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    “MA QUESTO I SOLDI DOVE CAZZO LI HA MESSI?” - LO SFOGO DI CONTE CON MALAGÒ SUL TRADIMENTO DI BOCHICCHIO – LA RISPOSTA DEL NUMERO 1 DEL CONI: “SE NON SISTEMA TUTTO DA UN MOMENTO ALL'ALTRO L'ARRESTANO” – I MILIONI SVANITI NEL NULLA E L’INDAGINE PARTITA DOPO LE RIVELAZIONI DI UN FANTOMATICO MISTER X SUI DIRITTI TV DEL CALCIO. MA PERCHÉ MISTER X HA PROPINATO “LA FROTTOLA” AI PM? E SOPRATTUTTO: CHI È MISTER X?


     
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    Fabio Tonacci,Giuliano Foschini per “la Repubblica”

     

    MASSIMO BOCHICCHIO MASSIMO BOCHICCHIO

    «Giova', ma questo i soldi dove cazzo li ha messi?». Cominciamo da qui. Dalla telefonata dell'infuriato Antonio Conte a Giovanni Malagò un pomeriggio dell'estate di due anni fa: da sola, il compendio della parabola di Massimo Bochicchio. Il broker, l'amico dei vip, l'uomo dei miracoli che prometteva di moltiplicare denari lontano dal Fisco e che ha fatto sparire mezzo miliardo di euro prima di morire in un incidente stradale poco chiaro.

     

    Ora le procure di Roma e Milano sono alla caccia del tesoro nascosto, che incrocia la finanza, il governo del pallone, i diritti tv. E un mister X che, presentandosi nel 2018 ai pm di Milano, ha rilasciato dichiarazioni che potevano far crollare un pezzo del potere sportivo e finanziario d'Italia.

     

    La stangata all'ex ct

    L'ex tecnico del Chelsea è il primo nome vip che spunta dal corposo mazzo dei clienti di Bochicchio, per l'entità dell'esposizione (30 milioni e la promessa di un interesse del 10 per cento annuo) e perché è tra i primi a preoccuparsi.

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    Il suo investimento, a quanto rivela il broker al procuratore sportivo Luca Bascherini, è tra i pochi che si possano definire puliti. «Il massimo che può avere Antonio è il fisco italiano che gli dice: 'c'hai questi soldi, hai pagato le tasse a Londra, devi pagare anche queste non hai pagato? Paga la multa e hai finito'». E però il 10 luglio 2020 Conte è in preda all'ansia.

     

    Bochicchio è sparito, il telefono squilla a vuoto da settimane. Non gli rimane che chiamare l'amico che più è in confidenza col funambolico broker.

    «Allora, Antonio - premette Malagò, presidente del Coni - questo lo conosco da quarant' anni, è una delle presone più simpatiche e brillanti che abbia conosciuto in vita mia (...) secondo me se non sistema tutto da un momento all'altro l'arrestano ». Conte: «Sì, ma io dico Giovanni, questo qua i soldi dove cazzo li ha messi?». Malagò: «Ah questa è una bella domanda. Posso dirti una cosa? Magari dico una stupidaggine, penso che i soldi lui li abbia, il problema è che si è sparsa la voce tutti stanno a rientro e quindi lui contemporaneamente non può sistema' tutti».

     

    giovanni malago foto mezzelani gmt 018 giovanni malago foto mezzelani gmt 018

    L'ultima chiamata Non con tutti Bochicchio si nega. Prima di fuggire dall'Italia (sarà arrestato l'8 luglio 2021 a Giacarta dopo un anno di latitanza), al vecchio amico Malagò ancora risponde. L'11 luglio 2020 il broker, che tra il 2008 e il 2010 ha lavorato come advisor per l'Italia presso il colosso bancario britannico Hsbc, è a Capalbio. Parlano della barca che gli ha venduto Malagò e dell'ex campione di pallavolo Lorenzo Bernardi. Poi la discussione vira sulle preoccupazioni di Conte. «Le posizioni so' del fratello Daniele », spiega Bochicchio. «Lui lavora a Londra nella nostra società (la Kidman, ndr), comunque non c'è nessun problema neanche là. Ha fatto solo una cosa sbagliata, ma purtroppo quello è tipico della mentalità più di Antonio che di Daniele, che hanno speculato su un'azione che è stata delistata valeva 25 pound, ora vale 0.49 dollari. Il resto è tutto a posto. Tu digli: ho parlato con Massimo, è tutto ok».

     

    MASSIMO BOCHICCHIO MASSIMO BOCHICCHIO

    La gola profonda Non è tutto ok. Lo sa bene la procura di Milano che da tempo si è messa a indagare su Bochicchio grazie a quanto ha riferito un mister X. Questo si legge nell'informativa finale della Guardia di Finanza: «Siamo entrati in contatto con una fonte confidenziale, non di sperimentata e qualificata attendibilità e da non retribuire, la quale ci ha fornito notizie su fatti...». I presunti fatti sono quattro e, potenzialmente, sono una bomba. Il primo è che la nomina nel 2018 di Gaetano Micciché alla presidenza della Lega Calcio di serie A sarebbe avvenuta «in presenza di evidenti interessi di incompatibilità».

     

     

    Il secondo è che la vendita a Sky dei diritti televisivi del calcio per le stagioni 2018-2021 sarebbe stata truccata perché, «per volere dell'allora ad di Sky Italia, Andrea Zappia, sarebbe stata pagata una tangente da 25 milioni di euro a favore di Malagò e Miccichè per il tramite di una società messa a disposizione da Gianpaolo Letta, amministratore di Medusa ». Nel pacchetto, sosteneva poi la fonte confidenziale, era previsto un ruolo all'interno del Gruppo Sky per Marzio Perrelli, ex manager di Banca Hsbc nonché amico intimo di Malagò. Tutta la partita finanziaria, infine, sarebbe stata gestita attraverso un fondo di investimento inglese «di tale Massimo Bochicchio».

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    Il racconto di mister X è preso sul serio dai pm che decidono di iscrivere nel registro degli indagati Malagò, Zappia, Bochicchio, Letta e Miccichè e di intercettarne le utenze.

    La calunnia sulla tangente Le indagini durano qualche mese.

     

    Viene accertato che il voto in Lega è stato un pasticcio, come mister X ha raccontato, tanto che Miccichè si è dimesso. Ma si appura anche che il resto è una calunnia: il 14 marzo scorso i pm Romanelli, Polizzi e Filippini chiedono l'archiviazione.

     

    «La Guardia di Finanza - si legge nel provvedimento - evidenzia gli effettivi rapporti di colleganza e talora cointeressenza tra Malagò, Miccichè, Zappia, Perrelli, Letta e Bochicchio. Si riscontrava l'effettività di relazioni di Malagò e Miccichè con coloro che avrebbero garantito loro la remunerazione (Zappia), contribuito a occultarla (Letta) e gestirla in territorio estero (Bochicchio).

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    Lo studio delle celle telefoniche evidenzia incontri di persona tra Malagò e Miccichè con Zappia, Letta e Bochicchio in giorni e ore estremamente prossimi ai momenti di snodo che hanno caratterizzato l'intera vicenda ». Insomma, emergono, dice la procura di Milano, «relazioni strettissime tra i decisori dell'assegnazione dei diritti e gli aggiudicatari finali ». Tutto questo, però, non basta. «Allo stato gli elementi non appaiono sufficienti per promuovere l'azione penale in relazione all'ipotesi corruttiva ». Ma perché mister X ha propinato la frottola ai pm, costruendo un quadro falso e tuttavia verosimile? E soprattutto: chi è mister X?

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