politico», non convincono una fetta dei parlamentari, che temono che gli eletti della nuova struttura «possano fungere da capri espiatori senza avere nessun potere». All' interno del gruppo però non c' è compattezza: lo dimostra il fatto che ieri alla Camera ci sia stata ancora una volta una fumata nera sull' elezione del capogruppo.
GRILLO CASALEGGIO DI MAIO DI BATTISTA
Dubbi, duelli, perplessità che si vanno ad inserire in un quadro già complesso. Il presidente della Camera, Roberto Fico, segue la situazione con attenzione e ha avuto modo di parlare con il premier Conte a margine dei funerali per i vigili del fuoco ad Alessandria, Di Maio è negli Stati Uniti ma già domani sarà a Roma ed è «molto probabile» un confronto con il premier al suo ritorno.
E prima del weekend andrà sciolto anche il nodo della presenza del Movimento alle Regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Paradossalmente sembrano più avanti nel percorso verso il voto le altre Regioni che andranno alle urne nella primavera del 2020. Ieri sono stati resi noti i referenti nel Movimento (un consigliere regionale e un parlamentare per ogni caso) per organizzare strategia e programma.
GRILLO DI MAIO CASALEGGIO
Con una deadline precisa: «il 10 dicembre». Si va, come ironizza un pentastellato, verso un «Movimento più», dove per più si intendono patti con le liste civiche. In alcune Regioni come Campania, Veneto, Puglia sono già in corso colloqui e abboccamenti con realtà territoriali vicine al mondo dei piccoli imprenditori e a tematiche ambientaliste. I candidati? In caso di alleanze ci saranno «scelte condivise».
2 - GLI ELETTI CHIAMANO GRILLO: «RIPRENDI TU IL CONTROLLO»
Simone Canettieri per “il Messaggero”
L'ultima telefonata lunedì. La briga se l'è presa un senatore M5S a nome di un gruppo abbastanza nutrito di malpancisti: «Ti prego, Beppe, ritorna. Prendi in mano la situazione, altrimenti così implodiamo. Non sappiamo dove andare». Beppe Grillo però sembra voler prendere tempo. Non si espone. Anzi, manda a dire a chi lo invoca, chi gli scrive, chi gli telefona «avete un capo politico, se la sbrigherà lui».
BEPPE GRILLO DI MAIO NAPOLI
In queste ultime settimane, racconta chi lo conosce bene, il fondatore e garante del M5S ha la testa altrove. Ma al di là di questo, riferisce chi ha raccolto i suoi sfoghi più recenti, non ha intenzione di scendere in campo. I rapporti con Luigi Di Maio sono «inesistenti, ma civili». Grillo è diventato una sorta di ufficio lamentele: chi conta lo contatta direttamente, chi ha meno confidenza e peso parla con i suoi collaboratori. La musica però è sempre la stessa: una lunga serie di appunti sull'andazzo del M5S. La mancanza di una bussola, il ruolo di Di Maio, i rapporti con il Pd, le alleanze alle regionali. Il timore che il ministro degli Esteri voglia far saltare il tavolo. «Ma per fare cosa?».
IL GELO
grillo fico di maio
Sabbie mobili. Come la vicenda del capogruppo che va avanti ormai da quasi un mese mezzo e che ha visto anche ieri l'ennesima fumata nera. Lo spoglio ha indicato che ci sono stati 85 voti per il candidato Davide Crippa e 73 per l'altro candidato Riccardo Ricciardi. Le schede bianche sono state 17 e quelle nulle 15. Entrambi i pretendenti sono considerati anti-dimaiani: Ricciardi è considerato molto vicino all'area Fico; Crippa, comunque meno ostile, fa parte di quella tornata di esclusi dal governo giallorosso (ai tempi della Lega era sottosegretario al Mise).
Lo scollamento dei gruppi e la distanza con il leader è plastica e sotto gli occhi di tutti. «Di questo passo, se non accade nulla, ci conteremo con una documento», annuncia il senatore Emanuele Dessì. «Di sicuro - conclude - qui manca una linea politica». Giorgio Trizzino, il deputato leader della corrente dei competenti ossia gli eletti nei collegi uninominali, dice pubblicamente che è ora di dire basta «all'uomo solo al comando e alle piattaforme digitali».
Grillo e Di Maio
In poche parole ce l'ha con Di Maio, anche lui, ma anche con Rousseau e dunque con Casaleggio. Una volta dichiarazioni di questo genere avrebbero provocato l'espulsione del diretto interessato. Ora no. Vale tutto. Anche perché siamo al tutti contro tutti. L'attivismo di Stefano Patuanelli sul caso Ilva non è passato inosservato. Il ministro dello Sviluppo economico, prima davanti ai senatori poi ieri sera ai deputati, ha chiesto la fiducia a trattare con Ancellor Mittal, facendo capire che una sorta di scudo penale seppur a tempo e vincolato alla bonifica ambientale del sito, qualora si riaprisse il tavolo, potrebbe far parte del pacchetto.
stefano patuanelli
«Un'operazione - riferiscono i parlamentari - che Luigi non avrebbe avuto la forza di fare». Anche Di Maio è stanco di questa situazione. Ecco perché annuncia che a dicembre nascerà il primo organo nazionale eletto dal Movimento, un team di circa 18 persone più il capo politico» riferendosi al procedimento avviato per la scelta dei «facilitatori». Poi a gennaio si penserà ai referenti regionali. Ma forse potrebbe essere troppo tardi.
paola de micheli parla fitto fitto con stefano patuanelli