mario draghi al consiglio europeo
1 - DRAGHI CONTINUA A GUARDARE AL COLLE E SENZA UNITÀ NAZIONALE NON SARÀ PREMIER
Estratto dell'articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
Non cambia idea facilmente. E per adesso Mario Draghi non l'ha fatto: il passaggio al Quirinale resta una prospettiva da non escludere. (...) Un'opzione che, paradossalmente, è considerata tanto più necessaria, quanto più si complica il contesto generale a causa della pandemia e delle resistenze dei partiti.
mario draghi sergio mattarella
(…) All'obiezione che viene sollevata dai partiti, «non esiste un premier alternativo capace di tenere tutti in maggioranza, devi restare», il presidente del Consiglio non risponde direttamente. Ma il senso delle riflessioni di queste ore è questo: se non ci sono le condizioni politiche per il Colle, perché dovrebbero esserci per continuare a Palazzo Chigi?
(…) Prima o poi, Draghi lancerà segnali più incisivi. (…) Quello che invece non dirà (...) è che se dovesse essere scelto un altro Capo dello Stato, allora l'esperienza da premier proseguirà soltanto a patto che sussistano le condizioni di stabilità che l'hanno portato a guidare l'esecutivo di unità nazionale.
GIANCARLO GIORGETTI E MARIO DRAGHI
Molti interpretano questa posizione alla luce della sintonia con Sergio Mattarella. In altri termini: se è difficile immaginare che passi la mano nel mezzo della bufera Covid, è altrettanto azzardato pensare che possa andare avanti alla guida del governo senza un bis dell'attuale Presidente della Repubblica. (…)
2 - IL PREMIER PENSA A GOVERNARE IL QUIRINALE? PAROLA AI PARTITI
Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”
MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO
Questa storia che dovrebbe pronunciarsi, lo fa sorridere. Lo considera un ragionamento fuori dal mondo, perché ritiene che non debba dire nulla. E che tocchi ai partiti decidere cosa fare. Se ne facessero una ragione: Draghi sul Quirinale non parlerà.
Non è disinteresse all'argomento, semmai è il contrario. Al premier piacerebbe succedere a Mattarella, ma la decisione non è nelle sue disponibilità. E sa che se formalizzasse la volontà di salire al Colle presterebbe il fianco alle manovre avverse. Diverrebbe subito il bersaglio. E finirebbe impallinato. Anzi «fritto», perché questa è la metafora che usa quando gli pongono la fatidica domanda.
draghi berlusconi
Draghi spera di non sentirsela ripetere: troverebbe noioso attardarsi nel gioco di società che ogni sette anni appassiona il Palazzo. I ruoli sono chiari e a gennaio le cose si definiranno. Il punto è che oggi nei partiti, in Parlamento e persino in Consiglio dei ministri, se il suo nome venisse messo ai voti per la presidenza della Repubblica finirebbe in minoranza.
MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI
Per molteplici ragioni: c'è chi sogna la restaurazione e vagheggia il ritorno al primato della politica; c'è chi non conosce Draghi, non ha il suo numero di telefono e comunque non vuole tornare prima a casa; c'è chi si è stufato delle riunioni di governo senza confronto; e c'è chi accetterebbe l'assenza del confronto purché le riunioni di governo proseguissero. Insomma, il fronte dei «Draghi resti a Palazzo Chigi» è ampio.
House of Crucci - Berlusconi, Meloni, Salvini, Renzi, Mattarella
Allora come mai si avverte questa «percezione ineluttabile che si arriverà a lui» per il Colle, come scommette un rappresentante dell'esecutivo? Basta osservare le dinamiche nei partiti, che con la scelta del capo dello Stato vogliono trarre benefici e allo stesso tempo evitare guai.
Perché il rischio c'è. Per tutti. Enrico Letta ha preso in mano il Pd proprio adesso che il Nazareno ha perso l'asso pigliatutto. Bei tempi quando non si doveva reclamare il «consenso largo» e al Colle il centrosinistra candidava Prodi, che era leader di coalizione.
giuseppe conte enrico letta
Non potendo adesso imporre un nome per il Quirinale, il segretario dem mira a sostenere un candidato capace di raccogliere un consenso tale da evitargli giochi interni ostili, che potrebbero pregiudicare la sua leadership. Deve mediare per stare in partita, «ma - anticipa un ministro - se vedesse crescere la candidatura di Silvio Berlusconi, si butterebbe subito su Draghi».
RENATO BRUNETTA MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO - PRIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO 8 DICEMBRE 2021
Hanno quindi ragione quei dirigenti democrat che vedono nel Cavaliere e nel premier «gli unici due player in campo». Dunque, per quanto possa sembrare paradossale, più prende corpo la candidatura di Berlusconi, più aumentano le quotazioni dell'ex governatore. A questo punto Matteo Salvini il problema lo avrebbe in casa: perché se Draghi andasse al Quirinale e un pezzo di centrodestra appoggiasse un nuovo governo, lui non potrebbe evitare la rottura della coalizione per non lasciare alla Meloni le praterie dell'opposizione.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI AD ATREJU
Ed è questo il messaggio che ha lanciato venerdì al presidente del Consiglio: non era un veto alla sua candidatura, figurarsi. Piuttosto era l'avviso che se davvero intende salire al Colle, a garanzia la Lega vorrebbe le elezioni anticipate. Che arriverebbero presto, forse già in giugno: così ipotizza Renzi, che sulla presidenza della Repubblica vorrebbe far vedere i sorci verdi al Pd con i suoi giochi tattici in Parlamento.
GIORGETTI LANCIA DRAGHI AL QUIRINALE BY ELLEKAPPA
Ma con Draghi di mezzo non potrebbe: «E Draghi c'è, è stato inequivocabile». È complicato opporsi a questa forza di gravità applicata alla politica, specie in assenza di certezze a cui appigliarsi. Per sovvertire il pronostico servono un nome e numeri certi. Il presidente della Camera Fico, invece, ha confidato a un ministro che «dopo le prime votazioni qui dentro può succedere di tutto».
E allora si capisce perché i partiti vorrebbero sentire la voce di Draghi. E si capisce perché Draghi resta zitto. Che non vuol dire passivo. D'altronde mica si aspetta il voto sulla Finanziaria per preparare un simile passaggio politico. E Draghi sta preparando tutto.
mario draghi alla camera
Anche quello che dovrà dire alla conferenza stampa di fine anno. Con tanto di accenno alla necessità di far durare la legislatura fino al suo termine naturale. Per i peones sarà un augurio di buon anno bene accetto. Magari da ricambiare quando si voterà per il Quirinale.
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