giulio einaudi
Massimo Novelli per il Fatto Quotidiano
Un verso di Charles Baudelaire recita: "Ho più ricordi in me che se mille anni avessi".
Anche Domenico Fiorino, Mimmo per gli amici, per quasi vent' anni autista personale di Giulio Einaudi (1912-1999), il "principe" dell' editoria italiana, ha tante memorie come se avesse vissuto più di una vita.
Autore di un primo libro di ricordi, Alla guida dell' Einaudi, pubblicato nel 2011 da Mondadori, Fiorino - calabrese fiero e acuto, trapiantato a Torino quando lo Struzzo era ancora lo Struzzo del "dottore", cioè di Giulio Einaudi - ha da poco finito di scrivere il secondo volume che è in attesa di pubblicazione. S' intitola Alla guida dell' Einaudi 2. I viaggi continuano, ed è introdotto da una breve premessa che dà il senso di questa epica einaudiana commossa e nostalgica: "Caro Giulio, nel primo libro mi sono preso la libertà di chiamarti per nome, e allora me la piglio di nuovo! Mi manchi, e mi mancano pure i tuoi strani appuntamenti con i tramonti".
mimmo fiorino
A stretto e quotidiano contatto con il "principe", dai giorni neri del commissariamento della casa editrice di via Biancamano, all' epoca in cui il "dottore" si rifugiava tra i monti da Mario Rigoni Stern per evitare un possibile arresto per bancarotta, al ritorno dell' editore nello Struzzo non più suo, Mimmo sa, racconta, qualche volta glissa o tace per rispetto e per affetto.
Come quando, poco prima della crisi degli anni Ottanta, Gianni Agnelli offrì al figlio del presidente della Repubblica Luigi Einaudi di acquisire un 30 per cento del pacchetto azionario della casa editrice torinese. Sarebbe servito per risalire la china e rilanciarsi, ma Giulio non accettò: per orgoglio o per timore di perdere il controllo del suo Struzzo, o chissà per quale altra ragione.
giulio einaudi
C' è poi, nel racconto di Forino, rapido ma indelebile, il frammento di memoria di un giorno del 1994, il giorno in cui la Mondadori di Silvio Berlusconi comprò l' Einaudi dagli altri soci subentrati in via Biancanano dopo la crisi. L' editore e Mimmo andarono a Milano, in via Montenapoleone. "Arrivati a destinazione", rievoca, "accostai al marciapiede e parcheggiai. Davanti alla nostra auto ce n' erano altre tre, tutte blu. Da quella di mezzo scese un uomo basso e con pochi capelli, subito circondato da numerose guardie del corpo. Era il cavalier Silvio Berlusconi".
L' incontro "non durò a lungo; dopo dieci minuti era già finito. Einaudi aveva la stessa espressione di prima: arrabbiata, o disperata, o triste, o forse tutte e tre le cose insieme".
Ritornarono a Torino.
Davanti al portone di casa, Einaudi "si voltò verso di me. Abbassai il finestrino ma non dissi nulla, in attesa.
mimmo fiorino
Mi fece un sorriso arrabbiato, disperato, triste ma in qualche modo affettuoso, che mi strinse il cuore, e poi aprì il portone. "Buona sera, dottore, salutai, anche se non poteva più sentirmi.
Quel giorno, la Mondadori aveva comprato la Giulio Einaudi Editore".
Incontri, storie inedite, volti di scrittrici e di scrittori, di dirigenti di via Biancamano, da Roberto Cerati a Vittorio Bo. Ecco Primo Levi in un pomeriggio di pioggia, a Torino, senza l' ombrello, che sorrride quando Mimmo lo accompagna e vede una bella ragazza che passa, anche lei senza ombrello. Ed ecco la poetessa Alda Merini, che allegra gioca a pallone con Lorenzo Fazio, allora dirigente einaudiano, sul piazzale di un autogrill.
giulio einaudi editore
(...)
Appare pure quel redattore della casa editrice inviso a Einardi, perché aveva definito "robetta" Radici di Alex Aley, che con Rizzoli avrebbe venduto centinaia di migliaia di copie. Su tutti, ovviamente, ancora e sempre il "principe".
alda merini
Una volta, scrive Fiorino, venne "quasi alle mani con il professor Davico", Guido Davico Bonino. Einaudi glielo confermò: "Beh, sì, è vero. È una storia di Petrolio". E Mimmo: "Di petrolio, cosa c' entra il petrolio, lei mica ha una raffineria!". Naturalmente Petrolio era il romanzo incompiuto di Pier Paolo Pasolini, per cui Giulio "intervenne addirittura sui giornali per difendere le ragioni della sua casa editrice".
(...)
Il "dottore", insomma, che un giorno inventa il bookcrossing. Tornavano da Trieste, da una riunione con i librai. Erano nel bar dell' aeroporto, l' editore doveva prendere un volo.
LE RIFLESSIONI DI BERLUSCONI
Chiese a Mimmo se erano rimasti dei libri, lui andò a prenderli in auto: "Lascia un libro sul tavolino, mi sussurrò. Guadai i tre titoli, scelsi La chimera" di Sebastiano Vassalli. Mentre stavano uscendo, il cameriere li chiamò: "Signori! Avete dimenticato un libro. Non lo abbiamo dimenticato, gli rispose Einaudi. Lo abbiamo lasciato lì apposta per chi vuole leggerlo".
Giulio Einaudi non c' è più, conclude Mimmo Fiorino, "ma io avevo bisogno di viaggiare ancora con lui": con un "principe" vero della cultura europea del secolo breve.
GIULIO EINAUDI Giulio Einaudi in una foto degli anni 50 Pasolini