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    RICCHI E POVERI FOR EVER! "LA CRITICA CI SNOBBAVA MA GLI ABBA AMMISERO CHE SI ISPIRAVANO A NOI" “LA BRUNETTA” E “IL BIONDO” SABATO A TORINO FESTEGGIANO I 50 ANNI DEL GRUPPO: "I RUSSI CANTANO LE NOSTRE CANZONI IN ITALIANO. ALL’ESTERO SIAMO COME LA FERRARI E LA PIZZA”- E POI DE ANDRE’, IL PRIMO CHE CREDETTE IN NOI, CALIFANO, WALTER CHIARI, MORANDI, MARINA OCCHIENA. E SUL TERZO MOSCHETTIERE “BAFFO” GATTI… - VIDEO


     
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    Roberto Pavanello per La Stampa

    RICCHI E POVERI RICCHI E POVERI

     

    Nel 1968, mentre i giovani di tutto il mondo sognavano la rivoluzione, in Italia muovevano i primi passi al Cantagiro i Ricchi e Poveri. Quattro ragazzi di Genova, figli di operai, che guardavano agli americani The Mamas & the Papas e a Crosby, Stills, Nash & Young.

     

    Angela Brambati e Angelo Sotgiu c' erano e ci sono ancora, Franco Gatti ha salutato la compagnia nel 2016 e si deve risalire al 1981 per il burrascoso addio di Marina Occhiena.

     

    I Ricchi e Poveri oggi sono loro, il «bello» e la «brunetta»: «Non molliamo. È la nostra passione prima ancora che il nostro lavoro. E finché avremo la forza, continueremo a salire sul palco».

    RICCHI E POVERI RICCHI E POVERI

    Cosa che accadrà di nuovo tra qualche giorno, da sabato 21, quando con un concerto speciale celebreranno il mezzo secolo di attività degli Abba italiani. «Anche se - sottolineano con orgoglio - gli Abba dichiararono in un' intervista di essersi ispirati noi».

     

    L' appuntamento per riascoltare e ricantare Che sarà , La prima cosa bella , Sarà perché ti amo , Se mi innamoro e tanti altri successi è al Teatro Colosseo di Torino: «Sarà una vera festa».

     

    E sarà l' occasione per ripercorrere cinquant' anni di musica pop italiana, di successi e di incontri che vanno da Fabrizio De André, «il primo che credette in noi», a Franco Califano, decisivo anche nella scelta del nome.

     

    RICCHI E POVERI NELLA PRIMA FORMAZIONE RICCHI E POVERI NELLA PRIMA FORMAZIONE

    Incontri indimenticabili, come quello con Walter Chiari negli Anni 70 «che ci fece innamorare del teatro, anche se poi non lo abbiamo fatto tanto quanto ci sarebbe piaciuto». Impossibile poi non dire grazie a Gianni Morandi, che rifiutò il Festival di Sanremo del 1970 e spalancò così le porte al quartetto. Brano ereditato: La prima cosa bella , non proprio una canzonaccia.

     

    «Sarebbe stato un successo anche con lui», dice Angelo.

    «Ma avere un gruppo sul palco era una vera novità», gli fa eco Angela. Amici da oltre mezzo secolo, prima ancora che colleghi, hanno dovuto rinunciare al terzo moschettiere: «Sta bene così - dicono - a casa con la moglie e con la figlia. Ci manca ma capiamo la sua voglia di non avere più la valigia in mano». La morte del figlio ventiduenne è stato un duro colpo, «però è contento che il marchio Ricchi e Poveri continui con noi due».

     

    Marina Occhiena e Mara Keplero Marina Occhiena e Mara Keplero

    Di reunion con Marina Occhiena non si è mai invece parlato, anche se il rancore è evaporato: «Ci siamo rivisti più volte in questi anni, seppure sempre per caso - osserva Sotgiu - è successo anche al funerale del figlio di Franco, purtroppo una brutta occasione». «Spesso tra noi due ci troviamo a ricordare il passato - aggiunge Angela - i tanti momenti divertenti: "Ma ti ricordi quella volta con Marina quante risate?"».

     

    RICCHI E POVERI RICCHI E POVERI

    Occhiena uscì dai Ricchi e Poveri un attimo prima del Sanremo 1981, il Festival che inaugurò il loro decennio magico: « Sarà perché ti amo vendette sette milioni di copie», e fu solo il primo di una serie di hit che aprirono loro anche il mercato internazionale. Nel 1986 fecero 44 sold-out in Russia davanti a più di 700 mila persone e ancora adesso l' Europa dell' Est è casa loro: «I russi cantano le nostre canzoni in italiano, magari non capiscono le parole ma le cantano. All' estero siamo come la Ferrari e la pizza».

    ricchi e poveri ricchi e poveri

     

    Situazione analoga a quella di Al Bano, Toto Cutugno, Pupo, tutti cantanti che la critica musicale italiana ha sempre snobbato: «È vero, la critica non ci ha mai amato. Ma qualche anno fa un importante giornalista venne ad assistere a un nostro concerto allo stadio olimpico di Mosca. Si commosse nel sentire il pubblico cantare in italiano. Venne da noi e si scusò: "Bravi, non avevo capito niente"».

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    morandi morandi

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