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    "LUI HA DETTO: 'NON SUONO PER I RUSSI'. GLI OCCUPANTI GLI HANNO RISPOSTO: 'TORNEREMO'. SONO ANDATI A CASA SUA E GLI HANNO SPARATO” - LA DENUNCIA DELLA GIORNALISTA UCRAINA OLENA VANINA: I SOLDATI DI MOSCA HANNO UCCISO IL DIRETTORE D’ORCHESTRA YURII KERPATENKO DENTRO CASA SUA A KHERSON, PERCHÉ RIFIUTAVA DI COLLABORARE CON GLI OCCUPANTI” -  IL MINISTERO DELLA CULTURA CONFERMA. LE MILIZIE DI MOSCA VOLEVANO UN CONCERTO CHE DIMOSTRASSE LA "NORMALITÀ" DELLA VITA NELLA CITTÀ


     
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    Daniele Raineri per repubblica.it

     

    YURII KERPATENKO YURII KERPATENKO

    La giornalista ucraina Olena Vanina scrive che i soldati russi hanno ucciso il direttore d’orchestra Yurii Kerpatenko dentro casa sua a Kherson, perché rifiutava di collaborare con gli occupanti. “L’informazione – di giovedì 13 ottobre – è sicura al cento per cento. Lui aveva rifiutato di lavorare per loro, gli avevano detto torneremo. Sono andati a casa sua e gli hanno sparato. E’ difficile trovare altri dettagli perché a Kherson tutti hanno paura, ma tutta l’Ucraina deve saperlo. Era un direttore di talento ed era bravo soprattutto negli arrangiamenti”.

     

    Il ministero della Cultura ucraina conferma la notizia e ha aggiunto che gli occupanti russi avevano in programma di tenere un concerto celebrativo per la Giornata internazionale della musica il primo giorno di ottobre, per dimostrare che la vita a Kherson è tranquilla come in tempo di pace e che i russi hanno il controllo pieno della situazione. Il concerto sarebbe stato due giorni dopo la firma da parte del presidente russo Vladimir Putin del decreto di annessione di Kherson, dopo il referendum farsa che aveva deciso la sottomissione della regione ucraina alla Russia con il novantasette per cento dei “voti” a favore.

     

     

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    Era previsto che partecipasse l’orchestra da camera Hilea, che gode di molto prestigio e che è diretta da Kerpatenko da ventidue anni, ma il direttore si è rifiutato. I suoi colleghi dicono che non rispondeva più ai messaggi da settembre. Kerpatenko era fisarmonicista e dal 2004 era diventato anche il direttore del Teatro di arte drammatica di Kherson, non aveva voluto lasciare la città dopo l’invasione e non aveva mai nascosto le sue posizioni a favore dell’Ucraina.

     

    Kherson è sotto occupazione russa fin dai primi giorni dell’invasione e in queste settimane è il traguardo di una massiccia operazione militare da parte dell’esercito di Kiev nel sud dell’Ucraina per liberare tutta la regione. I soldati ucraini avanzano verso il capoluogo a volte con molte difficoltà e a volte con affondi anche di venti chilometri, che costringono i soldati russi a difendere un territorio sempre più piccolo e a schiacciarsi verso le sponde del fiume Dnipro alle loro spalle.

     

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    Dentro alla città il senso di una possibile, imminente liberazione è molto vivo. Gli ucraini questa estate hanno fatto saltare i ponti che collegano Kherson alle altre regioni e hanno reso i movimenti dei nemici difficili. I gruppi locali di partigiani colpiscono con imboscate i soldati russi e i collaborazionisti con operazioni che sono coordinate con l’esercito ucraino. Il camion bomba che sabato 8 ottobre ha devastato il ponte di Kerch fra Crimea e Russia ha complicato ancora di più i rifornimenti per i russi dentro Kherson e la situazione è considerata precaria dagli stessi occupanti. Tre giorni fa il governatore collaborazionista, Vladimir Saldo, ha chiesto a Mosca di aiutare la popolazione a evacuare verso la Russia – Saldo era stato avvelenato in un ristorante ad agosto ed era stato trasportato d’urgenza a Mosca per essere curato. A Kherson c’è poca voglia di cooperare con gli invasori russi e di aiutarli a reggere la finzione di una normalità che manca da otto mesi.

     

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