Guido Olimpio per il “Corriere della Sera”
vladimir putin joe biden ginevra
La danza delle ombre attorno all'Ucraina si è svolta su tre piste. A metà novembre gli Usa avvisano in modo diretto gli alleati sul piano di invasione, la direttrice della National Intelligence, Avril Haines, si reca in Europa per spiegare. È accolta con scetticismo. Il mese dopo, agli inizi di dicembre, nuovo avvertimento: con comunicazioni e attraverso un articolo del Washington Post che inquadra alla perfezione l'operazione indicando in modo esatto la consistenza delle forze mobilitate. Pensano che l'ora X sarà nei primi giorni dell'anno. I dettagli sono importanti, non bastano a fare breccia.
william burns capo della cia
La scelta di svelare le informazioni, così precise, contiene quattro aspetti: è un passo inusuale perché svela a Mosca ciò che sanno a Washington; sottolinea la gravità; dimostra che la Cia ha fonti preziose e di primo livello; è un disperato tentativo di indurre Putin a desistere. L'agenzia è diretta da William Burns, diplomatico di carriera con un passato di ambasciatore in Russia. Conosce il dossier.
Va personalmente nella capitale russa ai primi di novembre per affrontare la questione e chissà che non abbia calato altre carte per far comprendere agli interlocutori che gli Stati Uniti sono consapevoli di ciò che si sta preparando. Una scena da Caccia a Ottobre Rosso. Quella del direttore è la quarta visita a partire da luglio di alti funzionari statunitensi, un indizio degli sforzi messi in atto. Sbattono contro le mura del Cremlino.
vladimir putin 3
Lo zar è convinto di avere tutto dalla sua, magari - altra rivelazione - vuol far passare l'Olimpiade invernale che si svolge sui monti cinesi. Ieri il New York Times ha scritto che Pechino avrebbe chiesto il favore, anche se non c'è certezza di questo passaggio. La rivelazione segue un'altra: gli americani avevano sollecitato per mesi l'aiuto della Cina per fermare il disastro e avrebbero persino fornito dei dati. Ma la Repubblica popolare non ha creduto all'allerta. Gli hackers di Anonymous hanno diffuso un presunto documento russo dove si dice che l'ordine d'attacco era stato previsto per il 18 gennaio, ma poi è stato spostato. Una data vicina a quella segnalata, inizialmente, dagli Stati Uniti.
zelensky putin
L'intelligence statunitense, in parallelo, ha continuato la mietitura del raccolto. È cresciuta la sorveglianza dei satelliti e quella elettronica. È possibile che le fonti in terra russa abbiano passato nuovi particolari sull'atteggiamento politico e personale di Putin.
A sua volta il servizio segreto russo ha dovuto gestire tre fronti:
1) Gli Usa sanno troppo, chi ha tradito?
2) l'Ucraina è informata, quale sarà la sua reazione?
3) In caso di attacco come risponderà la comunità internazionale?
JOE BIDEN VLADIMIR PUTIN MEME
Secondo il New York Times Putin, dopo l'offensiva, si sarebbe sfogato contro i collaboratori perché gli avrebbero sottoposto scenari rosei. A sostenerlo una fonte di FBI che conosce a sua volta qualcuno nell'entourage del Cremlino. Giro tortuoso che deve proteggere l'identità della gola profonda depistando chi legge ma che è utile per seminare sospetti in casa del nemico.
Ancora più ambigua l'arena ucraina. I russi hanno infiltrato gli apparati di sicurezza, dunque dovrebbero giocare come fossero nel loro cortile. Cosa hanno riferito gli amici a Kiev? Ipotesi: entrate pure con le vostre unità, Zelensky scapperà. La «nebbia» ha confuso la vista dello zar? Sono stati intossicati da notizie infondate? I filo-russi non vedevano l'ora di una grande spallata ed hanno assecondato i progetti dell'Orso. Capitò agli americani in Iraq quando si fidarono di improbabili personaggi sciiti.
putin xi jinping
E poi non c'è nulla di più facile di prendere per buona la storia che combacia con i tuoi desideri. In mezzo si possono essere infilati giochi di 007 mentre persino Zelensky, alla vigilia dell'assalto, non nascondeva irritazione per le news allarmanti lanciate dalla Casa Bianca. Ci credeva o era tattica? Il suo Capo di Stato Maggiore Valery Zaluzhny, il 18 novembre, ha un colloquio con il generale statunitense Mike Milley, suo omologo, dedicato «alle attività della Russia nella regione».
Tre giorni dopo il capo dell'intelligence ucraina Kyrylov Budanov, in un'intervista a Military Times , conferma il rischio di invasione tra la fine di gennaio e i primi giorni di febbraio. L'articolo è condito da una mappa. Sapevano. E lo raccontano a tutti senza essere presi sul serio. Perché gli esperti hanno compreso chiaramente le conseguenze di un simile conflitto - è la spiegazione di un commentatore russo del Russia Council - pensavano che bastassero per impedire la guerra.
PUTIN E BIDEN
«Abbiamo sbagliato perché non abbiamo sbagliato» nel prevedere il disastro. I killer Una storia avventurosa ha poi raccontato di un'operazione per uccidere proprio Zelensky e affidata ad un nucleo di ceceni. A sventarla la soffiata di un agente russo, quasi a confermare l'arte del doppio gioco, dove non puoi fidarti di nessuno. Sempre che anche questa indiscrezione non sia un tentativo di alimentare dubbi o paranoie. Le due case madre dello spionaggio - Usa e Russia - hanno sempre avuto il grande timore di essere fregati da una spia avversaria che offre di collaborare. Trucco classico.
cremlino
I più prudenti - in qualche caso perfino ossessionati - erano gli americani, al punto da respingerli. Nel caso del presidente ucraino è plausibile che Mosca voglia toglierlo di mezzo. Quanto ai sicari il coinvolgimento dei ceceni è «esotico», evoca la loro ben nota risolutezza, tiene conto del ruolo in attività clandestine per conto dei servizi. Al tempo stesso, viste le condizioni attuali, è più facile che sia qualcuno vicino al leader e non uno «straniero». Ad ogni modo mai dire mai. L'intera storia ucraina è piena di sorprese.
cremlino 1 Valery Gerasimov e Sergey Shoygu alla conferenza stampa del Cremlino