Zara Barrie per “Elite Daily“
La prima volta che ho fatto sesso, ero totalmente fuori controllo. Ubriachissima, con il mascara colato sul viso, mi tenevo la fronte e vomitavo dal finestrino del taxi. Avevo 17 anni e facevo la mia prima sfilata in lingerie, per beneficenza. Dopo aver sfilato, il mio ragazzo venne a prendermi con un suo amico, arrivai barcollando al parcheggio, le luci facevano sembrare tutto un porno a basso costo.
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Cooper non mi aveva mai vista così: tacchi altissimi, minigonna, rossetto rosso, sigaretta in bocca. Sfrecciammo via per le strade della periferia, cantando a squarciagola le canzoni di Johnny Cash.
A un certo punto feci un pensiero e lo dissi ad alta voce: «Stasera sono pronta a fare sesso!». nel mio gruppo di amici, ero l’ultima vergine rimasta. Ero stufa di essere l’innocente della situazione. Io e Cooper ci frequentavamo da ben sette mesi, lui aveva 20 anni e molta più esperienza. Aveva fatto sesso con ragazze più vecchie, cool, alternative e con il piercing sulla lingua. Lo temevo. temevo di non piacergli nuda e soprattutto temevo che non mi piacesse il sesso. Ma dopo tutto quell’alcol, mi sentivo giovane, viva e pronta.
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Andammo nel suo appartamento. Dopo 40 minuti di preliminari mi chiese se ero proprio sicura di volerlo fare. Ero sicura, volevo unirmi al club delle ragazze che parlavano di pompini e fumavano sigarette. Facemmo sesso. Era ok perché l’alcol aveva disconnesso il mio cervello dal mio corpo. Il mattino dopo mi svegliai con un gran mal di testa, come cotone nel cervello.
Non ero più vergine e non sentivo assolutamente niente. Avevo piantato nel mio cervello il seme pericoloso: l’alcol era la nuova arma per proteggermi dal sesso che poteva essere orribile, traumatico e doloroso. Ubriacarsi è perfetto per cancellare l’ansia e fare quello che ci si aspetta che una ragazza faccia. La società mi aveva insegnato che il piacere femminile è irrilevante.
L’alcol mi aiutava a dimenticare che nel sesso non godevo. La volta successiva non solo mi ubriacai, ma sciolsi nel bicchiere qualche pasticca. Lo feci per gli anni a venire finché, trasferita da Los Angeles a New York, non incontrai un vecchio amico che decise di farmi fare sesso da sobria.
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Fu brutto e bello allo stesso tempo: scoprii che il sesso mi piaceva eccome, ma con le donne, non con gli uomini. Per la prima volta ero stata presente, cosciente del mio corpo e questo mi aveva fatto capire cosa desideravo e cosa no. Ero in totale controllo.
Recentemente ho incontrato un’amica che ha ammesso di non aver mai fatto il sesso da sobria. L’ho vissuta un milione di volte quella sensazione. Il sesso a volte fa riemergere ricordi spaventosi sepolti in profondità, e il bere ci dà la sensazione di resistere all’innegabile vulnerabilità della penetrazione.
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Essere ubriachi ci dà quella sicurezza interiore che ci permette di toglierci i vestiti, in realtà ci preserva dal fare sesso davvero, un sesso inteso come goduria per i ragazzi, non per le ragazze. Posso assicurare che fare buon sesso da sobria, è un’esperienza più bella di qualsiasi droga e drink.