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    I PODCAST, L’ENNESIMO ABBAGLIO DEI MEDIA – SPOTIFY HA LICENZIATO IL 2% DEI LAVORATORI DELL’UNITÀ CHE SI DEDICA AI CONTENUTI INFORMATIVI AUDIO. LA MOSSA È PARTE DI UNA RIORGANIZZAZIONE INTERNA CHE HA L’OBIETTIVO DI “OTTIMIZZARE LA GESTIONE DEI PODCAST”, RIDUCENDO LE USCITE – DA ANNI CI SBOMBALLANO SUL FATTO CHE I CONTENUTI AUDIO SONO IL FUTURO DELL’INFORMAZIONE, LA VERITÀ È CHE I PODCAST NON RENDONO E GLI ASCOLTI SONO RISIBILI. MORALE DELLA FAVA: È LA SOLITA BOLLA AUTOREFERENZIALE CHE PIACE SOLO A CHI LA PRODUCE, O HA MOLTO TEMPO DA PERDERE…


     
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    (ANSA) - Prosegue l'anno di ottimizzazione delle aziende tecnologiche. A fare i conti con le difficoltà economiche è ancora una volta Spotify, che dopo i tagli di gennaio licenzierà altre 200 persone. Come spiega in una nota diffusa online, Sahar Elhabashi, vicepresidente e responsabile della divisione Podcast Business, ad essere coinvolto è il 2% della forza lavoro della piattaforma destinata all'unità podcast.

     

    A gennaio, Spotify aveva licenziato circa 600 lavoratori, ossia il 6% delle risorse a livello globale. La mossa, decisa per ottimizzare la gestione dei podcast riducendo le uscite, porterà sotto lo stesso tetto Parcast e Gimlet, i due network di produzione di contenuti digitali e podcast, acquisiti nel 2019, che si uniranno alla divisione Spotify Studios. "Stiamo espandendo i nostri sforzi di partnership con i principali podcaster di tutto il mondo con un approccio su misura ottimizzato per ogni programma e creatore.

     

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    Questo perno è fondamentale per avere una proposta più uniforme, che ci consentirà di supportare meglio la comunità dei creatori" ha scritto Elhabashi. Sempre a gennaio erano arrivate le dimissioni del chief content officer Dawn Ostroff, che durante la sua permanenza in Spotify aveva aumentato, di circa 40 volte, la proposta di podcast sul servizio di streaming, portandolo quasi al pari della musica. Negli ultimi mesi non sono mancati problemi con i contenuti in sé, come lo show The Joe Rogan Experience, accusato di veicolare disinformazione sul tema dei vaccini contro il Covid-19.

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