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    SELFIE, CHE ANSIA! – I PISCHELLI DI OGGI SI PIACCIONO SOLO NELLA LORO VERSIONE RITOCCATA DIGITALMENTE, PRIMA DI PUBBLICARE UNA FOTO QUASI LA METÀ DEI RAGAZZI ELIMINA CON UN'APP LE IMPERFEZIONI - LO STUDIO DEL SAN RAFFAELE DI MILANO: IL 10% DEI PREADOLESCENTI SOFFRE DI ANSIA E DEPRESSIONE LEGATA ALL’ASPETTO FISICO RAPPRESENTATO SUI SOCIAL – GIANLUCA NICOLETTI: “CI SI INNAMORA DI UN'IMMAGINE DI SÉ STESSI CHE NON ESISTE IN REALTÀ..."


     
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    1. DEPRESSIONE DA SELFIE, I GIOVANI SI PIACCIONO SOLO CON IL FOTORITOCCO

    Estratto dell'articolo di Simona Buscaglia per www.lastampa.it

     

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    Una cicatrice, una voglia, una ruga d’espressione? Tutto può essere cancellato con un clic: sui social a proliferare sono quasi solo foto filtrate prive di ogni tipo d’imperfezione, che rispettano i canoni irraggiungibili imposti dalla società della performance. Ma nell’adolescenza anche un selfie può diventare un’ossessione e generare persino ansia e depressione.

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    Almeno così sostiene una ricerca che indaga sui giovani e la propria immagine dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano intitolata «Satisface» che ha raccolto i dati di uno studio pilota condotto su un campione di 120 (pre)adolescenti (dai 12 ai 16 anni) e che nei prossimi mesi amplierà ulteriormente la sua platea d’indagine.

     

    Con un questionario si è analizzato il cosiddetto «selfie behaviour», ovvero il comportamento assunto nello scatto del selfie ma anche l’attitudine rispetto alle modifiche delle immagini con il fotoritocco digitale e l’ansia legata all’aspetto:

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    «Nel campione che abbiamo analizzato il 10,6% mostrava criticità per ansia e depressione – spiega Chiara Brombin, coordinatrice di Satisface, associata di Statistica presso la Facoltà di Psicologia di Università Vita-Salute San Raffaele – il 3,3% aveva un comportamento problematico e l’1,7% a rischio in termini di controllo dell’immagine corporea nelle foto scattate e selezionate». […]

     

    2. SE L’ANSIA DA SELFIE CI SPINGE FUORI DALLA REALTÀ

    Estratto dell’articolo di Gianluca Nicoletti per “la Stampa”

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    Il rapporto tra il sempre splendido Dorian Gray e la sua putrescente effige parrebbe essersi radicalmente invertito. La vera angoscia emergente è di non sentirsi all'altezza del proprio ritratto postato nei social; siamo troppo differenti da quel selfie splendidamente artefatto dai filtri e dalle meravigliose fotocamere del nostro smartphone. Ecco quindi che l'ansia da prestazione sta tracimando nell'ansia da aspetto. […]

     

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    Ci si innamora quindi di un'immagine di sé stessi che non esiste in realtà, è a tutti gli effetti un avatar idealizzato di come ci vediamo allo specchio e siamo percepiti da chi frequentiamo. Non esiterei a scommettere che il fenomeno sia ben più esteso che alla sola popolazione adolescente. Di fatto l'intera umanità digitalizzata ha sempre più presente il disagio di dover inseguire il proprio autoscatto.

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    Sul nostro corpo allucinato oramai appoggiamo tutti gran parte delle nostre sicurezze, è il veicolo su cui viaggia la nostra gratificazione relazionale. Ogni raffigurazione di noi che mettiamo in condivisione, contribuisce a edificare il monumento alla nostra epica individuale. Tutto ciò può essere un meraviglioso passatempo, purché non ci lasciamo convincere che ogni ritocco digitale possa agire di conseguenza anche sulla nostra carne.

     

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    Il volto paffuto resta tale anche se lo sfiniamo con un filtro, o ci facciamo selfie con un drone. Possiamo anche piacerci con gli occhi di un manga, basta che ci ricordiamo che chi incrociamo per strada vedrà soprattutto quello che sta dietro alle lenti dei nostri occhiali. È chiaro che più aumenta il tempo di preparazione di una foto che ci raffiguri, più forte sarà il nostro malessere se non corrisponde al modello che ci siamo costruiti con espedienti di ripresa e manipolazioni digitali.

     

    […] Dovremmo convincerci che il re nudo siamo noi, daremmo così meno peso ai like che omaggiano ogni nostra cosmesi digitale e capiremmo che, chi ci dice che siamo belli e affascinanti, pretende in cambio che noi si regga il gioco del mascheramento collettivo da stirpe degli dei. Tutto ricorda il meme siglato: "Quando l'ordini e quando ti arriva a casa".  […]

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