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    CETRIOLO PER HILLARY! - I SUPERGENI DELLA CIA INIZIANO A CAPIRE CHE STANNO CONSEGNANDO LA SIRIA AD AL QAEDA E ALLA JIHAD SUNNITA - LA STRATEGIA ELETTORAL-INTERVENTISTA DELLA CLINTON BARCOLLA E LEI CERCA DI RIMEDIARE: “L’INVIO DI COMBATTENTI TERRORISTI IN SIRIA NON VERRÀ TOLLERATO” - TOLLERATO? MA SE SONO GIA’ LI’ A CENTINAIA! - INTANTO ASSAD RESISTE, INCASSA IL SOSTEGNO DELL’IRAN E IL SUO ARSENALE E’ ANCORA INTATTO…


     
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    Alberto Flores D'arcais per "la Repubblica"

    hillary clintonhillary clinton

    Nessun intervento militare diretto, ma nuovi aiuti logistici e umanitari ai ribelli nella convinzione che Bashar Assad abbia ormai le ore contate. Nei comandi del Pentagono e sui tavoli della Casa Bianca la Siria ha "alta priorità" e i vari scenari per quella che gli americani già definiscono la "transizione" vengono aggiornati quotidianamente. Il primo errore che si vuole evitare è quello di ripetere un secondo Iraq, lasciare cioè Damasco, Aleppo e le altre principali città in mano a gruppi incontrollabili o alle milizie integraliste islamiche.

    HILLARY CLINTONHILLARY CLINTON

    Ad Aleppo le azioni dei ribelli hanno sorpreso anche gli esperti del Pentagono. Nonostante i bombardamenti aerei e due settimane di controffensiva dell'esercito lealista, la seconda città siriana appare ancora sotto il loro controllo complessivo, mentre nella stessa Damasco si intensificano le attività di guerriglia urbana. Una situazione che lascia agli Usa buone speranze di non essere costretti ad intervenire direttamente, stabilendo una no-fly zone sul modello libico o vendendo direttamente armi ai ribelli (opzioni che pur smentite ufficialmente, restano parte integrante degli scenari dell'intelligence).

    HILLARY CLINTON E BARACK OBAMAHILLARY CLINTON E BARACK OBAMA

    La posizione ufficiale del governo americano è nota, saranno i siriani a scegliere il loro futuro. Ma dietro le quinte la diplomazia segreta e soprattutto l'Intelligence (con la Cia in prima fila) lavorano per quella che in gergo viene chiamata una "soft landing", un atterraggio morbido. Il primo obiettivo è quello di evitare un vuoto di potere nel momento in cui Assad sarà costretto, volente o nolente, ad abbandonare, mantenendo in piedi l'ossatura delle "istituzioni" del vecchio regime baathista.

    BARACK OBAMA A BOCCA APERTABARACK OBAMA A BOCCA APERTA

    Per questo si sono moltiplicate nelle ultime settimane le missioni segrete di agenti Cia e i contatti con alti ufficiali (militari e civili) della dittatura. «Non vogliamo che le attuali istituzioni crollino, non vogliamo un Iraq 2», ha confessato ai media americani un alto funzionario del Pentagono coperto dall'anonimato. Come impedirlo è il vero problema. Le notizie che arrivano dal terreno, con le milizie ribelli che conquistano campo e l'integralismo musulmano che fa nuovi proseliti mentre in Siria entrano dai confini centinaia di "combattenti islamici" stranieri, non sono rassicuranti per la Casa Bianca.

    ASSADASSAD

    Tanto che la stessa Hillary Clinton, in viaggio in Africa, è dovuta intervenire pubblicamente sull'argomento: «L'invio di combattenti terroristi in Siria non verrà tollerato». Secondo gli ultimi rapporti della Cia arrivati sul tavolo di Obama, Assad è disposto a tutto pur di mantenere nelle sue mani la capitale Damasco e le altre roccaforti alawite nella zona nord-ovest del paese.

    Nonostante le numerose defezioni (l'ultimo è stato ieri un alto generale dell'esercito rifugiato in Turchia, ndr), la sua capacità di controllo sull'esercito - e su carri armati, elicotteri da combattimento e armi chimiche - sono ancora intatte e le élite di combattenti della guardia repubblicana gli sono ancora fedeli.

    ASSAD VA IN TV CON SAID JALILIASSAD VA IN TV CON SAID JALILI

    Il secondo problema riguarda l'Iran. Proprio ieri Assad è riapparso in pubblico, non a caso scegliendo di mostrare in tv l'incontro che ha avuto con Saeed Jalili, inviato a Damasco dall'ayatollah Khamenei per confermare l'appoggio di Teheran alla dittatura. «Quanto sta accadendo in Siria non è una questione interna ma un conflitto tra l'asse della resistenza antiisraeliana e il nemico globale e regionale». Che tradotto vuol dire tra Siria e Iran da una parte ed Israele e Stati Uniti dall'altra.

     

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