Anna Zafesova per “La Stampa”
PROCESSO AL BATTAGLIONE AZOV NEL TEATRO DI MARIUPOL
«Tenere un uomo la cui colpa non è ancora stata dimostrata in gabbia di fronte al giudice è assolutamente inammissibile». Mentre nella sala della filarmonica di Mariupol operai inviati da Pietroburgo stanno saldando le gabbie che dovranno ospitare gli imputati del maxi processo ai militari ucraini, un esponente importante del potere di Mosca, il senatore Andrey Klishas, chiede al parlamento di abolire la pratica delle gabbie nelle aule dei tribunali.
Il senatore è un membro importante dell'establishment putiniano, autore di alcune delle più repressive iniziative legislative del Cremlino, molto vicino secondo alcuni esperti alle fazioni più dure del regime putiniano. La sua svolta "garantista", anche se non lo dice chiaramente, è molto probabilmente il segnale di uno scontro in atto nelle ultime settimane a Mosca, non più tra falchi e colombe (il Cremlino ultimamente non è un habitat favorevole ai messaggeri di pace), ma tra i fautori della linea dura e i pragmatici.
GABBIE NEL TEATRO DI MARIUPOL
E una delle linee di scontro, soprattutto dopo l'attentato che ha ucciso la figlia dell'ideologo degli oltranzisti Aleksandr Dughin, passa sulla necessità o meno di processare i prigionieri di guerra ucraini. Una linea rossa che Volodymyr Zelensky ha tracciato senza mezzi termini: «Se la Russia terrà il processo potrà scordarsi qualunque negoziato». Una minaccia che il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ieri ha respinto, invocando un «processo pubblico che tutti aspettano».
BATTAGLIONE AZOV PROCESSO NEL TEATRO MARIUPOL
Il "premier" dei separatisti di Donetsk Denis Pushilin ha annunciato che «tutti i criminali di guerra, soprattutto i neonazisti di Azov, devono venire puniti», e che il tribunale si aprirà a settembre con i primi 80 imputati. Nelle "repubbliche popolari" di Donetsk e Luhansk non vige il diritto russo, e quindi i prigionieri ucraini rischiano la pena di morte. Donetsk ha già condannato alla fucilazione tre volontari stranieri che combattevano per l'Ucraina, e il giornalista russo in esilio Aleksandr Nevzorov non dubita che le sentenze ai membri di Azov saranno capitali: «Ma prima di ucciderli si godranno la loro umiliazione».
GABBIE NEL TEATRO DI MARIUPOL 2
Almeno duemila militari del battaglione Azov si sono arresi a Mariupol dopo aver difeso per più di due mesi la città martoriata dai russi. La resa era stata negoziata tra Kyiv e Mosca con le garanzie dell'Onu e della Croce Rossa, ma 50 prigionieri sono morti un mese fa nel carcere di Olenivka, vicino a Donetsk, in quello che i russi sostengono essere stato un bombardamento ucraino e che Kyiv denuncia essere stata una strage per occultare le torture e le uccisioni dei detenuti.
I militari di Azov liberati in seguito agli scambi di prigionieri raccontano di essere stati spogliati e umiliati dai carcerieri: «Ci infilavano aghi nelle ferite aperte, ci facevano la tortura dell'acqua», ha raccontato in una conferenza stampa a Kyiv Vladislav Zhaivoronok, che è finito nelle mani dei russi dopo aver perso una gamba e dice che gli avevano negato gli antibiotici per costringerlo a testimoniare contro i suoi comandanti e «confessare uccisioni di civili».
REGGIMENTO AZOV
I falchi di Mosca vogliono un "processo di Norimberga" che dovrebbe confermare la narrazione russa di una "guerra contro il nazismo", e legittimare l'invasione, almeno agli occhi dell'opinione pubblica interna. Quella internazionale difficilmente potrà credere a un processo-spettacolo con "confessioni" di imputati torturati, sul modello dei grandi tribunali contro i "nemici del popolo" voluti da Stalin negli anni Trenta, e l'Alto commissariato dell'Onu per i diritti umani ha dichiarato ieri che un processo ai prigionieri tutelati dalla convenzione di Ginevra sarebbe «un crimine di guerra commesso dalla Russia».
la resa del battaglione azov 4
Secondo Mosca però il battaglione Azov è una "organizzazione terrorista", e non a caso i servizi segreti Fsb hanno accusato dell'omicidio di Darya Dugina una agente ucraina che ne farebbe parte. Un crimine «barbaro, i cui autori non meritano alcuna pietà», ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri Sergey Lavrov.
Allo schieramento di quelli che bramano il sangue si è aggiunto anche il capo del Comitato per la cooperazione estera Evgeny Primakov, che ha dichiarato in pubblico di sognare l'ex deputato russo Ilya Ponomaryov, fuggito a Kyiv, che «striscia sulle gambe rotte sputando i denti».
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Un ideale estetico e politico che perfino gli estimatori del Gulag staliniano finora hanno esitato a elogiare in pubblico. Ieri, mentre molti propagandisti televisivi invocavano bombardamenti del centro di Kyiv per vendicare Daria Dugina, il presidente del comitato Esteri della Duma Leonid Slutsky ha lanciato ai suoi funerali un nuovo slogan: «Un Paese, un presidente, una vittoria».
Un parallelo imbarazzante con il culto di Hitler, e la frase è stata censurata dalle tv. Nessuno dei rappresentanti altolocati del governo si è presentato al funerale, animato soprattutto da esponenti dell'estrema destra nazionalista, in un altro segnale di una lotta interna al Cremlino: qualcuno nella cerchia di Putin spera ancora di fermare il montaggio delle gabbie a Mariupol.
I TATUAGGI DEI COMBATTENTI DEL BATTAGLIONE AZOV RESA DEI COMBATTENTI DEL BATTAGLIONE AZOV I TATUAGGI DEI COMBATTENTI DEL BATTAGLIONE AZOV la resa del battaglione azov 6