Melania Rizzoli per “Libero quotidiano”
melania rizzoli
Ebbene sì, il famoso proverbio popolare è stato smentito dalla scienza, perché è ormai accertato che i soldi danno la felicità, ed è stato stabilito anche quanti ne servono davvero per cambiare il livello di benessere di una persona e regalarle il sorriso. Ma fino a un certo punto.
Uno studio della Purdue University americana ha infatti definito il reddito ideale, ovvero una somma ottimale per raggiungere questo obiettivo, che naturalmente varia nel mondo, ma che oscilla tra 60mila e 95mila dollari a testa - più o meno fra i 50mila e i 77mila euro all' anno - a seconda del tipo di felicità di cui si parla, e in media nei Paesi ricchi la soglia è più alta. Capirai, ci voleva una gruppo di scienziati per scoprirlo, direte voi.
Ma la cosa che stupisce è che sono stati stabiliti dei limiti economici oltre i quali la felicità diminuisce, si sgonfia e lascia un vuoto, il che vuol dire che i limiti in fatto di denaro esistono davvero, ma che, una volta soddisfatti i bisogni primari, la realizzazione personale non dipende più da quei fattori materiali.
PIOGGIA DI SOLDI
BENI MATERIALI
Cioè, finché l' acquisizione e il consumo di beni soddisfano le necessità di base, come la sicurezza, il rifugio, il cibo, l' abbigliamento, l' assistenza sanitaria e l' istruzione, l' aumento della ricchezza contribuisce all' autentico benessere e ci fa sentire felici. Tuttavia, una volta che il consumo viene utilizzato per soddisfare i bisogni più elevati, esso si trasforma inevitabilmente in consumismo, una ossessione non più appagante e a volte frustrante, non gratificante, per cui diminuisce il livello di felicità,e si cercano altre cose che diano soddisfazione e significato alla vita diverse dai beni materiali.
Questo stato psicologico è stato chiamato "benessere emotivo", con cifre che valgono per i singoli, e che saranno più alte per le famiglie,e tale sensazione di soddisfazione , precisano i ricercatori, riguarda le emozioni quotidiane, ovvero il fatto di sentirsi felici, eccitati, tristi o arrabbiati con il portafoglio pieno.
IL RITUALE DELLA FELICITA
La soddisfazione della propria vita è una valutazione complessiva di come si sta, di come ci si sente, ed è probabilmente influenzata dagli obiettivi che ci si pone e dai confronti con gli altri, e per realizzarla i soldi hanno certamente un ruolo importante.
Ma inevitabilmente essa ad un certo punto si arresta, inducendo una sorta di "sazietà" nei confronti del denaro, quando la valutazione del suo valore e della sua quantità tende ad essere influenzata dagli standard con cui ci si confronta con le altre persone, e da altri bisogni non materiali. Si è cercato cioè di capire se sia possibile identificare altre fonti di gratificazione rispetto a quelle ottenute leggendo il proprio rendiconto bancario, e a quelle conquistate grazie al lavoro, per chi abbia raggiunto un livello di reddito tale da garantire il soddisfacimento dei bisogni di base, o poco più.
EINSTEIN RICETTA DELLE FELICITA 2
La sazietà dal denaro sostanzialmente varia nelle regioni del mondo, con l' eccezione di quelle più povere, e scatta più tardi in quelle più ricche, e lo studio è stato fatto su un campione rappresentativo di oltre 1,7 milioni di persone in 164 Paesi, e le stime sono state calcolate in base al potere di acquisto e sulle domande relative alla soddisfazione per la propria vita e al proprio benessere. Ebbene, la ricerca ha confermato che una volta raggiunta la fatidica soglia di felicità, ulteriori aumenti di reddito tendono ad essere associati a una riduzione della soddisfazione della propria vita e a un livello inferiore di benessere percepito.
GRADO DI APPAGAMENTO
Ciò può essere dovuto al fatto che il denaro è importante per soddisfare i bisogni di base, ma fino a un certo punto, perché una volta raggiunto un certo livello di reddito, ulteriori introiti aggiungono poco al grado di appagamento, anzi, il desiderio di maggiori guadagni materiali ed il peso del confronto sociale potrebbero, ironicamente, ridurre il benessere emotivo.
FELICITA
Un reddito più elevato non aumenta quindi in modo significativo la soddisfazione della gente, ed il consumo di denaro a volte si trasforma in un' ossessione quando, soddisfatte le necessità primarie, le persone usano questi mezzi per cercare di comprare affetto, stima ed anche autorealizzazione per il raggiungimento di uno status.
Quando si è lavorato molto per guadagnare quello che serve per essere soddisfatti, arriva puntuale un momento in cui si iniziano a cercare altre cose che diano appagamento e significato alla vita diverso dai beni materiali, ovvero altre fonti di felicità che assicurino una vita che vada oltre il denaro, come legami di affinità, di amore, di affetto e di stima, tutti punti importanti di gratificazione dell' ego che non si possono di certo comperare. Queste relazioni comuni sono infatti basate sulla mutualità, in cui due persone danno a ciascuna e ricevono nello stesso atto, e sono una fonte importante ed affettiva di arricchimento reciproco, a volte indispensabile per quel benessere emotivo che può essere ottenuto con pochissime spese e costi materiali.
FELICITA
Insomma, conclude lo studio, il denaro produce certamente felicità, ma è solo una parte di ciò che davvero ci rende felici, perché sono necessarie altre fonti di legittimazione che non si basano su un tenore di vita in continua crescita per sentirsi appagati, e non è certo il reddito a rendere la nostra vita più bella.