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    I PORTI SONO CHIUSI, I MARI ANCORA NO - LA SEA WATCH VIOLA IL BLOCCO E SI FERMA DAVANTI A LAMPEDUSA. LA CAPITANERIA HA DATO L'OK, MA LA NAVE DELLA ONG TEDESCA NON PUÒ AVVICINARSI DI PIÙ. A BORDO CI SONO ANCORA 47 PERSONE DOPO CHE BAMBINI E GENITORI ERANO STATI FATTI SCENDERE. ''QUI C'È CHI DICE DI VOLERE AUTO-FLAGELLARSI O TOGLIERSI LA VITA'', COMUNICA IL CAPITANO


     
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    MIGRANTI: SEA WATCH SEMPRE DI FRONTE AL PORTO DI LAMPEDUSA

     (ANSA) - E' sempre a poche centinaia di metri dalla costa di Lampedusa di fronte cala Spugne, la nave Sea watch con 47 migranti a bordo che chiede di poter entrare in porto. Le autorità italiane avevano consentito il trasbordo e quindi lo sbarco a terra di 18 persone, i bimbi con le loro famiglie e una donna ustionata, ma il Viminale non autorizza l'approdo delle altre persone. La Sea Watch, nave di una Ong tedesca, ha soccorso i 65 migranti il 15 maggio a 30 miglia dalle coste libiche. Due motovedette della Gdf e della capitaneria sorvegliano la nave.

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    LA NAVE SEA WATCH VIOLA IL BLOCCO E SI FERMA DAVANTI A LAMPEDUSA

    Fabio Albanese e Francesca Paci per ''La Stampa''

     

     

    «A bordo c' è un equilibrio fragile e precario, alcuni dicono di volersi auto-infliggere ferite o addirittura di volersi suicidare pur di farla finita con questa storia». La voce di Carolin Möhrke, volontaria del team medico della Sea Watch 3, arriva dalla nave dell' omonima Ong tedesca ancorata adesso a un miglio dal porto di Lampedusa con a bordo l' equipaggio e i 47 migranti che venerdì hanno seguito dal ponte l' evacuazione dei loro 18 compagni maggiormente in difficoltà, tra cui i bambini con i loro genitori e una donna gravemente ustionata.

     

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    Nelle ultime ore la situazione dell' imbarcazione è peggiorata e non solo per il meteo che, a detta della portavoce Giorgia Linardi, vede «onde di 3 metri e vento in aumento». È soprattutto lo stato psichico dei passeggeri ad aver persuaso il comandante Arturo Centore ad attraversare il limite delle acque territoriali italiane in barba al divieto del Viminale sfidando così il vice-premier Salvini sul piano del diritto umanitario.

    La replica del diretto interessato è secca: «Finché sono ministro dell' Interno, quella nave in un porto italiano non entra».

     

    Mentre la Sea Watch 3 - su cui viaggiano anche 8 minori accompagnati, una donna incinta e un disabile - si avvicinava a Lampedusa, Salvini era a Milano per la grande manifestazione dei sovranisti dove, in compagnia tra gli altri di Marine Le Pen e del capo di Alternative für Deutschland Joerg Meuthen, ribadiva come se e quando avranno conquistato l' Europa «non entrerà più nessuno».

    MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI

     

    Mai come oggi la vicenda di questi ennesimi fantasmi del mare s' intreccia con la marcia del leader leghista verso le elezioni europee. Salvini tuona contro la Sea Watch 3 ma si rivolge ad altri. Ai suoi riottosi alleati di governo in primis, quei 5Stelle buttatisi a sinistra per riequilibrare i sondaggi negativi a cui il ministro dell' interno dardeggia «se qualcuno non è d' accordo con il divieto di sbarco si prenda la responsabilità pubblica di dirlo» (tecnicamente l' ultima parola sui porti non tocca a lui ma al ministro dei trasporti Toninelli).

     

    Salvini si rivolge poi alla destra di Fratelli d' Italia, dove Giorgia Meloni lo invita a «far scendere i migranti e affondare la nave», a smetterla di cedere alle Ong e, di fatto, a gettarsi tra le sue braccia insieme ai Conservatori europei che insistono con il corteggiamento di Orban (sospeso dal Ppe ma assente a Milano). Infine c' è un messaggio sibillino per il Vaticano di Papa Francesco in cui il Capitano, accessoriato ieri di rosario, rivendica di aver «fatto scendere neonati e malati, perchè la vita è sacra» ma porti aperti «ai complici dei trafficanti di uomini» no, no e no (nonostante le inchieste sui cosiddetti "taxi del mare" si siano tutte risolte in nulla).

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    Palazzo Chigi fibrilla. Il vicepremier Di Maio, ospite di un evento a Reggio Emilia, fa sapere di essere in contatto «con il presidente del Consiglio» ed è verosimile immaginare Conte al telefono con Berlino e Parigi per cercare di risolvere la vicenda, come già in passato, con una redistribuzione in extremis che eviti il ripetersi della crisi di marzo sempre con la Sea Watch.

     

     Salvini non molla, o almeno giura a Maria Latella che non lo farà, sperando sia sufficiente la minaccia per l' ultimo sprint elettorale: «Mi auguro che nessuno mi dica cosa fare, se mi chiamano per farli sbarcare io dico no». Già ieri, dopo l' evacuazione dei 18, la procura di Agrigento aveva aperto un fascicolo per favoreggiamento dell' immigrazione clandestina a carico di ignoti.

     

    Dalla Sea Watch il bollettino è nero: «Siamo in emergenza.

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    Dall' evacuazione parziale e irresponsabile di venerdì lo stato psicologico degli ospiti si è deteriorato rapidamente». Il capo missione Philipp Hahn denuncia «l' ipocrisia di sbarcare in fretta le famiglie lasciando a bordo gli altri in condizioni simili». Per questo, raccontano, i migranti «si sentono privi di valore, hanno mal di mare, sono molto vulnerabili».

     

     È così che ieri mattina il comandante Centore, una vita in mare iniziata da militare della Guardia costiera italiana, ha avvertito via radio gli ex colleghi che avrebbe puntato su Lampedusa «a causa di un' emergenza umanitaria superiore alle motivazioni della Direttiva del Viminale» e, scortato da una motovedetta della Guardia di Finanza, si è ancorato in un «punto di fonda» a un miglio dal porto dove poco dopo ha incrociato la nave Mare Jonio, sotto sequestro probatorio da una settimana per un altro salvataggio ma autorizzata dalla procura di Agrigento a fare rotta verso Licata per rifor nimento e cambio equipaggio.

     

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