Roberta Scorranese per il “Corriere della sera”
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Tende rosa, un salotto pieno di foto, una pila di libri. In cima, i «Racconti» di Primo Levi. Nell' appartamento milanese di Maurizio Seymandi si respira un' aria perbene, d' altri tempi. Un po' come i modi del padrone di casa, uno che negli anni Ottanta era arrivato ad essere più famoso del Papa, come emerse da un sondaggio d' opinione.
Seymandi, ma era vero?
«Verissimo. D' altra parte io per anni sono andato in onda in tv tutti i giorni e nell' epoca in cui le televisioni private cominciavano a entrare nelle case degli italiani».
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Tutto merito di «Superclassifica Show», sua creatura. La trasmissione che ha condotto per quasi vent' anni dal 1977.
«Nacque da un' intuizione: Sorrisi e Canzoni , dove lavoravo, volle penetrare nell' allora nascente bacino delle televisioni locali. Gigi Vesigna, il direttore, mi mandò a perlustrare quel mondo: vidi cose incredibili».
Per esempio?
«Una televisione aveva la sua sede in una stalla. Ci si arrangiava, si assemblavano palinsesti improbabili».
Però lei fece un numero zero della trasmissione, questo piacque e presto si ritrovò in video, famosissimo.
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«Sì e pensare che prima ero uno sconosciuto o quasi. Certo, avevo alle spalle anni di lavoro come autore televisivo: ho lavorato con Mike a "Rischiatutto", con Marcello Marchesi, ho fatto anche l' ìautore di canzoni di successo. Poi, da un momento all' altro, mi ritrovai nelle case degli italiani: perché è vero che a partire dal 1980 "Superclassifica Show" andava in onda su Canale 5, ma nelle tv private andava in replica ogni giorno. Immaginatevi che popolarità che mi stava crescendo addosso».
Ci era preparato?
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«No. E, soprattutto, il mio mondo non era quello delle discoteche. Io andavo a letto alle dieci di sera, non bevevo, mi sono sposato 50 anni fa e da allora sono stato sempre e solo con Wilma».
Come l'ha conosciuta?
«Lavorava in Rai. Una sera invitai fuori lei e altre due sue amiche. Però riaccompagnai lei per ultima. E le dissi: "Sei l' ultima perché sei la prima"».
Come si fa funzionare un matrimonio per mezzo secolo, con tre figli?
«Ero sempre in giro. Abbiamo vissuto di ritorni. L'amore, insomma».
Perché lei girava da un locale all'altro.
«Sì e posso dirlo con serenità: io sono sempre stato un giornalista dipendente di Sorrisi e Canzoni e i soldi veri sono arrivati con gli sponsor che mi ingaggiavano e con le serate».
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Anche dalle canzoni, non sia modesto.
«Qualche successo l' ho infilato anche io. Per esempio con "Soleado", in parte mia, mi sono comprato la casa vicino al lago di Garda».
Dove adesso, a 80 anni, lei si gode la vita dopo la tv.
«Ho firmato un contratto con la pigrizia. Faccio il nonno dei miei quattro nipoti, leggo e qualche volta, ma senza nostalgia, ripenso ai tempi del Supertelegattone. Che trasmissione, ragazzi. Ogni volta c'era un ospite di alto livello. Ricordo la volta che intervistai Cossiga: alla fine mi chiese di trovargli un lavoro in tv perché era convinto che lo avrebbero fatto fuori presto dalla politica».
Come finì la sua avventura con la Superclassifica?
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«Lo venni a sapere per caso. Appresi da un articolo non ancora pubblicato che mi avrebbero sostituito a breve con Gerry Scotti. Prima che me lo chieda: con Gerry, anni dopo, ci siamo parlati, chiariti e mi ha invitato spesso nelle sue trasmissioni».
Solo un cambio di volto televisivo?
«No, un cambio radicale: volevano più pubblicità, un contenitore diverso. Non sarebbe stato adatto a me».
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Nessuna nostalgia?
«No, anche perché ho tanti ricordi. Anche con personaggi come Enzo Tortora, con cui ho lavorato a lungo, e con Mike».
Ci riveli qualcosa su Mike Bongiorno che non sappiamo ancora.
«La famosa battuta della signora Longari è una citazione: con Mike lavoravamo anche alla radio e avvenne lì che, durante un mini concorso, una signora sbagliò una risposta che riguardava un pettirosso. Io ironizzai: "Mike, la signora è caduta sull' uccello". Poi lui se la giocò in tv e divenne uno dei tormentoni più famosi della televisione italiana».
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